Wall Street in rosso, per i supermiliardari alla corte di Trump una perdita di 210 miliardi di dollari

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Per alcuni degli uomini più ricchi del mondo, l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca dello scorso 20 gennaio era stata una vera e propria festa. In molti, da Jeff Bezos a Mark Zuckerberg e Bernard Arnault, avevano voluto essere personalmente presenti. In fondo, dal giorno delle elezioni, il 5 novembre 2024, il presidente eletto aveva già fatto guadagnare loro un bel po’ di quattrini in più di quanto già non avessero.

Ingraziarsi i favori del vincitore (e i lucrosi finanziamenti per le ricerca nell’Intelligenza artificiale etc) sembrava promettere altri grassi dividendi. Fino a quel momento, ad esempio, le azioni Amazon erano salite di oltre il 20%, quelle di Meta di quasi il 10%. E poi la Tesla del sodale Elon Musk non lontana dal raddoppiare il suo valore in soli due mesi, catapultando Musk in vetta alla classifica dei più ricchi del mondo.

Poi, tra minacce di dazi e ritorsioni, licenziamenti di massa nel pubblico, segnali indecifrabili su tanti dossier, la musica si è fermata e i miliardi hanno smesso di ballare, almeno per ora. Insieme i primi cinque mega miliardari mondiale hanno visto andare in fumo 210 miliardi, per effetto della perdita di valore delle loro partecipazioni. Dal giorno del giuramento di Trump la capitalizzazione congiunta di Tesla, Meta, Amazon e Lvmh è diminuita di 1.430 miliardi di dollari.

Stando alle rilevazioni di Bloomberg, Elon Musk rimane per ora l’uomo più ricco del mondo con un patrimonio che ammonta a 330 miliardi. Ma solo lo scorso 17 dicembre il “gruzzolo” toccava i 486 miliardi, un calo di 156 miliardi insomma. Pesa il tracollo di Tesla che vende sempre di meno, anche a causa delle simpatie di Musk verso movimenti di estrema destra negli Usa come in Europa.

Jeff Bezos di Amazon ha schierato di forza il suo Washington Post, storica testata di orientamento democratico, a sostegno di Trump e ha ripetutamente espresso il suo apprezzamento per il neo presidente contribuendo anche a finanziarne la campagna elettorale. Ma negli ultimi due mesi le azioni Amazon sono calate di quasi il 20% e la ricchezza di Bezos è scesa a 220 miliardi, 18 miliardi in meno rispetto all’inizio dell’anno.

Mark Zuckerberg di Meta (Facebook, Instagram, WHatsapp) è stato uno dei primi grandi nomi del web a convertirsi al Trump 2.0. È stato anche tra i primi a rinnegare dalle sue società le politiche di inclusioni per andare incontro ai desiderata del presidente. Ma anche per lui gli ultimi giorni sono andati male. Sono “svaniti” quasi 10 miliardi di dollari da un patrimonio che ora ne conta circa 220. Infine, il francese Bernard Arnault, patron di Lvmh e quarto uomo più facoltoso del pianeta, è amico di Trump da decenni. Le azioni Lvmh sono salite del 20% dal giorno delle elezioni fino a fine gennaio. Ma poi hanno ricominciato a scendere portandosi via anche 5 miliardi dal patrimonio di Arnault.



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