Ospedali insicuri, gli infermieri sono le principali vittime di violenze

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Da tempo in Italia si dibatte sulla situazione degli ospedali che appaiono sempre più insicuri. “Gli infermieri rappresentano la categoria più colpita dalle aggressioni contro il personale sanitario. Nonostante si siano registrati importanti passi in avanti sul contrasto e la prevenzione, le violenze continuano, in particolare contro le donne”. Lo comunica, in una nota, la Federazione Nazionale Ordini delle Professioni infermieristiche (FNOPI) in occasione della Giornata Nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari all’interno degli ospedali.

Ospedali insicuri, gli infermieri sono le principali vittime di violenze e aggressioni

“Questi episodi, spesso, nascono da mancate risposte che i cittadini patiscono per la carenza di personale, che peggiora una situazione di disagio organizzativo e di stress lavorativo – spiega la Federazione Nazionale Ordini delle Professioni infermieristiche -. Accanto alle misure di contenimento messe in atto dal governo, che pure stanno dando dei risultati concreti in termini di condanne, occorre costruire un percorso di sensibilizzazione dei cittadini rispetto al corretto utilizzo delle strutture e dei servizi del Servizio sanitario nazionale. Servono nuovi modelli organizzativi integrati, in grado di intercettare i bisogni dei cittadini e fornire risposte adeguate”.

Secondo quanto dichiara la FNOPI, “è necessario mettere in connessione ospedale e territorio. Come Federazione siamo da sempre a disposizione per fare la nostra parte, collaborando con le istituzioni e lavorando sulla formazione dei nostri professionisti affinché siano sempre più preparati sia dal punto di vista relazionale, secondo i principi del Codice Deontologico, sia in termini di formazione continua”.

Fenomeno spaventoso

Il 67,08% delle aggressioni a danno del personale sanitario e sociosanitario della CRI è avvenuto durante l’attività di trasporto in ambulanza (TSSA). Vittima e aggressore nella maggior parte dei casi sono uomini (69,06 e 69,80%). In circa la metà degli episodi segnalati (47,26%) l’aggressore è un utente. Per quanto riguarda il tipo di violenza esercitata, nel 53,94% dei casi è stata di tipo verbale mentre nel 46,06% fisica. In occasione di queste ultime (aggressioni fisiche), nel 76,25% dei casi si sono verificati danni a persone.

Questi alcuni dei dati contenuti nel Report 2024 dell’Osservatorio sulle aggressioni agli operatori della Croce Rossa Italiana e pubblicato oggi, in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari, che dal 2022 si celebra ogni 12 marzo. Il documento viene elaborato annualmente con i dati raccolti attraverso le segnalazioni delle aggressioni inviate dagli operatori vittime di attacchi e dà conto dello stato delle cose e dell’evoluzione del fenomeno anche in relazione con il numero di Volontari della CRI con qualifica di Istruttore di Diritto Internazionale Umanitario (DIU) specializzato in “Health Care in Danger” presenti sul territorio. Mantenere alta l’attenzione su questo drammatico fenomeno al fine di prevenirlo e contrastarlo è infatti per la CRI una priorità, realizzata attraverso la formazione affidata ai suoi Istruttori DIU specializzati.

Emergenza ospedali

A fine 2018, la Croce Rossa Italiana lanciò la campagna nazionale “Non sono un bersaglio” per denunciare il costante intensificarsi di attacchi agli operatori sanitari e istituì un Osservatorio sulle aggressioni ai propri operatori. Si trattava di una iniziativa ricompresa in quella avviata anni prima dal Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, “Health Care in Danger”, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di proteggere gli operatori, le strutture e i convogli sanitari durante i conflitti armati. Le violenze contro chi soccorre avvengono infatti non solo nei teatri di conflitto in tutto il mondo, ma anche in contesti “insospettabili” come quello italiano.

“I dati che emergono dal Report sono preoccupanti e dimostrano come ci sia ancora tanto da fare nella sensibilizzazione su un fenomeno purtroppo in crescita. È importante far capire che attaccare gli operatori e i soccorritori significa privare qualcuno in difficoltà di un aiuto che magari potrebbe salvargli la vita. Le persone che non potranno essere soccorse a causa dell’aggressione a un sanitario diventano infatti le vittime indirette di quella stessa violenza. Gli attacchi al personale sanitario e sociosanitario sono intollerabili, tanto in tempo di pace quanto in aree di conflitto, laddove il soccorso può ancor più fare la differenza tra vivere e morire. Gli operatori sanitari e umanitari non devono, mai e in qualunque luogo e circostanza, essere un bersaglio”, ha commentato il Presidente della Croce Rossa Italiana, Rosario Valastro.



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