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La Conferenza sulla sicurezza di Monaco di questo mese ha ospitato leader ed esperti internazionali, dibattendo sulle nuove sfide geopolitiche. Le dichiarazioni emerse, a partire da quelle di J.D. Vance, hanno evidenziato il rafforzamento delle tensioni fra Occidente, USA ed altri attori globali. Le implicazioni che ne derivano sono essenziali per analizzare il futuro delle relazioni internazionali in ambito securitario.
Introduzione
La Conferenza, evento a cadenza annuale a partire dal 1963, permette una serie di scambi e dibattiti informali sulle questioni di sicurezza di tutto il mondo al fine di permettere un confronto fra i diversi leader mondiali, diplomatici ed esperti internazionali. Quest’anno, la Conferenza, si è svolta in un clima di estrema tensione data la delicatezza del periodo storico; infatti, le tematiche maggiori hanno riguardato perlopiù la guerra russo-ucraina, le preoccupazioni crescenti sulla sicurezza globale, l’influente Cina ed il futuro europeo.
L’importanza di questo evento, risiede non solo nella possibilità di poter discutere apertamente delle nuove sfide geopolitiche, ma soprattutto il fatto che queste discussioni si siano svolte in un periodo estremamente fragile e delicato per le attuali relazioni internazionali.
Durante il suo intervento, il vicepresidente americano J.D Vance, ha espresso la sua inquietudine rispetto ai valori democratici in Europa che, come lui stesso sottolinea, sono i medesimi che caratterizzano gli Stati Uniti, considerando entrambi i continenti un unico team. In modo particolare, egli critica apertamente la censura e l’annullamento di alcune elezioni comunitarie, sottolineando la necessità di un maggior impegno da parte europea nel campo della difesa, allineandosi quindi alla linea di pensiero trumpiana che mira ad aumentare la spesa del PIL per la difesa al 5%. Parole molto dure inoltre, sono state riferite dallo stesso nei confronti del presidente ucraino Zelensky nel corso della sua recente visita negli USA.
Quali sono gli impatti: UE e USA a confronto
La partecipazione di figure di spicco come Ursula Von Der Layen, Volodymyr Zelensky, Mark Rutte, il neoeletto tedesco Friedrich Merz e diversi personaggi di spessore della politica americana, hanno reso le discussioni ancor più significative evidenziando differenze di vedute tra l’approccio europeo e quello statunitense, specialmente per quanto attiene la gestione della guerra ucraina.
In Europa vige una preoccupazione profonda per le iniziative individuali ed isolazioniste di Trump di ultimare la belligeranza; di fatto, molti esponenti europei hanno sottolineato che il raggiungimento del cessate il fuoco, non significherebbe giungere ad una pace stabile e durevole: si esaurirebbe la guerra ma il conflitto potrebbe persistere e ciò, in un’ottica di medio-lungo termine, potrebbe provocare un’ulteriore guerra.
La presidente della Commissione Europea inoltre, ha proposto un nuovo approccio alla difesa comune ed un allentamento dei vincoli fiscali per aumentare gli investimenti nella difesa europea. Recentemente, l’Italia ha proposto un summit con USA ed UE proprio per affrontare le tensioni internazionali. Infatti, le nuove sfide geopolitiche globali hanno portato, ad esempio, l’opinione pubblica italiana a considerare prioritario investire in difesa e sicurezza, per ben tre italiani su quattro favorevoli, secondo Youtrend.
Oltreoceano invece, l’intervento ai dibattiti di Monaco dell’inviato speciale per l’Ucraina e la Russia, K. Kellogg, ha suscitato forti critiche sulla determinazione americana di non coinvolgere l’UE nei negoziati di pace a proposito della crisi. È stato ampiamente ribadito l’isolamento ucrainoalle trattative, nonostante qualsiasi tipo di accordo avrà inevitabilmente un certo impatto sulla sicurezza del continente europeo. Trump infatti, non esclude la possibilità di offrire concessioni territoriali alla Russia per poter avviare i negoziati e che, allo stesso tempo, un qualsiasi rifiuto a procedere, avrebbe implicato un maggior sostegno americano all’Ucraina, così come dichiarato dallo stesso Kellogg.
Dalla Conferenza emergono ulteriormente le tensioni fra un’Europa preoccupata per la propria sicurezza e un’America che, al contrario, sembrerebbe immune all’idea di un distacco dalle storiche alleanze. La cooperazione fra Cina e Russia emersa nelle discussioni di Monaco, portano alla luce un nuovo fronte che potrebbe sfidare il tradizionale ordine internazionale e spingere verso nuovi assetti di potere accentrati su alleanze regionali, piuttosto che globali. La politica dell’ “America First” rivaluta le priorità internazionali statunitensi, in netta contrapposizione con quelle comunitarie.
Come gli USA potrebbero influenzare la sicurezza internazionale?
Come anticipato, la Conferenza di Monaco ha evidenziato profonde incertezze circa il piano di pace americano e, la persistenza delle tensioni sul come trattare russi e ucraini, sottoporrà la diplomazia internazionale a dura prova. Gli Stati Uniti, in quanto potenza globale, hanno un impatto più che significativo sulla sicurezza internazionale: economia, diplomazia, potenza militare e leadership sono determinanti per cambiare gli equilibri.
In primo luogo, potrebbero aumentare le politiche isolazioniste, con una riduzione netta degli impegni nei conflitti e nelle questioni reputate troppo “lontane” e di scarso interesse per loro politica. In questa cornice infatti, la NATO potrebbe essere incaricata di assumersi maggiori responsabilità tali da rendere gli USA più concentrati sui loro obiettivi, quali il rapporto con la Russia ed affrontare la minaccia cinese.
