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Kebyart Saxophone Quartet, la recensione.
L’Istituzione Universitaria dei Concerti accoglie all’Aula Magna il giovane e prodigioso quartetto di sax proveniente da Barcellona, Kebyart, tra riarrangiamenti di grandi classici e composizioni originali.
Adolphe Sax brevettò lo strumento che venne battezzato col suo stesso nome nel 1846, nel cuore del secolo che sancì il radicamento dello spirito moderno, attraverso la rivoluzione industriale e il conseguente instaurarsi della società dei consumi, della moda, della vita metropolitana così come la conosciamo. Per queste ragioni, il sassofono è uno strumento che, al pari di altre invenzioni come l’automobile e il cinema, esprimono nel profondo una svolta epocale che coinvolge la musica e non solo: strumento a fiato dal suono suadente e ipnotico, il sax trova una perfetta collocazione in ambiente popular come nel jazz e nella musica pop un secolo dopo la sua invenzione, ma nell’intenzione del suo ideatore lo strumento avrebbe potuto e dovuto dare un contributo essenziale soprattutto nelle orchestre classiche. Le ambizioni di Sax trovarono una manifestazione concreta nel giro di poco tempo, dal momento che molti grandi compositori a cavallo tra Ottocento e Novecento (ma soprattutto nel XXI secolo) adottarono in ambito orchestrale e sinfonico lo strumento.
Quando fu inventato il sassofono, Mozart era morto da una cinquantina d’anni: a pensare alle abitudini settecentesche, ai costumi, alle strumentazioni musicali e alle modalità di composizione, si potrebbe pensare che fosse trascorso molto più tempo, dato che ci riferiamo a una fase che ancora non aveva sdoganato e accolto in tutto nemmeno il pianoforte restando fedele piuttosto al clavicembalo. E tuttavia, come è noto, probabilmente Mozart è l’artista più moderno della sua epoca, l’antesignano per definizione, colui che stravolse numerose regole della storia della musica e che per primo accolse la dimensione popolare in ambito colto: questo per dire che molto probabilmente il compositore viennese avrebbe apprezzato l’attività creativa del Kebyart Saxophone Quartet, un unicum nella tradizione musicale contemporanea perché trattasi di un quartetto di soli sassofoni, che martedì 11 marzo ha fatto il suo debutto presso l’Aula Magna della Sapienza di Roma.
Certo, il sassofono ben si presta a questa formazione, contemplando la gamma delle quattro tonalità (soprano, contralto, tenore, baritono) capace di tradurre efficacemente un quartetto di archi, di legni o di ottoni in senso generico; ma è necessaria una competenza tecnica fuori dal comune sia per la pratica di riarrangiamento sia per l’esecuzione, doti che i quattro giovani musicisti dimostrano nel corso della serata. Proprio Mozart è il primo dei protagonisti, e in particolare un’opera tarda come il Quartetto n. 19 detto anche “delle Dissonanze”: una delle opere più audaci e moderne del compositore, perché il primo movimento etereo e costruito su successioni dissonanti sembra quasi annunciare la fase romantica e oltre.
Per Maurice Ravel e per un classico dalla dimensione quasi “cinematografica” come Pavane pour une infante défunte, il lavoro di riarrangiamento è diverso: è vero da un lato che Ravel è stato tra i primi ad accogliere il sax all’interno delle sue produzioni orchestrali, ma trattandosi appunto di orchestre i Kebyart hanno dovuto compiere la difficoltosa riduzione a quattro strumenti.
Di grande pregio sono poi le due esecuzioni di due opere originali eseguite per la prima volta in Italia: da un lato i Sette Capricci del 2021 di Jorg Widmann, commissionato al quartetto dal Palau de la Musica di Barcellona. Un’opera sperimentale che flirta con la dimensione rumoristica, che si apre col movimento intitolato Ascensiò come palese omaggio a un artista che ha reso immortale il sax come John Coltrane e ne fece un mezzo per l’elevazione spirituale; il percorso poi si dipana per direzioni che toccano tanto Anton Webern quanto John Zorn, dove i sax si fanno strumenti a percussione oltre fonti di suoni espressivi, inquietanti ma anche grotteschi.
Debout, Maurice! di Joan Pérez-villegas è invece un’opera originale realizzata in onore del 150esimo anniversario della nascita del già citato Maurice Ravel. In chiusura non poteva mancare un omaggio all’artista americano che più di tutti, all’inizio del Novecento, ha abbattuto i confini stantii tra popular music e musica colta ossia George Gershwin, probabilmente il primo nome che viene in mente pensando proprio al suono del sax che così diffuso sarebbe stato in buona parte della produzione pop e rock degli anni ’80 (dai Dire Straits a George Michael): l’esecuzione di Summertime incanta il pubblico, e suona come la promessa di un ritorno all’interno delle programmazioni dello IUC.
Lo spettacolo è andato in scena:
Aula Magna Università Sapienza di Roma
P.le Aldo Moro, 5 – Roma
Martedì 11 marzo, ore 20.30Istituzione Universitaria Concerti presenta
Kebyart Saxophone Quartet
Quartetto n. 19 in do maggiore K 465 “delle Dissonanze” di Wolfgang Amadeus Mozart
Sette Capricci di Jörg Widmann
Pavane pour une infante défunte di Maurice Ravel
Debout, Maurice! di Joan Pérez-Villegas
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