Iea, la sfida per il nuovo nucleare è tagliare tempi e costi di finanziamento

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L’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) ha pubblicato oggi il nuovo rapporto The Path to a New Era for Nuclear Energy, che affronta il revival di ambizioni nucleariste in corso non solo in Italia. Dall’atomo arriva ad oggi poco meno del 10% della produzione globale di elettricità, e rimarrà stabile attorno a tale percentuale da qui al 2050.

Nei prossimi decenni crescerà infatti di molto la domanda di elettricità, e si prevede che saranno installati molti nuovi impianti nucleari nel mondo. «Sono in costruzione più di 70 GW di nuova capacità nucleare a livello globale, uno dei livelli più alti degli ultimi 30 anni, e più di 40 paesi in tutto il mondo hanno in programma di espandere il ruolo del nucleare nei loro sistemi energetici – dichiara nel merito Fatih Birol, il direttore esecutivo della Iea – Gli Smr (i piccoli reattori modulari, ndr) in particolare offrono un potenziale di crescita entusiasmante. Tuttavia, i governi e l’industria devono ancora superare alcuni ostacoli significativi sulla strada verso una nuova era per l’energia nucleare, a partire dalla consegna di nuovi progetti nei tempi e nel budget, ma anche in termini di finanziamenti e catene di fornitura».

Non si tratta di una sfida facile, per il mondo nucleare. L’energia nucleare impiega troppo tempo per diventare operativa (da 10 a 19 anni a livello globale, coi siti Ue verso il limite superiore): si stima ad esempio che nei 17 anni in cui la Francia attendeva la costruzione del reattore Epr appena entrato in funzione a Flamanville, i cugini d’Oltralpe abbiano installato 47.5 GW di impianti rinnovabili, con una producibilità pari a 85,7 TWh, stimata pari a 9,8 volte l’elettricità che avrebbero generato nello stesso periodo i 1,6 GW aggiunti alla centrale nucleare di Flamanville.

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Al contempo l’ultimo studio “Levelized cost of energy” di Lazard registra come il costo di generazione dell’elettricità prodotta da impianti solari sia crollato, dal 2009 al 2024, dell’83%: da 359 a 61 dollari a MWh. Anche quello dell’elettricità prodotta dagli impianti eolici è fortemente diminuito, del 63%: da 135 a 50 dollari a MWh. Mentre quello del nucleare, in particolare dopo il 2011, anno del grave incidente alla centrale di Fukushima, è aumentato del 49%, passando da 123 dollari a MWh nel 2009 a ben 182 dollari a MWh nel 2024.

La maggior parte della flotta nucleare esistente oggi si trova nelle economie avanzate, ma molti di quegli impianti sono stati costruiti decenni fa. Nel frattempo, la mappa globale del nucleare sta cambiando, con la maggior parte dei progetti in costruzione in Cina, che è sulla buona strada per superare sia gli Stati Uniti che l’Europa in termini di capacità nucleare installata entro il 2030. Anche la Russia è un attore importante nel panorama della tecnologia nucleare.

Dei 52 reattori la cui costruzione è iniziata in tutto il mondo dal 2017, 25 sono di progettazione cinese e altri 23 sono di progettazione russa. Allo stesso modo, il rapporto mostra come la produzione e l’arricchimento dell’uranio, il combustibile che entra nei reattori nucleari, siano altamente concentrati in Paesi autoritari.

«Oggi, oltre il 99% della capacità di arricchimento avviene in quattro paesi fornitori, con la Russia che rappresenta il 40% della capacità globale, la quota maggiore – aggiunge Birol – Mercati altamente concentrati per le tecnologie nucleari, così come per la produzione e l’arricchimento dell’uranio, rappresentano un fattore di rischio per il futuro e sottolineano la necessità di una maggiore diversità nelle catene di fornitura».

Per quanto riguarda in particolare gli Smr, il rapporto della Iea afferma che potrebbero raggiungere gli 80 GW entro il 2040, rappresentando il 10% della capacità nucleare complessiva a livello globale. «Tuttavia, il successo della tecnologia e la velocità di adozione dipenderanno dalla capacità del settore di ridurre i costi entro il 2040 a un livello simile a quelli dei progetti idroelettrici e eolici offshore su larga scala». Anche in questo caso, si tratta di una scommessa assai rischiosa: ad oggi non c’è alcun Smr operativo, e quando lo saranno potrebbero essere ancora più costosi del nucleare tradizionale.

In compenso, nel World energy outlook pubblicato sempre dalla Iea lo scorso ottobre, si evidenzia tenendo conto dei costi di sistema, stimati dalla Iea attraverso il Valcoe – che tiene conto di tre servizi centrali come il valore dell’energia prodotta, i servizi ausiliari in flessibilità e la capacità di contribuire all’adeguatezza del sistema elettrico in ogni momento (ma non include i costi correlati alle reti elettriche, che valgono il 10-30% dei costi totali del sistema elettrico, in quanto altamente sito-specifici) – in Ue gli investimenti in energie rinnovabili restano molto più convenienti rispetto a quelli sul nucleare, sia al 2030 sia al 2050: nel primo caso, ad esempio, si parla di 65 dollari per MWh nel caso di fotovoltaico ed eolico offshore, contro i 120 stimati per il nucleare. 



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