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PADOVA. Nelle prime ore di giovedì 13 marzo 2025, un’imponente operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Padova ha visto entrare in azione oltre 350 Carabinieri in tutto il territorio veneto e nelle province di Trento e Rimini. Il dispositivo, guidato dal Comando Provinciale di Padova con il supporto dei rispettivi Comandi competenti per territorio, del 4° Battaglione Veneto di Mestre, delle unità Cinofile di Torreglia e del 14° Nucleo Elicotteri di Belluno, ha dato esecuzione a un articolato piano di intervento giudiziario mirato a smantellare una complessa rete di riciclaggio di oro e preziosi. Il Comando Provinciale di Trento ha collaborato alla fase esecutiva odierna con 25 unità, effettuando perquisizioni su cinque obiettivi dislocati tra i comuni di Trento, Volano e Levico ed avvalendosi anche del supporto del 3° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bolzano.
L’indagine, sviluppata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Padova sotto la direzione della Procura euganea, ha preso avvio nell’aprile 2024 con un’attenta attività di monitoraggio nei confronti di soggetti dediti a furti e rapine in abitazione, con particolare attenzione alle vittime anziane, ritenute più vulnerabili. Gli investigatori hanno anche focalizzato l’attenzione su una serie di colpi perpetrati ai danni di gioiellerie del territorio.
Dopo mesi di appostamenti, intercettazioni e pedinamenti, l’attenzione degli inquirenti si è concentrata sulla figura di un soggetto residente nella provincia di Vicenza, già attivo nel settore del commercio al dettaglio di oro e oggetti preziosi. Quest’ultimo, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe intrattenuto contatti sistematici con diversi componenti dei gruppi criminali sotto osservazione, ricevendo quotidianamente consistenti quantitativi di gioielli ritenuti provento di attività predatorie.
La bontà della pista investigativa ha trovato riscontro in una serie di arresti in flagranza di reato effettuati nel corso dell’indagine: otto persone sono state fermate mentre commettevano furti in abitazione ai danni di anziani nelle province di Venezia e Rovigo, mentre un altro soggetto è stato arrestato per una rapina in gioielleria nella provincia di Vicenza. Questi episodi hanno fornito ulteriori elementi di prova sul collegamento tra i gruppi criminali dediti ai furti e il canale di ricettazione.
L’attività tecnica e di osservazione ha permesso agli investigatori di documentare con precisione il volume dell’attività illecita. Sono stati registrati circa 730 accessi all’immobile dell’orefice vicentino da parte di soggetti, in gran parte con precedenti penali per reati contro il patrimonio. Questi individui hanno consegnato all’indagato un totale di oltre 20 chilogrammi di monili in oro, ricevendo in cambio pagamenti in contanti per un importo complessivamente quantificato in oltre 1.350.000 euro.
Le indagini hanno rivelato che il sistema di riciclaggio non si limitava alla semplice ricettazione. Dopo aver acquistato i preziosi rubati, l’orefice vicentino si rivolgeva periodicamente a un suo conoscente residente nell’alta padovana che, all’interno di locali annessi alla propria abitazione, provvedeva a fondere i monili utilizzando forni ad alta temperatura. Questa operazione permetteva di ricavare lingotti e verghe in oro che venivano successivamente riconsegnati al complice vicentino.
Attraverso questo procedimento, il materiale di provenienza delittuosa veniva di fatto riciclato, reso irriconoscibile e quindi irrintracciabile, cancellando ogni possibilità di restituire i beni alle vittime dei furti e delle rapine e impedendo agli inquirenti di risalire ai responsabili dei singoli reati predatori.
Nella mattinata del 13 marzo 2025, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Padova hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale patavino. Il provvedimento ha disposto nei confronti delle due persone indagate per riciclaggio il sequestro dei locali all’interno dei quali veniva svolta l’attività illecita sia di acquisto dei gioielli che di successiva fusione, nonché di tutta la strumentazione tecnica utilizzata per queste operazioni.
In esecuzione del provvedimento del GIP, nei confronti dell’ex orefice vicentino si è proceduto anche al sequestro preventivo finalizzato alla confisca dell’importo di 500.000 euro, quale profitto del reato, somma che è stata rintracciata e congelata su diversi conti correnti bancari a lui riconducibili.
Parallelamente all’esecuzione del decreto di sequestro preventivo, i Carabinieri hanno dato corso a decreti di perquisizione emessi dalla Procura della Repubblica di Padova a carico di altre 70 persone, a cui vengono contestati vari reati contro il patrimonio collegati alla rete di ricettazione.
Le numerose perquisizioni hanno consentito di rinvenire importanti elementi di riscontro all’ipotesi accusatoria. Complessivamente sono stati sequestrati più di 20 chilogrammi di oro in lingotti, verghe e pepite, circa 30 chilogrammi di lingotti in argento, ulteriori 30 chilogrammi di monili in oro, gioielli e preziosi ancora in fase di catalogazione, oltre alla somma in contanti di circa 390.000 euro, numerosi telefoni cellulari, abbigliamento e dispositivi tecnici, tra cui radio scanner utilizzati presumibilmente per monitorare le frequenze delle forze dell’ordine.
L’operazione rappresenta un duro colpo alle attività di ricettazione e riciclaggio di beni provenienti da furti e rapine nel Nord-Est italiano. Le indagini hanno evidenziato come la presenza di canali strutturati di ricettazione costituisca un incentivo fondamentale per la commissione di reati predatori, garantendo ai ladri e rapinatori un immediato profitto attraverso la monetizzazione dei beni sottratti.
Il successo dell’operazione è stato reso possibile dalla sinergia tra diverse articolazioni dell’Arma dei Carabinieri e dalla cooperazione tra Comandi territoriali di diverse province, con un dispositivo che ha visto l’impiego simultaneo di oltre 350 militari in diverse località.
Come sottolineato dalle autorità giudiziarie, il procedimento si trova attualmente in fase di indagini preliminari e i soggetti indagati devono ritenersi non colpevoli fino a eventuale condanna definitiva, nel rispetto della presunzione di innocenza garantita dall’ordinamento giuridico italiano.
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