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ANCONA – Non si lascia distrarre, Alessia Morani, dal quasi ex aequo con Matteo Ricci. Non passa la linea “due pesaresi per una poltrona”. L’ex parlamentare Pd, già sottosegretaria, dopo aver mancato lo scranno a Strasburgo, non sembra farsi tentare dalla conquista dell’ottavo piano di Palazzo Raffaello, come suggerito dal sondaggio Tecnè. Indebolisce la dorsale tracciata dal report, commissionato da Fratelli d’Italia, che dà il governatore uscente al 53% e lei al 47%, contro il 48% dell’europarlamentare super-votato. No, azzera il rischio di guerriglia interna che il rilevamento sulle intenzioni di voto, in vista delle Regionali, avrebbe potuto, o meglio voluto, generare.

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Lo spartito

Si affida a un post, la Morani, per ritoccare le note stonate d’uno spartito con il centrodestra avanti al cospetto di un’opposizione unita. «I risultati – è il suo nota bene – mi sembrano molto positivi, considerato che Acquaroli governa in maniera disastrosa da oltre quattro anni, mentre per il centrosinistra si tratta solo di ipotesi. Mi pare molto chiaro che possiamo vincere». Compatta la squadra: «Vorrei dire ai marchigiani che lavoreremo con tutte le nostre forze per interrompere questa esperienza amministrativa che sta distruggendo il tessuto economico, sociale e, soprattutto, sanitario della nostra regione. Non c’è alcun avversario interno al Pd: dobbiamo battere la destra e per questo Matteo e io saremo uniti». Inutile insistere, non si fa lusingare: «Le candidature nel Pd le decidono gli organismi in cui sono rappresentati iscritti ed elettori. Non abbiamo un capo che impone le candidature». Lo mette per iscritto: «Ricci, per i voti ottenuti alle europee e per gli evidenti risultati da sindaco di Pesaro, oggi è certamente un nome autorevole e rappresentativo». Fine delle trasmissioni. In apparenza, ne riparliamo tra un mese.

Le pieghe

Si leva, altrettanto forte e chiara, la voce del consigliere regionale dem Fabrizio Cesetti. Soprattutto non ci sta. «Non credo ai sondaggi, sono fatti per essere battuti. Sa quante volte sono partito in svantaggio e mi sono ritrovato vincitore? Oppure c’è chi entra Papa ed esce cardinale». S’insinua nelle pieghe d’un metodo che non condivide: «C’è un elemento simpatico, che è impossibile non notare: da una parte c’è un candidato, dall’altra solo tre ipotesi». Non procede sotto traccia, tutt’altro: «Detto che io sono per Ricci, senza tentennamenti, la comparazione non è equilibrata». È la classica somma impossibile tra mele e pere. «Peraltro – non molla – è un dato diluito». Rispedisce il pacchetto-previsioni al mittente. Ringrazia i committenti, Luca Ceriscioli. Da ex presidente della Regione, sotto il vessillo del Partito democratico, si affida all’efficacia della sintesi: «Ottimo sondaggio, e pure gratis. È la conferma di ciò che immaginavamo: la Regione è contendibile e Ricci è il candidato più forte con il quale correre». Non risparmia le stilettate: «Il presidente non è l’uomo alla guida, manca di visione, di direzione e di presenza. Qual è il suo tema forte? Servizi, economia, immagine? Il disastro sanità? La sua è una politica a nascondersi». Va nel personale, orgoglio delle origini: «Penso alla sua piccineria rispetto a Pesaro Capitale della Cultura. Qualsiasi leader ci sarebbe saltato sopra, facendone un successo della regione, una sua vetrina. Se con il sondaggio il centrodestra pensava di spaventarci ha sbagliato: ci volevano almeno 15 punti percentuali di distanza». Annulla l’effetto scoraggiamento.

La meraviglia

Plasma il risultato a favore, Anna Casini. È puro stupore quello espresso dalla capogruppo democrat in consiglio regionale: «Mi meraviglio che Acquaroli recuperi il sorriso per i risultati che vedono un distacco di soli quattro punti tra lui, presidente della regione da quasi cinque anni, e Matteo Ricci non ancora neppure candidato. Al suo posto io sarei preoccupata e forse non l’avrei reso pubblico».

L’astensionismo: un fattore

Per restare saldi sugli scranni di Palazzo Leopardi, la palla passa al consigliere Mastrovincenzo: «Il potenziale astensionismo che emerge è molto preoccupante, il distacco tra centrodestra e centrosinistra è minimo, così come quello tra candidati, tenendo presente che uno è il presidente in carica, con tutta la visibilità quotidiana che ne consegue». Accende gli special: «L’aspetto più rilevante ritengo che sia il malcontento nei confronti dell’operato della Giunta Acquaroli. Siamo pronti a offrire un’alternativa, seria e credibile». Non si lascia sedurre, Maurizio Mangialardi. Il vicepresidente dem dell’Assemblea legislativa fa un rapido conto: «Il centrodestra ha annullato il vantaggio di cui godeva rispetto al centrosinistra: quattro punti non sono nulla». Guarda e passa, oltre: «Rispetto ai numeri delle regionali il Pd è ulteriormente avanzato». Va dritto per la sua strada, Tecnè non sconquassa gli equilibri interni. Fissa tre punti, imprescindibili, Manuele Bora. «Il report targato Fratelli d’Italia offre la possibilità di comprendere ciò che noi avevamo già capito: la delusione dei cittadini nei confronti del governo di centrodestra». La consigliera regionale democratica arriva al secondo: «Emerge con chiarezza che vince il progetto e non il candidato». Tre: «La vera sfida è portare gli elettori alle urne». Si concede un corollario: «Il nome del candidato è ancora da decidere perché deve essere prima definito il perimetro della coalizione e poi stabilito chi potrà essere il giusto denominatore comune». Niente guerriglia interna, tutto sotto controllo.

Ruggeri (M5S): «Un distacco facilmente recuperabile»

«Il sondaggio è molto positivo. Uno scarto minimo in una fase nella quale è ancora è da definirsi il perimetro della sinistra e non c’è ancora il candidato». Marta Ruggeri, consigliere regionale 5 Stelle, non ha dubbi: l’esito del sondaggio Tecné commissionato dal centrodestra non la preoccupa. Anzi. «Credo che quando la nostra coalizione avrà un programma definito e concordato, avrà il suo candidato alla presidenza e inizierà a lavorare (molto presto) lo scarto di due punti sarà facilmente valicabile. L’evidenza data dai numeri è che le Marche sono pienamente disputabili». Sul fronte avversari: «Francesco Acquaroli è un presidente debole, non è una figura autorevole e insieme alla sua giunta ha deluso i marchigiani. La sanità, le infrastrutture, i grandi temi di questa regione non hanno fatto alcun passo avanti». 





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