Nei prossimi tre mesi, da qui a marzo, sono previste in Toscana 90.120 nuove assunzioni. Tante ne hanno dichiarate le imprese e gli artigiani all’Unioncamere o al ministero del Lavoro. Ma quasi la metà del personale, il 54,6%, non si troverà, o perché i candidati non sono qualificati, o perché non sono disposti ad accettare il posto per vari motivi.
Il Centro studi della Cgia di Mestre ha pubblicato ieri il report sul “mismatch”, termine inglese che indica il divario tra domanda e offerta di lavoro. E la Toscana non è messa affatto bene.
Uno su due non si trova
La cosiddetta “incidenza di difficile reperimento”, che misura la difficoltà a trovare personale per le “entrate” nel mondo del lavoro, in Toscana è tra le più alte in Italia, appunto 54,6%, praticamente uno su due. Percentuale che mette il Granducato al quinto posto a livello nazionale dopo Umbria, con il 55,7%, Marche, 55,6%, Friuli Venezia Giulia, 55,1%, e Veneto, 55,1%, e ben sopra la media nazionale, che è del 49,4 %, e la media del centro Italia, 49,1%. Sicilia, Lazio e Puglia sono invece le regioni dove l’incidenza è più bassa, anche se comunque molto significativa, rispettivamente 44,4%, 43,5% e 43,4%.
Dato ancora più preoccupante se si pensa che solo otto anni fa su cento imprenditori, erano “solo” – si fa per dire – 21,5 quelli che avevano denunciato questo problema. Insomma, dal 2017 ad oggi la percentuale di difficoltà a trovare personale è più che raddoppiata.
Sempre a livello nazionale i numeri assoluti fanno impallidire. Nei prossimi tre mesi le aziende hanno dichiarato l’intenzione di assumere 1,37 milioni di lavoratori, di cui 380mila circa a tempo indeterminato. In un caso su due, però, c’è il rischio di non poter procedere alle assunzioni.
Occasioni sfumate, per chi cerca lavoro, problemi reali a mandare avanti l’azienda per imprenditori e imprenditrici.
Ma, soprattutto, un grande paradosso in un Paese dove, pur con il calo della disoccupazione – a novembre 2024 l’Istat la attesta al 5,6%, -0,1% rispetto a novembre 2023 – cresce l’inoccupazione, che si attesta, nello stesso periodo, al 33,7% (+0,1 punti).
Meno assunzioni
Tanto più che in Toscana, sebbene in sei province su dieci si preveda, da qui a marzo, un saldo positivo delle assuzioni rispetto allo stesso trimestre del 2024 – con in testa Grosseto, +16,3%, 8° posto a livello nazionale; Lucca, +10,8%, 18° posto; Livorno +8,9%, 28° posto – il saldo totale delle assunzioni è comunque atteso in negativo, con ben 770 assunzioni in meno.
Saldo positivo per Siena, +7,8%, Pistoia, +1,5%, e Massa, +0,3%, mentre sono state dichiarate dagli imprenditori meno assunzioni a Firenze, -4,1%, Pisa, -6,5 %, e Arezzo.
Fanalino di coda la provincia di Prato, con il 13% in meno di assunzioni rispetto a un anno fa, pari a 1.220 assunzioni, che scivola al 103° posto in Italia.
I profili che mancano
A livello nazionale le categorie professionali che più delle altre si fatica a trovare sul mercato del lavoro sono i dirigenti, irreperibili nel 68,2% dei casi, seguiti dagli operai specializzati nel 66,9% e dai tecnici nel 55,9%. Quindi conduttori di impianti, macchinari e veicoli, introvabili nel 53% dei casi, e le professioni intellettuali e scientifiche, nel 47,9% dei casi. Seguono gli addetti al commercio e servizi: nel 46,6% dei casi gli imprenditori faticano a trovarli. Quindi, coloro che sono chiamati a lavorare senza una particolare qualifica, 34,9%, e gli impiegati, nel 31,7% dei casi.
Sempre meno giovani
Tra le ragioni del divario tra domanda e offerta di lavoro ce n’è una demografica. Il numero dei giovani presenti nel mercato del lavoro, spiega la Cgia di Mestre, è in costante diminuzione. Questo trend sta interessando la gran parte dei principali Paesi del mondo occidentale, ma in Italia la situazione è molto più critica.
Spiegano dall’associazione che «la fascia di età 25-34 è passata da circa 8,5 milioni di persone nel 2004 ai 6,2 milioni attuali. Si tratta di un crollo inedito rispetto al passato e tra i più accentuati in Europa. La forte riduzione del rinnovo della popolazione attiva va a trascinare via via verso il basso la forza lavoro potenziale. In particolare la fascia 35-49 è passata da oltre 14 milioni di residenti nel 2014 a meno di 11,5 milioni nel 2024, con la previsione di scendere a meno 10 milioni entro il 2040».
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