Deflagra il Huawei-gate. È bufera sul Parlamento Ue

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Esclusivi biglietti per partite di calcio, costosi smartphone, viaggi di lusso in Cina e bonifici in denaro sonante. Sono i “benefit” con i quali, secondo l’indagine aperta dalla Procura federale belga, i lobbisti al soldo della società cinese di telefonia Huawei avrebbero corrotto almeno 15 eurodeputati sia in carica che delle precedenti legislature. L’inchiesta, che ipotizza reati di corruzione, falsificazione, riciclaggio di denaro e organizzazione criminale, partita due anni fa, è deflagrata ieri, quanto la Procura ha ordinato 21 perquisizioni in diversi Paesi (tra cui la sede di Bruxelles del gigante tecnologico cinese) e ha sottoposto alcuni lobbysti a fermo ed interrogatorio.

Il cervello sarebbe l’ex assistente parlamentare ora al servizio di Huawei

Tra questi, l’italo-belga Valerio Ottati, 41 anni, arrestato in Francia, dal 2019 responsabile dell’ufficio di Bruxelles di Huawei, secondo i media belgi fulcro di tutta l’inchiesta. Prima di approdare alle dipendenze di Huawei, Ottati è stato per anni assistente parlamentare di due eurodeputati italiani. Si tratta di Nicola Caputo, europarlamentare del Pd dal 2014 al 2019, ora assessore regionale all’Agricoltura della Campania di Italia Viva, e prima ancora, tra il 2009 e il 2014, di Crescenzio Rivellini, eletto nella lista del Pdl.

I due uomini politici non risultano indagati. Tuttavia tra le attività svolte dai due ex eurodeputati spiccano alcuni legami con la Cina. Caputo è stato tra il 15 gennaio 2018 e l’1 luglio 2019 membro della delegazione dell’europarlamento per le relazioni con la Repubblica popolare cinese, mentre Rivellini è stato prima membro della delegazione per le relazioni con la Repubblica popolare cinese (tra il 16 settembre 2009 e il 28 settembre 2009) e poi presidente della stessa delegazione, tra il 29 settembre 2009 e il 30 giugno 2014.

La società pagava gli eurodeputati per non essere estromessa dal mercato del 5G

L’ipotesi degli inquirenti è che la società cinese abbia avviato un’imponente attività di lobby sugli europarlamentari per evitare di essere estromesso dal mercato europeo del 5G. Huawei infatti è sotto pressione in Europa da molti anni, con la Commissione europea che ha sollecitato i 27 Stati membri a rimuovere la società dalle reti di telecomunicazioni a causa di preoccupazioni per la sicurezza (non a caso l’indagine sarebbe partita su input dei servizi segreti belgi).

Una corruzione iniziata nel 2021

Per la procura, gli episodi di corruzione sarebbero andati avanti “con regolarità e molto discretamente dal 2021 a oggi, sotto le mentite spoglie di lobbying commerciale”, “per promuovere interessi commerciali puramente privati nel contesto di decisioni politiche”. La procura riferisce che “i vantaggi finanziari legati alla presunta corruzione potrebbero essere stati confusi in flussi finanziari legati al rimborso delle spese di conferenza, e versati a vari intermediari, al fine di nasconderne la natura illecita o consentire agli autori di sottrarsi alle conseguenze delle proprie azioni”. L’indagine, concludono gli inquirenti, “mira anche a rilevare eventuali prove di riciclaggio di denaro”.

Left all’attacco: “Dopo il Qatargate non s’è fatto nulla”

Quella esplosa ieri è la seconda maxi inchiesta per corruzione che investe il Parlamento europeo, già pesantemente toccato dal Qatargate. Durissimo il commento del gruppo The Left, che chiede “risposte”, in seguito “all’ennesimo scandalo”. Nonostante gli “avvertimenti” della Sinistra dopo il Qatargate, attacca il gruppo di sinistra, sono stati fatti “pochissimi progressi” per rafforzare le norme etiche nell’europarlamento e “perseguire i parlamentari che accettano tangenti per influenzare l’operato dell’istituzione”.

“Subito un organo per l’etica”

Da qui la richiesta di un “dibattito aperto” sul nuovo scandalo nella “prossima sessione plenaria di fine marzo” e la “rapida” creazione di un organo parlamentare per l’etica, che indaghi sulle accuse di corruzione pubblica nelle istituzioni europee. L’organo per l’etica è attualmente bloccato nella procedura in commissione, cosa che per Left, “ha permesso a potenti lobby e multinazionali di minare la democrazia nel cuore dell’Europa con denaro, regali e viaggi di lusso”.

Per la copresidente della Sinistra Manon Aubry (La France Insoumise), “dobbiamo scoprire con urgenza quanto è profondo questo scandalo e imporre rigide regole etiche e di trasparenza, altrimenti le lobby continueranno a far girare soldi nelle tasche di un’istituzione sempre più corrotta”.



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