Urbani (FdI) attacca: «I buonisti mostrano i denti». Fernandez (Avs): «La sinistra parli di legalità»
«Si avvicinano le elezioni ed ecco che anche i buonisti mostrano i denti». Il capogruppo di Fratelli d’Italia per il Comune di Trento Giuseppe Urbani si spiega così la decisione di questi giorni della maggioranza, su proposta del sindaco Franco Ianeselli, di estendere le zone «di particolare attenzione», soggette a possibile Daspo urbano. Tre le nuove zone designate: le aree limitrofe all’ospedale Santa Chiara, piazzetta Mosna e l’area vicino al Consorzio dei Comuni, in via Torre Verde.
«Meglio tardi che mai»
La proposta è stata discussa e approvata mercoledì in aula. Tra i banchi del Consiglio comunale, schieramento opposto a Urbani, il capogruppo del Pd Michele Brugnara racconta che «alcuni della destra sono rimasti meravigliati» dalla proposta della maggioranza. La questione è l’utilizzo di uno strumento, introdotto per la prima volta nel 2017 con una legge dell’allora ministro dem Marco Minniti, poi rafforzato dai «Decreti sicurezza». «Ben venga il Daspo, ma arriva a fine legislatura dopo anni che denunciamo i problemi in quelle zone. Meglio tardi che mai — spiega Urbani —. Giunta e circoscrizioni hanno colpevolmente lasciato scivolare queste situazioni di disagio, anche causate da persone che non si lasciano aiutare. Il Daspo va fatto per tutte le zone con difficoltà».
Giovedì la delibera è infatti tornato in Consiglio, per discutere di un emendamento della minoranza (non passato) che propone di estendere la «zona rossa» anche a via Maccani, al parco di Melta e alla stazione ferroviaria di Villazzano. Da Fratelli d’Italia mercoledì si sono astenuti. «Noi abbiamo votato a favore. Emerge però una mancanza politica lunga 15 anni — spiega la capogruppo della Lega Bruna Giuliani —. Si va ad allargare la prospettiva, ma ho i miei dubbi sul funzionamento del Daspo, in Bolghera ha fallito. I problemi sono diventati incontrollabili. Strano che lo presenti il centrosinistra, è campagna elettorale».
Criminalità e disagio
«La sinistra non deve avere paura di parlare di legalità e sicurezza — spiega Andreas Fernandez, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) —. Il Daspo va bene solo come strumento tecnico, utilizzato insieme a servizi e politiche sociali. Non è la panacea di tutti i mali. La sicurezza non è solo ordine pubblico, ma anche attenzione alle problematiche. Non confondiamo la criminalità con il disagio sociale». Difatti, all’interno della maggioranza e a supporto della proposta di allargamento delle zone Daspo, Avs aveva supportato un emendamento proposto dal gruppo di maggioranza Trento Futura, poi modificato, che prevedeva l’intervento dei servizi sociali insieme alla polizia urbana, l’implementazione delle risorse per le politiche sociali e la promozione delle politiche a bassissima soglia. «La parola “Daspo” non mi piace. Sono contrario alle zone rosse quando si inseriscono in un’escalation di privazione delle libertà, come nel caso dei Decreti sicurezza, che sono liberticidi — continua Fernandez —. Inoltre, abbinare i dibatti su sicurezza e immigrazione è sbagliato. Per entrambi serve un approccio serio che il centrodestra non ha. Puntiamo sulla presa in carico dei problemi sociali».
Le differenze di approccio
«Sull’attenzione sociale alle problematiche dietro al degrado si apre un solco tra noi e il centrodestra — spiega Brugnara —. Il nostro approccio punta su un mix di azioni per tenere insieme legalità e umanità. Il Daspo può aiutare solo se è un accompagnamento sociale. Ne vengono fatti una decina all’anno, ma le persone interessate spesso cambiano zone. Servono percorsi rieducativi legati a disagi mentali e di tossicodipendenza, e il potenziamento del Servizio per le dipendenze. Però gli interventi di sicurezza sono necessari: abbiamo ringraziato le Forze dell’ordine per il maggior presidio sul territorio». Infine, ricorda Brugnara poco prima della sessione di ieri del Consiglio, serve un maggiore coordinamento con la Provincia sulle politiche di accoglienza: «Dovrebbero collaborare con il Comune, concentrano tutti i richiedenti asilo a Trento, quasi per creare un disagio alla città. Servono politiche di integrazione — spiega —. Dobbiamo far rispettare il decoro dei luoghi con attenzione sociale alle persone».
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