Dakar Mission 1000 è la scommessa sul futuro della più importante corsa rally nel deserto al mondo. Per ora piccoli numeri, ma grande voglia di cambiamento.
Esiste una piccola Dakar dentro lo storico raid nel deserto che, tra mille cambiamenti prosegue le sue vicende dal 1979. In quasi mezzo secolo tante cose sono cambiate, dentro e fuori. Quello che all’inizio si chiamava Parigi-Dakar e oggi si corre tutto in Arabia Saudita. Ma dicevamo che esiste una piccola Dakar green e il suo nome è Mission 1000: partecipano soltanto mezzi a emissioni zero.
La Future Mission 1000 è nata lo scorso anno e in questa edizione conta appena 5 squadre al via. Ci sono tre moto Segway, un camion Man del team KH7-Ecovergy e una macchina Suzuki. Piccoli numeri che però nascondono un progetto ambizioso. D’altronde alla partenza della prima edizione della Parigi-Dakar il 26 dicembre 1978 non c’era nessuna casa costruttrice e circa 180 partecipanti privati. Negli ultimi anni siamo arrivati a mille corridori divisi nelle varie classi, con costi investimenti enormi delle aziende.
Cos’è Future Mission 1000
Il Future Mission 1000 non è una gara vera e propria, ma è più un laboratorio a cielo aperto (e in movimento) in cui i team potranno mettere alla prova i loro veicoli green alimentati a batterie, idrogeno o qualsiasi altro tipo di schema propulsivo a basso impatto ambientale. Quindi non solo elettrico.
Una vera e propria competizione non c’è ancora, ma i partecipanti ricevono comunque un punteggio che serve a stilare una classifica finale. D’altronde non avrebbe senso mettere in competizione contro il tempo un camion e una moto. Il punteggio viene assegnato da una giuria di esperti che valuta vari parametri relativi ai mezzi iscritti. Tra questi, per esempio, il grado di innovazione tecnologica o l’efficienza generale del sistemi utilizzati.
Dakar Mission 1000 guarda anche al miglioramento sul campo delle tecnologie e quale campo migliore del deserto? Per questo sono stati selezionati i progetti più audaci. Già la scorsa edizione ha prodotto una miniera di dati per i pionieri che hanno accettato la sfida.
La novità di Dakar Mission 1000
L’ultima novità di questa edizione è Suzuki, alla partenza della 47ma Dakar con l’evoluzione del proto HySE visto al debutto durante la scorsa edizione. Innanzitutto HySE sta per Hydrogen Small Mobility & Engine Technology Association. E coinvolge Suzuki, Kawasaki, Honda e Yamaha, riunite nell’ente di ricerca che sta esplorando l’uso dell’idrogeno come fonte di energia pulita per i veicoli. Alla Mission 1000 ACT2 della Dakar 2025 il prototipo HySE-X2 è condotto dall’Equipaggio Yoshio Ikemachi-Paulo Marques.
HySE ha partecipato alla Dakar 2024 con HySE-X1, il prototipo con motore a idrogeno, con l’obiettivo di testare le prestazioni del motore a idrogeno in condizioni estreme. Per la Dakar 2025, HySE ha progettato l’HySE-X2, evoluto sia nel motore che nello chassis, che porta nella sfida l’aumento dell’efficienza alle alte velocità, il miglioramento del consumo di carburante alle medie velocità e l’aumento della capacità del serbatoio dell’idrogeno. HySE-X2 ha un motore a idrogeno 4 cilindri in linea, 4 tempi, 998 cm3, raffreddamento a liquido, sovralimentato, doppio albero a camme in testa, 16 valvole. Il serbatoio dell’idrogeno ha una pressione interna di 70 MPa e capacità: 7,2 kg. Il mezzo in totale pesa 1250 kg.
Segway alla Dakar Mission 1000
Segway festeggia il suo debutto al Rally Dakar 2025 con tre moto al via. Segway X1000 ha una batteria agli ioni di Litio da 14,5 kWh raffreddata a liquido. Il motore è un 50W e ci sono tre modalità di guida (eco, standard e sport) e velocità massima è di 140 km/h.
Il peso di 230 kg ha reso indispensabili doppi ammortizzatori posteriori. Può sembrare un controsenso eppure Segway X1000 non è alla Dakar Mission 1000 per correre. Infatti i tre centauri devono raccogliere dati mantenendo una velocità media di 40 km/h per completare i 100 km giornalieri.
Un progetto che guarda avanti
La Dakar, come molte altre competizioni, ha stabilito una timeline che le permetterà di arrivare a essere carbon neutral. Dopo l’arrivo nel 2022 del primo team che ha corso con un mezzo ibrido, l’adozione dal 2023 di biocarburanti per auto e camion, l’intenzione è quella di arrivare al 2026 con soli mezzi a basse emissioni e di ridurre progressivamente la quantità di CO2 dei veicoli negli anni a seguire sfruttando i progressi tecnologici futuri.
Il programma Dakar Future è stato introdotto durante l’edizione del 2021 per promuovere l’uso di fonti di energia alternative nel rally. La prima in questa direzione è stata Dacia con il suo modello Sandrider alimentato al 100% da carburante sintetico. Anche Ford M-Sport sta usando alla Dakar i biocarburanti, così come alcuni dei partecipanti di Mini X-raid e Toyota Gazoo Racing. Un altro obiettivo è quello di rendere la Dakar completamente green nel 2030. Obiettivo davvero ambizioso, forse troppo?
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