Comunicazione di sei special rapporteur sui diritti umani al governo italiano: preoccupazioni sul disegno di legge sicurezza

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


Introduzione

Dopo il Commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa, anche sei relatori speciali del Consiglio diritti umani della Nazioni Unite scrivono allo stato Italiano per chiedere di rivedere il testo del disegno di legge n. 1660 approvato dalla Camera a Settembre 2024 – ora ddl 1236, in discussione al Senato che introduce varie misure penali potenzialmente idonee a restringere la libertà di espressione e di manifestazione pacifica.

Gli special rapporteur che hanno scritto al governo Italiano sono quelli su libertà di riunione e associazione pacifica, sulla libertà di opinione e espressione, sulla situazione degli human rights defenders, sui diritti umani dei migranti, sulle forme contemporanee di razzismo, xenofobia e intolleranza e sul rispetto dei diritti umani nella lotta contro il terrorismo. 

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Alcuni diritti umani messi a rischio dalla possibile adozione del disegno di legge sicurezza

Gli esperti delle Nazioni Unite segnalano che alcune disposizioni in discussione possono violare una serie di norme  del patto internazionale sui diritti civili e politici (ratificato dall’Italia nel 1977), in particolare gli articoli 9 (libertà personale), 12 (libertà di movimento), 14 (giusto processo), 17 (privacy), 19 (libertà di opinion e espressione), 21 (libertà di riunione pacifica), 22 (libertà di associazione). Si segnala anche il rischio che le norme in discussione in Senato diano luogo a discriminazioni su base etnica o razziale o contro i migranti (in contrasto con l’art. 2 del Patto e con la Convenzione contro la discriminazione razziale). In particolare, poiché alcune delle attività su cui si concentra l’azione repressive sarebbero legate alle proteste ambientaliste, gli esperti indipendenti delle Nazioni Unite segnalano una possibile violazione della Convenzione di Aarhus sull’accesso alle informazioni, la partecipazione nella presa di decisioni e l’accesso alla giustizia in materia ambientale che l’Italia ha ratificato nel 2001. Ampio riferimento è fatto alla recente adozione da parte dell’Assemblea Generale delle NU del Model Protocol per funzionari di polizia sulla promozione e protezione dei diritti umani nel contesto di proteste pacifiche.

Norme di contrasto al terrorismo e possibile revoca della cittadinanza italiana

Le disposizioni del disegno di legge che gli esperti considerano non in linea con le norme sui diritti umani sono numerose. Le norme volte a modificare gli articoli 270 e 435 del codice penale (reati di terrorismo), punendo come reato il fatto di procurarsi o di diffondere manuali e istruzioni sull’uso di ordigni o su come operare sabotaggi di servizi pubblici essenziali “con finalità di terrorismo”, rischiano di essere strumentalizzate politicamente, poiché le finalità di terrorismo non sono definite in modo preciso, oltre a colpire potenzialmente chi opera nel campo della ricerca o del giornalismo.

Un’altra norma discutibile è quella che prevede la revoca della cittadinanza italiana dell’individuo condannato per gravi reati di terrorismo, non solo per chi abbia già un’altra nazionalità, ma anche per chi “possa acquisire un’altra cittadinanza”. Si ammette quindi che la conseguenza della condanna possa essere la riduzione della persona allo stato di apolide (mancanza di qualsiasi cittadinanza). I relatori speciali invitano a considerare con la massima prudenza questa misura che andrebbe applicata solo in casi estremi.

Rischio di restringimento dello spazio di partecipazione civica

Anche la norma che punisce “Chiunque mediante violenza o minaccia occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui” (occupazione di case da parte di persone senza dimora) è potenzialmente contraria ai diritti fondamentali. Così come le disposizioni che prevedono il divieto di accedere a infrastrutture, linee ferroviarie, strade o simili (tipicamente, i luoghi dove si svolgono azioni dimostrative di tipo ambientalista). Il disegno di legge punta ad aggravare le pene per danneggiamento a proprietà o violenze commesse in occasione di manifestazioni pubbliche, senza però, secondo gli esperti, definire in modo preciso che cosa si intende per danneggiamento o violenza; esso inoltre reintroduce il reato di ostruzione con il proprio corpo della circolazione stradale o ferroviaria, previsto da una legge del 1948 e che era stato depenalizzato nel 1999. Tutte queste misure, secondo i relatori speciali, contrastano con l’ampia libertà di manifestare le proprie opinioni nelle forme più varie (marce, picchetti, flash mob, atti di disobbedienza civile, ecc.) garantita dall’art. 21 del Patto sui diritti civili e politici. Secondo il general comment 37 (2020) del Comitato sui diritti civili e politici dedicato appunto alla libertà di riunione, le autorità dello stato devono presumere il carattere pacifico di queste manifestazioni e si dovrebbero poter svolgere in qualsiasi spazio pubblico, salvo ricorrano motivi eccezionali. Sono censurate anche alcune norme che aggravano la pena pe violenza o minacce o resistenza a un pubblico ufficiale, compreso “Se la violenza o la minaccia è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica” e che prevedono che le forze in servizio per il mantenimento dell’ordine pubblico possano portare dispositivi di ripresa video. Tutte meste misure sono considerate potenzialmente contrarie alla libertà di manifestare e al diritto alla privacy, e si prestano a un utilizzo discriminatorio e sproporzionato. La Convenzione di Aarhus, in particolare, attribuisce particolare valore al diritto dei cittadini di conoscere e partecipare alle scelte della collettività che hanno un impatto sull’ambiente, compreso organizzando manifestazioni e pubbliche riunioni.

Manifestazioni nei luoghi di detenzione

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Infine, gli esperti si soffermano su alcune previsioni del disegno di legge che puniscono severamente atti di rivolta all’interno di un istituto penitenziario. Tra gli atti di rivolta sono fatti rientrare anche condotte di resistenza passiva che incidano sul compimento degli atti d’ufficio o dei servizi dell’istituto. Norme simili si applicano anche alle rivolte nelle strutture di trattenimento e accoglienza per migranti. Anche in questo caso, le misure previste si prestano a un uso che contrasta con il diritto di detenuti e migranti di manifestare e protestare pacificamente anche con forme di disobbedienza civile, il cui esercizio peraltro deve ritenersi funzionale al mantenimento di condizioni di dialogo e democrazia nei luoghi di detenzione. 

Prossimi sviluppi

La lettera dei sei special rapporteur con cui si chiede al governo italiano di fornire chiarimenti sui punti indicati è datata 19 dicembre 2024 ed è stata resa pubblica il 16 gennaio 2025. La risposta del governo italiano sarà resa pubblica sul sito dedicato alle comunicazioni dei relatori speciali e alle risposte ricevute dagli stati: https://spcommreports.ohchr.org.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Microcredito

per le aziende