ora chiedete scusa ai carabinieri – Libero Quotidiano

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«Ogni parola», diceva Jean-Paul Sartre, «ha delle conseguenze. Ogni silenzio anche». Ne hanno dette di sprezzanti, a sinistra, contro i carabinieri che hanno inseguito Ramy, l’egiziano morto dopo la caduta dalla moto guidata dall’amico. Prima l’estrema sintesi dei fatti. I due non si sono fermati all’alt dei carabinieri; Fares non aveva la patente; la fuga è durata otto chilometri, anche contromano. Un reato dietro l’altro.

Dalla procura di Milano, venerdì sera, è trapelato che i carabinieri non avrebbero violato alcuna regola, nessun protocollo o norme penali. Tanti però, con una certa sicumera, in tivù avevano affermato il contrario. Eccoli.

 

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Maria Teresa Meli, all’Aria che Tira (La7): «Se tu mandi le immagini di quei signori che hanno tra virgolette ammazzato Ramy…». Tra virgolette. La firma del Corriere della Sera spiega: «È stato così, è successo… Dicono “vabbè, questo è un extracomunitario del cavolo, possiamo anche farlo slittare…”». Meli insiste: «Per me è stata una cosa tremenda l’omicidio… cioè la morte di Ramy».

A “Dritto e Rovescio” – la trasmissione condotta da Paolo Del Debbio su Rete 4 – irrompe tale Marta Collot, esponente di Potere al Popolo la quale però mette la fantasia al potere, dato che tra le altre cose è convinta che l’inseguimento l’abbiano fatto i poliziotti e non i carabinieri. L’informazione prima di tutto. Vai Collot, vai, è il tuo momento: «Io penso che si debba parlare di omicidio. Io penso che Ramy sia stato ammazzato». Da chi? Le chiede Giuseppe Cruciani. Risposta: «Chiaramente dai poliziotti». Chiaramente Collot.

Il sindaco progressista di Milano, Giuseppe Sala, non ha parlato di omicidio, e però ricordiamo la recente e improvvida uscita: «Quei carabinieri hanno sbagliato, hanno fatto un inseguimento notturno di venti minuti». Poi ha attaccato il governo: «La destra soffia sul fuoco, ha ragione Elly Schlein, non si può attribuire tutto all’immigrazione». Sala è il sindaco della città più insicura d’Italia e tra le prime d’Europa: in testa per furti, seconda per rapine, terza per violenze sessuali, quinta per droga. Un ultimo dato e poi torniamo agli accusatori dei carabinieri: oltre il 30% dei carcerati sono stranieri, e gli stranieri sono appena l’8,7% della popolazione residente in Italia. Le proporzioni le insegnano alle elementari.

Chi è il consulente per la Sicurezza del sindaco di Milano? Franco Gabrielli, l’ex capo della polizia che intervistato da Radio 24 se n’era uscito così: «È ovvio che quella non è la modalità corretta con cui si conduce un inseguimento, perché c’è pur sempre una targa, un veicolo». Gabrielli, col dito puntato, aveva sentenziato: «Esiste un principio fondamentale, ed è quello della proporzionalità delle azioni che devono essere messe in campo per ottenere un determinato risultato. Io posso addirittura utilizzare un’arma se sono in pericolo una vita, ma se il tema è fermare una persona che sta scappando non posso metterla in una condizione di pericolo. Questo», aveva concluso il consulente di Sala, «è un elementare principio di civiltà giuridica».

Corrado Formigli, dallo studio di “Piazzapulita” (La7), concorda: «Non lo mettiamo in difficoltà (Ramy, ndr). C’è la targa del motorino e si risale a chi sono».
Ma sì, prego, scappate pure, e nel frattempo i carabinieri si improvvisino indovini: “Avranno stuprato qualcuno? Saranno terroristi? Forse hanno rubato in casa? Avranno molestato qualcuno fuori dalla discoteca?”.

A Milano tutto è possibile. Maddalena Oliva, vicedirettore del Fatto Quotidiano, torna all’ex capo della polizia: «Sono orgogliosa che ci sia uno come Gabrielli che non ha problemi a dire quello che pensano in molti. Abbiamo visto le immagini… Non è da Paese civile. Parliamo di due persone (i fuggitivi, ndr) che non erano terroristi…». La prossima volta i militari estrarranno il megafono, come l’arrotino: «Scusate, avete ucciso qualcuno? Birbanti, perché fuggite ai 120 all’ora nel cuore della notte? Avete fretta di mangiarvi un panino? Siete affamati? Lo volete con dentro tutto, anche la cipolla?».

La stessa Oliva, intesa come vice del Fatto Quotidiano, aveva messo in discussione il rispetto del protocollo, delle procedure e così via. In trasmissione era già stata smentita dal vice ispettore della Squadra Mobile di Torino, Roberto Mennuti. Ora dalla procura di Milano. In studio con lei c’era il collega del Giornale Fausto Biloslavo il quale ha provato, invano – ma non è stata colpa sua – a spiegare che se i due non fossero fuggiti Ramy non sarebbe morto. Oliva lo interrompe: «Quindi rischiamo di ucciderli, nel dubbio». A voi il rettore Tomaso Montanari, tra i capi dell’intellighenzia di sinistra: «A mio figlio non sarebbe successo perché è bianco e integrato». Carabinieri razzisti.

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PROFESSORI

Anche il direttore dell’Unità, Piero Sansonetti, è esperto in materia di sicurezza, conosce le norme, sa come si fa: «Il problema», ha detto a “4 di Sera”, «è che un inseguimento di venti minuti con due-tre tamponamenti» chi offre di più? – «è un comportamento decisamente sbagliato». Doveva andare così: “Scusate, signori fuggitivi, andate tanto di fretta perché cercate la prima edicola aperta per comprare l’Unità?”. Oggi gli accusatori dei carabinieri tacciono. Strano.

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