the case of South Sudan and China

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Crisi economica nel mondo: il caso del sud Sudan e della Cina

di Marco Andreozzi

Le strade di Giuba, capitale del Sud Sudan, si dividono in due categorie: quelle asfaltate lungo i principali assi di comunicazione e quelle sterrate, che ricoprono una parte considerevole del territorio urbano. Tuttavia, entrambe presentano un elemento in comune: una fitta rete di baracchini ambulanti che offrono cibo da strada, banane di diverse dimensioni, spremute di frutti e bevande come tè e caffè – quest’ultimo particolarmente rinomato con lo zenzero, preparato espresso e filtrato.

Il Sud Sudan, uno dei Paesi con i più bassi indicatori di sviluppo umano e PIL al mondo, sta vivendo una grave crisi economica. Il tasso di inflazione, che ha raggiunto il 120% nel 2024, contribuisce a una situazione di stagflazione. A peggiorare le cose, la pace tra le principali etnie e nella stessa compagine governativa resta un obiettivo lontano. Inoltre, l’interruzione delle esportazioni di petrolio dall’inizio dell’anno scorso, ha ridotto in modo tangibile le entrate statali. I dipendenti pubblici sono ormai da un anno senza stipendio, con l’eccezione di un solo mese, quello di dicembre. La risposta del governo è stata l’introduzione di nuove tasse con la legge di bilancio 2024-2025, cercando di tamponare una situazione sempre più difficile.

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Tra gli ambulanti che affollano le strade di Giuba, non ci sono solo coloro che lavorano occasionalmente. Molti di loro, infatti, possiedono già un impiego formale, ma la persistente crisi economica rende il loro stipendio insufficiente per arrivare a fine mese. La presenza di baracchini ambulanti è una caratteristica comune nelle società povere, e un fenomeno simile si osserva anche in alcune città della Cina, dove da un po’ di tempo si è assistito a un ritorno al cibo da strada, soprattutto nelle aree più periferiche delle città, incluse quelle a maggiore vitalità economica del sud.

La Cina, purtroppo, non è immune a una crisi economica che si prolunga da ormai un decennio e che nel 2024 è peggiorata ulteriormente. Nonostante il dato ufficiale di un PIL in crescita del 5%, il paese sta vivendo un rallentamento economico tangibile, e cartina al tornasole ne è anche l’andamento delle vendite di beni di lusso, un settore dalla domanda piuttosto anelastica che in tempi di recessione mostra un comportamento relativamente stabile. Dopo una contrazione globale delle vendite di beni di lusso nel 2020, che ha visto una riduzione del 20%, il mercato ha mostrato una crescita continua fino al 2023, con vendite globali che hanno superato i 400 miliardi di dollari, alimentate principalmente dall’Asia, dall’Europa e dal resto del mondo, escluse le Americhe.

Tuttavia, se ci si addentra nell’analisi dei dati asiatici, si nota una progressiva diminuzione della quota cinese, fino al 2024, quando la Cina ha registrato un calo del 26% delle vendite di beni di lusso, mentre l’Europa ha continuato a crescere, seppur in modo contenuto. Ad ogni buon conto, nonostante le difficoltà globali, c’è un aspetto che consola: seppure possiamo fare a meno del lusso, il cibo da strada, che in tutto il mondo rappresenta una tradizione insostituibile, continua a rimanere un piacere irrinunciabile.

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by Marco Andreozzi

The streets of Juba, the capital of South Sudan, are divided into two categories: the paved ones along the main communication routes and the dirt ones, which cover a considerable part of the urban territory. However, both have one thing in common: a dense network of mobile stalls offering street food, bananas of different sizes, tutti frutti juices and drinks such as tea and coffee – the latter particularly popular with ginger, prepared espresso (on the spot) and filtered.

South Sudan, one of the countries with the lowest human development and GDP indicators in the world, is experiencing a serious economic crisis. The inflation rate, which reached 120% in 2024, contributes to a situation of stagflation. To make matters worse, peace between the main ethnic groups and within the government itself remains a distant goal. Furthermore, the interruption of oil exports since the beginning of last year has tangibly reduced state revenues. Public employees have now been without a salary for a year, with the exception of one month, that of December. The government’s response was to introduce new taxes with the 2024-2025 budget law, trying to stem an increasingly difficult situation.

Among the street vendors crowding the streets of Juba, there are not only those who work occasionally. Many of them, in fact, already have a formal job, but the persistent economic crisis makes their salary insufficient to make ends meet. The presence of street vendors is a common feature in societies affected by poverty, and a similar phenomenon can also be observed in some towns in China, where for some time now there has been a return to street food, especially in the more peripheral areas of the cities, including those in the south with greater economic vitality.

Unfortunately, China is not immune to an economic crisis that has been going on for a decade now and that has worsened further in 2024. Despite the official data of a GDP growth of 5%, the country is experiencing a tangible economic downturn, and a litmus test is also the trend in sales of luxury goods, a sector with rather inelastic demand that in times of recession shows a relatively stable behavior. After a global contraction in luxury goods sales in 2020, which saw a reduction of 20%, the market showed continuous growth until 2023, with global sales equal to 400 billion dollars, fueled mainly by Asia, Europe and the rest of the world, excluding the Americas.

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However, if we delve into the analysis of Asian data, we notice a progressive decrease in the Chinese share, until 2024, when China recorded a 26% drop in sales of luxury goods, while Europe continued to grow, albeit modestly. In any case, despite global difficulties, there is one consoling aspect: even if we can do without luxury, street food, which represents an irreplaceable tradition throughout the world, continues to remain an indispensable pleasure.

Marco Andreozzi, è Dottore in Ingegneria Meccanica, Economia/Amministrazione (Politecnico di Torino). Tecnologo industriale e specialista del settore energetico, proviene da esperienze professionali in cinque multinazionali in Italia e paesi extra-europei, e come direttore generale da un quarto di secolo; nomade digitale dal 2004 al 2019, e’ sinologo, parla correntemente il mandarino e in Cina e’ stato docente a contratto.

Marco Andreozzi, is a Doctor in Mechanical Engineering, Economics/Administration (Polytechnic of Turin). Industrial technologist and specialist in the energy sector, he comes from professional practices in five corporates in Italy and non-European countries, and as managing director for a quarter of a century; digital nomad from 2004 to 2019, he is a sinologist, speaks fluent Mandarin and was a visiting professor in China.





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