Genitori non si nasce, si diventa. E per quanto l’evento sia da considerarsi naturale, imparare ad esserlo è una delle imprese più complicate che si possano intraprendere in tutta una vita. Essere stati dei figli e trovarsi ad averne a propria volta, comporta una serie di sfide da affrontare, a livello pratico certo, ma anche e soprattutto a livello psicologico. Sliding doors continui, che imporrano grandi capacità di adattamento nell’ambito di un rapporto padre figlio quotidiano con quell’individuo venuto al mondo e che a vivere in quel mondo andrà preparato. Un ruolo di grande responsabilità ed un percorso irto di insidie, perché nel rapporto che si svilupperà tra genitore e figlio il rischio che si generino occasioni di conflittualità sarà da considerarsi una costante.
Il rapporto padre figlio, unico e complesso
Fondamentale per lo sviluppo emotivo, quello tra padre e figlio è un rapporto unico e complesso, che costituisce una delle dinamiche più importanti nella crescita di un individuo per il suo impatto a livello di carattere, valori e percezione di sé nel mondo. Proprio per questo, comunicazione, empatia e capacità di affrontare le sfide insieme, faranno la differenza in termini di simbiosi e costituiranno le fondamenta di una relazione sana e positiva.
D’altro canto, la figura del padre è tutt’ora in piena evoluzione ed i continui cambiamenti culturali e sociali non fanno altro che spostare sempre più in là l’asticella del coinvolgimento emotivo e affettivo. Fino a qualche tempo fa’, infatti, il ruolo paterno era associato a quello di pater familias, nonché di educatore sotto il profilo della disciplina e di principale sostenitore economico. Un modello patriarcale, che lasciava poco spazio, per usare un eufemismo, all’emotività ed alle inclinazioni dei figli, assoggettati ad un’autorità indiscussa e indiscutibile, da considerarsi ormai superato. La contemporaneità impone “nuovi padri”, maggiormente coinvolti nella quotidianità della famiglia, come guide non più autoritarie, ma educative e, soprattutto, affettive.
Rapporto padre figlio, ad ogni età i suoi conflitti
Il primo decisivo effetto di questo cambiamento risiede nel fatto che il rapporto tra padre e figlio non si configura più come statico, ma dinamico, perché destinato ad attraversare le fasi della vita, ciascuna con le sfide e le opportunità che propone.
L’infanzia, per quanto faticosa da gestire emotivamente e anche fisicamente, vede la figura del padre centrale per creare attaccamento e senso di sicurezza e fiducia. Attraverso il semplice contatto fisico, il gioco e l’interazione quotidiana, si promuove lo sviluppo emotivo e cognitivo del figlio. È proprio in questo momento che la figura paterna inizia a diventare modello di comportamento alla scoperta del mondo.
Tutto però viene messo in discussione con l’irrompere dell’adolescenza, una fase in cui il rapporto padre figlio può essere messo a dura prova dall’incontenibile spinta all’indipendenza. La ricerca di una propria identità può portare infatti a disconoscere l’autorità e financo i valori dei genitori. Un terremoto emotivo, inevitabilmente generatore di conflitti, ma anche, se colto, un momento chiave in cui il padre ha l’occasione di sostenere i figli nel percorso verso l’agognata autonomia.
Se superata, questa fase critica crea i presupposti per una nuova trasformazione del rapporto padre figlio. Che in età adulta può assumere una nuova luce, rafforzandosi e diventando più simile ad una relazione basata su amicizia e rispetto recipoco, piuttosto che ad una fatta di conflitti irrisolti, aspettative disattese ed accuse reciproche.
Le sfide nel rapporto padre figlio
A complicare le dinamiche di una relazione potenzialmente sana tra padre e figlio, intervengono alcuni fattori ricorrenti, quali:
- pressione sociale
- aspettative irrealistiche
- differenze generazionali e culturali
- difficoltà ad esprimere i propri sentimenti
- assenza fisica o emotiva della figura paterna
Tutti elementi che, anche se presi uno ad uno, hanno un impatto di non poco conto sullo sviluppo emotivo e psicologico dei figli, ma i cui effetti, allo stesso tempo, potrebbero essere attenuati da comportamenti virtuosi da parte dei padri, come:
- partecipare attivamente alla vita dei figli e alle tappe importanti della loro crescita
- essere disponibili ad ascoltare senza giudicare
- cercare di vivere secondo i valori che si desidera trasmettere
Se nell’infanzia il rapporto padre figlio è configurabile come “imitativo”, dunque il ruolo di modello del genitore è quasi automatico, è nella fase adolescenziale che questo viene messo in dubbio, con il conseguente distacco dalla figura paterna. Ecco perché sarebbe bene sforzarsi di essere un esempio di padre che è dura mettere in discussione, restando però consapevoli del fatto che non sarà mai possibile rispondere pienamente alle aspettative del figlio.
