Effettua la tua ricerca
More results...
La manifestazione convocata a Roma per il 15 marzo dall’appello del giornalista Michele Serra, “a difesa dell’Europa”, sta sollevando molte perplessità nelle organizzazioni della società civile. A prescindere dall’adesione o meno alla piazza, chi si occupa di questioni sociali in Italia si sta raccogliendo intorno a un interrogativo: per quale Europa dovremmo manifestare?
La riflessione scaturita dalla manifestazione per l’Europa del 15 marzo
La convocazione della manifestazione del 15 marzo ha dato il via libera a una riflessione pubblica su cosa voglia dire Europa e quale sia l’Europa da difendere. Anche chi ha aderito sottolinea che occorre fare dei distinguo. Da un lato c’è l’Europa unita intorno al riarmo e l’aumento delle spese militari, che ha demolito in poche settimane le normative per la responsabilità d’impresa. Dall’altro quella fondata sui principi di dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, sicurezza, pace e coesione.
La piazza del 15 marzo in questo momento non scioglie la dicotomia – apparentemente incolmabile – tra l’Europa di Mario Draghi e quella di Altiero Spinelli. Di Ursula von der Leyen e di Sandro Pertini. Tra l’Europa della Troika e quella della democrazia e della solidarietà. Un’ambiguità forse connaturata alla storia degli ultimi decenni, in cui le leggi del mercato e le politiche di austerità hanno sovrastato le altre necessità. Non a caso la stessa Unione che ha messo la Grecia in ginocchio oggi è disposta a rimuovere i vincoli del Patto di stabilità. Ma per il riarmo.
L’assenza di Arci e l’adesione critica del Forum Disuguaglianze e Diversità
Diverse le organizzazioni non governative che hanno criticato apertamente la piazza. A partire dall’Arci. L’associazione ha dichiarato la propria assenza a Piazza del Popolo pur sottolineando di comprendere lo spirito di chi manifesterà lo smarrimento il «cambio di paradigma radicale» che ha portato al «trionfo di una nuova idea del mondo: l’anarcocapitalismo». Dissociandosi, la presidenza di Arci esprime la priorità assoluta di costruire un’opzione europea differente da quella militare. Anche con chi alla manifestazione ci sarà, per contrastare il piano ReArm e l’idea di «Fortezza Europa».
Ma anche chi sarà in piazza ha apertamente denunciato la deriva militarista e contestato il piano di riarmo. A partire dal Forum Diseguaglianze e Diversità, che si dice consapevole del rischio di strumentalizzazioni della propria partecipazione. E che intende la manifestazione del 15 marzo «non a favore di un’Europa qualunque e tantomeno di quella che molte sue classi dirigenti stanno costruendo». La piazza, secondo il Forum, deve chiedere un rilancio comunitario di diritti e welfare, la tutela di lavoratrici e lavoratori, un grande piano di contrasto ai rischi climatici, norme che evitino la formazione di monopoli, una regolamentazione omnicomprensiva del digitale, una nuova strategia commerciale e di cooperazione allo sviluppo. Anche una politica di difesa europea, purché sia fondata su un obiettivo ultimo di disarmo.
Le posizioni di Sbilanciamoci e Peacelink
Fortemente critica anche Sbilanciamoci. La campagna chiede pubblicamente se sia da difendere l’Europa che «vuole passare dal Green Deal al War Deal». Che da decenni non avanza nella costruzione di una reale sovranità popolare comunitaria e nel rafforzamento del Parlamento europeo. Che sceglie invece di affidarsi «alla pratica autocratica dei governi nazionali nel Consiglio». C’è un’Europa differente, sottolinea Giulio Marcon. Un’Europa che si è mossa nel movimento per il disarmo nucleare. Che ha sostenuto la popolazione civile in ex-Jugoslavia. Che ha promosso forum sociali con migliaia di attiviste e attivisti. Quell’Europa continua a non riconoscersi in una piazza compattata intorno all’idea di uno o più nemici comuni, di accerchiamento. Di reazione a minacce reali o presunte.
Peacelink parteciperà «non tanto per difendere l’Unione europea così com’è ora ma a favore di come potrebbe diventare». Secondo Nicola Vallinoto, Antonella Braga e Giulio Saputo, infatti, al momento è in discussione «la sopravvivenza del progetto stesso di unità europea». La manifestazione del 15 marzo – scrivono – può essere un primo «sussulto di unità e dignità e per rilanciare il progetto europeo originario contro i nazionalismi e le guerre». Peacelink invita dunque a una Resistenza europea contro i nuovi nemici. Che però non si chiamano (solo) Vladimir Putin o Donald Trump. Sono «le tecno-oligarche digitali che accumulano ricchezze inaudite appropriandosi dei nostri dati» e «gli imperi che vogliono l’Europa divisa per meglio dominarla e controllarla».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link