Mutui, Bankitalia: tasso scende al 3,50%. L’impatto sulle rate, i calcoli del Codacons

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Continuano a scendere i tassi sui mutui. Secondo la pubblicazione mensile della Banca d’Italia “Banche e moneta: serie nazionali”, a gennaio gli interessi sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (tasso annuale effettivo globale, Taeg) si sono collocati al 3,50% rispetto al 3,55 di dicembre.

Il calo del costo dei mutui a gennaio è lieve ma significativo. Il Taeg, Tasso annuale effettivo globale, che indica gli interessi pagati su un prestito comprensivi di spese, si è al 3,50%, per il credito concesso a fronte dell’acquisto di una casa. A dicembre era arrivato al 3,55%. Il rapporto conferma inoltre la ripresa dei prestiti in tutte le categorie, l’aumento dei depositi e una marcata riduzione delle obbligazioni emesse.

Il calo dei tassi

Prosegue quindi il trend discendente dei tassi di interesse sui mutui, che in 14 mesi calano complessivamente dell’1,42% passando dal record del 4,92% di novembre 2023 al 3,50% di gennaio 2025. La discesa dal picco era però cominciata alla fine del 2023 e si era interrotta soltanto momentaneamente proprio poco prima della metà del 2024. La traiettoria è comunque rimasta quasi invariata negli ultimi 12 mesi, grazie ai continui tagli al costo del denaro della Banca centrale europea.

Anche i costi della maggior parte delle altre tipologie di prestito bancario continuano a diminuire. I tassi di interesse sui finanziamenti alle società non finanziarie sono scesi al 4,15%, rispetto al 4,40% del mese precedente. Per i prestiti fino a un milione di euro, il tasso medio si è attestato al 4,66%, mentre per quelli di importo superiore è stato del 3,89%.

L’unica eccezione rilevante riguarda il credito al consumo per le famiglie, che si distingue per un aumento marcato. Già caratterizzati da tassi superiori alla media, questi finanziamenti hanno registrato un ulteriore incremento: il Taeg ha raggiunto il 10,50%, in crescita rispetto al 10,09% del mese precedente.

Quanto costa ora un mutuo

Il calo dei tassi di interesse sui mutui registrato da Bankitalia per il mese di gennaio è una buona notizia per le famiglie che hanno accesso un finanziamento per l’acquisto della prima casa, mentre si attende che sul mercato dei finanziamenti si rifletta l’ultimo taglio dei tassi deciso dalla Bce lo scorso 6 marzo. In termini di impatto sul costo dei mutui, ipotizzando un finanziamento da 125mila euro a 25 anni, si tratta di un risparmio di circa 99 euro sulla rata mensile, pari a -1.188 euro annui. Cifre che emergono da una nota del Codacons, che si aspettano ora una ulteriore riduzione dei tassi applicati alle famiglie “come conseguenza del taglio dello 0,25% deciso dalla Bce lo scorso 6 marzo”, conclude l’associazione.

Per chi ha sottoscritto ora un mutuo a tasso variabile, secondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, la rata scende, rispetto ad agosto 2024, di 43 euro al mese e di 516 euro all’anno, mentre rispetto al picco di novembre 2023, cala di 104 euro al mese, pari a un risparmio su base annua di 1248 euro. Un risparmio che va poi riducendosi man mano che il mutuo si avvicina alla sua scadenza e si paga quasi soltanto la quota capitale.

Le prossime mosse della Bce

Lo scorso 6 marzo la Banca centrale europea ha annunciato un ulteriore taglio dei tassi di interesse di 25 punti base.

Ma non è ancora chiaro, se ci sarà una pausa ad aprile. Gli analisti reputano che ci sarà ancora un calo dei tassi di circa mezzo punto percentuale entro la fine del 2025. Resta da valutare l’impatto delle nuove dinamiche economiche sulla politica monetaria, a partire dalle tensioni commerciali generate dalle tariffe imposte dall’amministrazione Trump.

Al momento, le scelte in ambito di politica monetaria continuano a essere guidate dall’analisi dei dati, con particolare attenzione alle aspettative e all’andamento dell’inflazione. Secondo la Banca Centrale Europea, l’inflazione di fondo dovrebbe stabilizzarsi intorno al 2% nel medio periodo. Non desta particolare preoccupazione il fatto che l’inflazione interna resti elevata, poiché ciò è legato principalmente all’adeguamento di salari e prezzi in alcuni settori, un fenomeno che sta progressivamente perdendo slancio.



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