Rapporto padre figlio, cambiare lo spartito
La maggior parte dei conflitti tra padri e figli nascono da problemi di comunicazione, che hanno le loro derive nell’autoritarismo e nell’eccessivo permessivismo, esempi estremi di come spesso i genitori scelgano semplicemente la strada apparentemente più semplice. Vietare qualunque cosa, come permettere di fare tutto, rappresentano infatti lo stesso tentativo di sottrarsi ad un confronto invece necessario alla crescita del rapporto.
– Tra regole e concessioni: i “no che aiutano a crescere”
Quello che si instaura in occasione dei conflitti, prende spesso la forma di un gioco psicologico, che può rivelarsi subdolo nel momento in cui, il più delle volte inconsapevolmente, si finisce per trasformarlo in una sorta di competizione, all’interno della quale una delle parti debba prevalere o cedere. Una strategia che finisce però per generare solamente vinti, perché anche chi ha l’impressione di vincere, lo fa in realtà solamente in apparenza. Esistono infatti situazioni da interpretare di continuo, dalle più banali in cui è possibile concedere, a quelle fondamentali in cui è necessario mostrarsi fermi, ricorrendo a quelli che vengono definiti come i “no che aiutano a crescere”.
Durante l’infanzia, insegnare al bambino l’esistenza delle regole assolve ad una doppia funzione:
- fornirgli la sensazione di essere protetto proprio attraverso la fissazione di limiti che non devono essere superati
- prepararlo al mondo esterno, che a partire dalla scuola materna lo metterà di fronte a nuove regole da rispettare
Al contrario, un atteggiamento troppo conciliante, che tende a darla sempre vinta al proprio figlio, ne accentuerà l’insicurezza e ne alimenterà la frustrazione nel momento in cui si renderà conto che le sue continue richieste non potranno essere soddisfatte all’infinito. È questo un errore in cui incappano quei padri ossessionati da un’utopia di perfezione, che metta sempre al sicuro i figli da imprevisti e delusioni. Come visto, invece, sono proprio i litigi e gli scontri a costituire potenziali tappe di crescita individuale e relazionale.
– Rigidità e flessibilità: una posizione intermedia
La soluzione ideale sarebbe invece imparare ad assumere una posizione intermedia, che tra rigidità e flessibilità eviti o diminuisca sensibilmente le occasioni di conflitto:
- ribadendo il proprio ruolo di genitore. Concedendo maggiore spazio e libertà anche di sbagliare si regala al figlio l’illusione di averla avuta vinta, ma si resta sempre presenti. Soprattutto nel caso in cui le cose non dovessero andare come auspicato
- evitando di imporsi sempre. Abusando della propria posizione per imporre, punire, minacciare, si ottiene in cambio un rispetto posticcio, basato sulla paura della possibile ritorsione, destinato ad alimentare una conflittualità irrisolta e una profonda frustrazione interiore nel figlio
- evitando di non imporsi mai. Defilandosi dalle proprie responsabilità di genitore e conferendo al figlio un’immagine fuorviante, lo si illude di poter fare tutto quello che vuole, minandone l’autocontrollo e la capacità di accettare le frustrazioni cui andrà incontro e dando l’impressione di una mancanza di interesse
Conclusioni
In definitiva, nella dinamica speciale del rapporto padre figlio, litigi e conflitti saranno sempre inevitabili, ma se presi come elementi fondamentali nello sviluppo di una relazione positiva, passeranno senza lasciar danni. Da parte del genitore empatia, ascolto e corretta comunicazione sono le sole “armi” con cui fronteggiare la crescita dei figli, uno sforzo che sarà ampiamente ricompensato nel tempo.
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