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«Ma com’è dura la salita, in gioco c’è la vita», recita il ritornello di Uno su mille di Gianni Morandi. Un verso perfetto anche per descrivere la dura battaglia per sensibilizzare gli italiani sull’importanza del sì alla donazione di organi. E’ vero che anche l’anno scorso c’è stato un aumento complessivo ed è vero che da quell’effetto Nicholas di trent’anni fa (quando eravamo quasi fanalino di coda in Europa, ma ci fu una impennata di consensi per la forte emozione che suscitò la tragica morte del bambino americano in vacanza con la famiglia in Italia) abbiamo fatto passi da gigante, ma non si capisce davvero perché ci sia una forte resistenza a optare per la donazione nella sede più adatta a farlo: il proprio Comune di residenza, quando ci si reca a farsi rilasciare o a rinnovare la carta d’identità.
L’anno scorso, stando ai dati appena diffusi dal Ministero della Salute, è infatti aumentato il numero di persone che ha detto “no” alla donazione. Nel 2024 le dichiarazioni di volontà raccolte nelle anagrafi comunali sono state oltre 3,7 milioni: nel 36,3% dei casi i cittadini hanno optato per l’opposizione al prelievo degli organi, mentre nel restante 63,7% hanno dato il consenso (nel 2023 i “sì” erano stati invece il 68,5%). In questo momento nel Sistema informativo trapianti sono presenti 21,4 milioni di dichiarazioni di volontà: 15 milioni di consensi e 6,4 milioni di opposizioni. Ma perché si fa così fatica ad abbracciare il proposito di donare i propri organi una volta deceduti a persone che legano la propria sopravvivenza a questa nostra scelta? Ignoranza, insensibilità, diffidenza estrema? O mancanza di conoscenza di questa cruciale tematica emblema di gratuito altruismo e di generosità?
Allora proprio per rafforzare la cultura della donazione, quest’anno il Ministero della Salute e il Centro nazionale trapianti metteranno in campo una serie di azioni a sostegno di una campagna nazionale di sensibilizzazione: tra le più significative, un’indagine conoscitiva sulle motivazioni che portano i cittadini alla scelta di diventare o meno donatori di organi e alcune iniziative di comunicazione mirate ai più giovani che, secondo i dati, insieme agli over 60 hanno manifestato una minore propensione alla donazione. In ogni caso, ci si può comunque rallegrare per gli ulteriori piccoli passi in avanti compiuti, visto che l’anno scorso l’attività della rete trapiantologica italiana ha registrato i numeri più alti mai realizzati sia per gli organi che per le cellule staminali emopoietiche.
Le donazioni di organi continuano infatti a crescere: nel 2024 sono state 2.110 quelle effettivamente realizzate (+2,7% sul 2023), a partire da 3.192 segnalazioni di potenziali donatori arrivate dalle rianimazioni (+3,2%). Grazie a questi numeri è stato possibile realizzare ben 4.692 trapianti, 226 in più rispetto al 2023 (+5,1%). Il tasso nazionale di donazione è salito a 30,2 donatori per milione di persone: è la prima volta che in Italia si supera quota 30, un livello che colloca il nostro Paese ai primi posti europei per donazioni di organi. Le regioni con il tasso più elevato si confermano Toscana (49,4 donatori per milioni di persone), Emilia-Romagna (45,5) e Veneto (44,7). È da registrare la crescita delle percentuali anche delle regioni meridionali (Sicilia +5,7, Campania +3,1, Calabria +2,7): un dato che evidenzia i primi risultati di un processo di riduzione del divario tra Nord e Sud. Per quanto riguarda i trapianti, sono stati quelli di cuore (+13%) e di rene (+6,6%) a crescere di più. I trapianti di rene sono stati in totale 2.393 (149 in più rispetto allo scorso anno), quelli di cuore 418 (nel 2023 erano stati 370). Complessivamente l’Italia è salita in un anno da 69,2 a 75,5 trapianti ogni milione di persone, il livello più elevato di sempre.
Ma c’è ancora tanta strada da compiere, per uno scatto di ulteriore senso civico e di amore per il prossimo. Uno sconosciuto che potrebbe essere ciascuno di noi.
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