Tuttavia, bisogna tenere in considerazione che la potenza militare statunitense, dal 2005 ad oggi, risulta ancora essere in prima posizione per forza e capacità militare, secondo la Global Fire Power. L’innovazione tecnologica in ambito bellico degli ultimi anni ha offerto agli USA un vantaggio operativo e competitivo, anche in virtù della loro abilità in ambito cyber, alla militarizzazione dello spazio e allo sviluppo esponenziale in termini di sorveglianza, rafforzando quindi la loro posizione di deterrenza. Non è infatti un mistero che la tattica americana faccia leva sulla capacità di dissuasione, sostenuta dai loro vantaggi tecnici e tattici di cui dispongono.
In ambito diplomatico, come l’esperienza del 2016-2020, gli USA potrebbero affermare la loro leadership in maniera egemone nelle riunioni intergovernative come il G7 e G20, ma anche in organizzazioni multilaterali come l’ONU, prediligendo la ricerca di alleanze strategiche. Lo scetticismo nei confronti delle tematiche globali come il cambiamento climatico, l’uscita del paese dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS, il nucleare iraniano, le minacce CBRNe ed il terrorismo internazionale, potrebbero portare gli Stati Uniti a condurre negoziati unilaterali determinando un certo tipo di impatto sulla stabilità internazionale ed europea.
In ultimo, l’economia atlantica rimane un potente strumento di pressione: le minacce di sanzioni economiche, il protezionismo, l’innalzamento delle barriere doganali e i tentativi di controllo delle risorse strategiche come le terre rare (Ucraina e Groenlandia), influenzano ampiamente le strategie globali. Se Trump continuasse ad utilizzare la leva economica in maniera mirata e provocatoria, ciò inevitabilmente comporterebbe la ridefinizione degli equilibri geopolitici.
Le prospettive previsionali
Obiettivi di lungo-medio termine: aumento della spesa miliare degli Stati comunitari, riduzione degli impegni statunitensi nelle operazioni NATO e ridefinizione delle sfere di influenza globali con la Russia in stile Yalta, maggior resilienza ed autonomia europea in materia di difesa e sicurezza comune.
Best case scenario
Modalità di attuazione: gli USA mantengono il sostegno con l’Ucraina, forniscono garanzie di sicurezza, conclusione di un accordo bilaterale sull’estrazione delle terre rare, leva economico-diplomatica americana per rendere internazionalmente accettabili eventuali concessioni territoriali alla Russia; l’UE aumenta progressivamente gli investimenti nella difesa comune, riesce ad avere un ruolo nei negoziati di pace ed ottiene garanzie sul futuro ucraino.
Tempistiche di breve, medio e lungo termine: definito un piano comune USA-UE per la sicurezza e la stabilità europea, vengono raggiunti accordi preliminari con Russia ed Ucraina; la NATO rafforza la resilienza ed irrobustisce la sua capacità di deterrenza, viene creato un nuovo meccanismo securitario che riduce la dipendenza dagli americani; il conflitto ucraino viene definitivamente stabilizzato mediante un accordo sulla sicurezza con un’UE indipendente e consolidata nel campo della difesa.
Impatti politici ed economici: allentamento dell’unilateralismo americano a seguito del raggiungimento degli obiettivi NATO, dell’integrazione delle politiche di difesa e dell’unità europea, migliorano i rapporti atlantico-comunitari e si procede sinergicamente per ridurre le tensioni con la Russia; crescita lineare del settore della difesa in entrambi i continenti.
Impatto dell’opinione pubblica: crescente accettazione e sostegno per l’aumento della spesa per la difesa europea, sostegno statunitense alla creazione di un esercito comunitario con il proprio supporto politico-sociale che preclude però, interventi militari diretti.
Indicatori: progressivo aumento della percentuale di PIL destinata alla difesa, evoluzione dei negoziati di pace sul conflitto, reazioni e relazioni russo-americane.
Worst case scenario
Modalità di attuazione: isolazionismo americano, taglio al supporto ucraino, disimpegno dagli impegni NATO ma pressioni per raggiungere gli obiettivi di medio-lungo termine dell’Allenza Atlantica secondo la visione americana.
Tempistiche di breve, medio e lungo termine: netto disimpegno americano nella NATO, implementazione dei dazi alle importazioni europee e difficoltà dell’UE nell’aumentare la spesa per la difesa; la Russia intensifica la pressione sull’Ucraina ed avanza delle pretese su Moldavia e Romania, le decisioni europee sono rallentate dalle divisioni interne; nuova crisi nell’Europa orientale.
Impatti politici ed economici: disallineamento UE-USA, allargamento del conflitto in Europa, governi divisi sul come agire; crisi economica data dal protezionismo americano, investimenti in difesa sono frammentati ed inefficienti.
Impatto dell’opinione pubblica: crescente sfiducia europea verso gli USA ed opposizione ad ulteriori aumenti delle spese militari, polarizzazione dell’opinione americana che culmina con il vantaggio degli isolazionisti sugli interventisti.
Indicatori: evoluzione del conflitto russo-ucraino, dati sugli investimenti europei nella difesa, riduzione graduale dell’impegno statunitense e del suo coinvolgimento politico-militare in UE, il livello di consenso politico-sociale nei paesi NATO rispetto agli obiettivi da perseguire, reazioni e relazioni russo-americane.
In conclusione, la cooperazione e la gestione degli impegni transatlantici saranno determinanti per comprendere l’evoluzione delle relazioni internazionali. Tuttavia, le differenze di vedute e la possibilità di un concreto isolazionismo americano, potrebbero realizzare uno scenario negativo per l’UE, ponendola di fonte ad un banco di prova in cui l’unità e la resilienza collettiva saranno cruciali per il suo successo.
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