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La Puglia è «il terminale dei traffici illeciti di rifiuti» da tutta Italia gestiti dalla Camorra. Ma i clan non si limitano più a trasportare l’immondizia dal Nord verso il Sud, la mafia «si è infiltrata in ogni settore del ciclo dei rifiuti, dunque si occupa non solo di smaltimento ma interviene anche in altre fasi, dalla raccolta al trasporto in impianti di trattamento e trasferenza, investendo somme proprie in imprese legali». E in questo «contesto è fondamentale il ruolo di professionisti “problem solver”, ovvero intermediari che si sono un po’ divisi il territorio tra Campania e Puglia, con quest’ultima regione che ormai è divenuta il vero terminale di questi traffici». A rivelarlo, ieri, il colonnello Pasquale Starace, comandante del Gruppo carabinieri tutela ambientale di Napoli, che ha competenza su diverse regioni del Sud, durante l’audizione alla Camera davanti alla Commissione parlamentare ecomafie.
Starace ha illustrato le attuali dinamiche criminali in campo ambientale. «Nelle ultime indagini fatte con le Dda di Bari e Lecce – ha detto il colonnello – è emersa con chiarezza la presenza di una serie di soggetti che hanno facilitato il reperimento di siti in Puglia assumendo contatti con le aziende campane, che hanno il know how necessario per tali traffici maturato in anni di esperienza». L’indagine a cui ha fatto riferimento è quella dello scorso febbraio, sui rifiuti provenienti dalla Campania e tombati in Puglia. I carabinieri del Noe scoprirono una discarica di 10mila metri quadrati a Fragagnano, in provincia di Taranto. L’indagine ha fatto emergere come i rifiuti, provenienti anche dal casertano, fossero destinati sulla carta a un impianto di smaltimento in provincia di Viterbo ma in realtà sarebbero stati abbandonati o interrati tra Puglia, Basilicata e Calabria. Per gli inquirenti il business criminale ammonterebbe a circa un milione di euro.
La criminalità organizzata, quindi, si è infiltrata in ogni settore dei ciclo dei rifiuti: non si occupa non solo di smaltimento come un tempo, ma interviene su tutta la filiera del ciclo. «L’economia legata all’ambiente – ha aggiunto l’investigatore – è un’area privilegiata di interesse per la criminalità, perchè è un settore con un’ampia possibilità di guadagno, e ciò a causa dell’annosa carenza degli impianti che non consentono la chiusura dei ciclo. Ma oggi i traffici legati ai rifiuti, che stanno aumentando in modo esponenziale, riguardano a macchia di leopardo tutte le regioni italiane. E ormai la filiera dell’ecomafia ha costituito un cartello che gestisce prezzi e rotte internazionali». La Puglia sarebbe stata trasformata nella nuova terra dei fuochi. «Nell’ultimo decennio – ha sottolineato Starace – dalle varie indagini abbiamo accertato che il traffico di rifiuti non riguarda più solo i rifiuti speciali che da aziende del Nord viaggiano verso Sud, in Campania, dove prima venivano solitamente smaltiti”.
I camion carichi di rifiuti quasi ogni giorno partono da tutta Italia, gestiti dai clan campani, e approdano in Puglia: un intenso traffico illecito, senza controllo. Immondizia di ogni tipologia, dagli scarti edilizi ai materiali ferrosi e persino radioattivi. Rifiuti che finiscono per essere sotterrati, bruciati oppure imbarcati attraverso i porti di Bari e Taranto e trasportati all’estero. Un business tanto lucroso per i clan mafiosi, quanto dannoso per ambiente e salute. La “terra dei fuochi” è ormai qui, si è “trasferita” dalle province campane a quelle pugliesi. Le più tartassate sono quelle di Foggia, Bat e Bari, ma tutta la regione è coinvolta. Un quadro allarmante che, in realtà, era emerso chiaramente anche attraverso la relazione finale della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, che dal 6 all’8 febbraio del 2024 è stata in missione in Puglia, ascoltando forze dell’ordine e i procuratori capo. Dalle 144 pagine depositate qualche giorno fa, balza agli occhi un dato inequivocabile: mentre in Campania, grazie alle inchieste penali, arresti e controlli più serrati, i roghi sono diminuiti dal 2019 al 2022, in Puglia parallelamente sono aumentati. Come in una sorta di principio dei vasi comunicati. In Campania, nel 2019 furono ben 2.220 le segnalazioni di incendi di rifiuti, nel 2022 si è passati a 1.044, più che dimezzati.
«Tale miglioramento – mettono nero su bianco i commissari – non impedisce, tuttavia, di registrare una sua estensione su base territoriale sia verso altre Regioni italiane, come la Puglia (in relazione ai territori di Bari, Barletta, Andria, Trani e Foggia) che verso l’estero, il che si deve probabilmente tanto alle accresciute esigenze della criminalità quanto all’avvenuto scoraggiamento delle condotte criminali nell’area geografica che ne vide l’origine, proprio in ragione dell’enorme sforzo istituzionale svolto soprattutto in Campania». In sintesi, la Camorra non ha smesso di fare affari con l’immondizia, ha semplicemente spostato di qualche chilometro il suo raggio di azione per sfuggire ai controlli. Anziché tombare i rifiuti nelle terre tra il Napoletano e Caserta, ha scelto di far fare più strada ai suoi corrieri, arrivando sino a Foggia, o più giù verso Andria, Barletta, Murgia, Barese ma anche Tarantino e Salento
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