un bivio per la Germania e l’Europa –

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Le elezioni politiche tedesche del 23 febbraio non sono state solo un evento nazionale. Con la vittoria della CDU, la Germania sta riscrivendo le sue priorità, ma ciò potrebbe influenzare il futuro di tutta l’Europa. Cosa significa davvero questa svolta per l’Unione Europea e per il suo equilibrio geopolitico? La risposta potrebbe essere decisiva per gli equilibri internazionali nei prossimi anni.

La vittoria della CDU, guidata da Friedrich Merz, segna un ritorno alla guida conservatrice del paese, dopo una lunga parentesi di governo socialdemocratico sotto Olaf Scholz. Nonostante il risultato non eccellente (28,52% dei voti, il secondo peggior risultato post-riunificazione), la CDU è riuscita a formare una “Große Koalition” (grande coalizione) con i socialdemocratici dell’SPD, per un totale di 328 seggi su 630, garantendosi così una solida maggioranza parlamentare.

Questa vittoria arriva in un contesto europeo e internazionale particolarmente complesso. 
La Germania sta affrontando sfide interne significative: un invecchiamento della popolazione, un divario economico sempre più accentuato tra Est e Ovest, una crisi energetica dovuta alla spaccatura creatasi con la Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina e una perdita di competitività nell’industria manifatturiera. 

Tutte queste difficoltà hanno alimentato il crescente consenso di Alternative für Deutschland (AfD), che si è affermata come seconda forza politica del paese con oltre il 20% dei voti.
Il partito di estrema destra ha trovato terreno fertile in un paese che sta vivendo due anni consecutivi di recessione economica. Il rallentamento della Germania in quanto principale motore economico d’Europa rischia di mettere in crisi la stabilità economica dell’Unione Europea.

La questione migratoria, poi, rappresenta un nodo cruciale. Mentre la CDU spinge per un rafforzamento dei controlli alle frontiere e per misure per accelerare le espulsioni degli immigrati irregolari, la Germania ha bisogno di lavoratori stranieri per sostenere il suo sistema economico, data la riduzione della forza lavoro interna. Questo contrasto tra necessità economiche e tensioni politiche potrebbe generare ulteriori divisioni sociali, complicando la già delicata integrazione dei migranti.

La politica protezionista della nuova amministrazione americana sotto Donald Trump, combinata con una crescente concorrenza globale, mette in difficoltà la Germania, il quarto partner commerciale degli Stati Uniti. Il paese, infatti, dipende fortemente dalle esportazioni, in particolare dal mercato cinese, e il rischio di un aumento dei dazi potrebbe avere conseguenze dirette sulla sua economia.

Inoltre, la guerra in Ucraina e il ritiro dell’energia russa hanno imposto nuove sfide strategiche, rivelando la vulnerabilità della Germania in un mondo che si sta rapidamente riorientando verso est. Il paese è chiamato a rivedere la sua politica estera e la sua dipendenza dalle importazioni energetiche, per evitare di diventare una pedina vulnerabile nei giochi geopolitici globali.

In risposta a queste sfide, Merz ha delineato la sua “Agenda 2030” per rilanciare l’economia tedesca e, per estensione, quella europea. Tra le misure proposte ci sono un significativo taglio delle imposte alle imprese, un abbassamento dei costi energetici, una revisione delle politiche climatiche e una riduzione dei sussidi per rifugiati e disoccupati di lungo corso. Merz ha anche annunciato un incremento delle spese militari, in linea con la necessità di costruire una difesa europea autonoma dagli Stati Uniti.

Queste misure sono essenziali non solo per la Germania, ma anche per la stabilità e la competitività dell’intera Unione Europea, che dipende dal motore economico tedesco per la sua crescita. Tuttavia, per realizzare questa agenda, Merz dovrà affrontare ostacoli significativi. La necessità di modificare la regola costituzionale dello “Schuldenbremse” (freno all’indebitamento), una norma che limita fortemente la capacità di indebitamento dello stato, richiede il consenso di due terzi del Parlamento, il che implica la necessità di allearsi anche con i partiti più piccoli, come i Verdi e i Linke.

Inoltre, Merz dovrà bilanciare la sua politica fiscale conservatrice con le esigenze di rilancio dell’economia e trovare il giusto equilibrio tra il rispetto delle norme europee e la necessità di maggiore flessibilità per sostenere la crescita.

La crescita economica sarà cruciale per la Germania, ma altrettanto lo sarà il mantenimento della coesione sociale interna e la gestione delle relazioni internazionali, soprattutto con gli Stati Uniti e la Cina, e all’interno dell’Unione Europea. L’incertezza economica globale, unita alla crescente polarizzazione politica interna, renderà il percorso del nuovo governo difficile, ma anche determinante per il futuro dell’Europa.

Le elezioni tedesche e l’ascesa di Merz alla cancelleria segnano l’inizio di una fase di transizione per la Germania, che si prepara a rinnovare la sua economia, ma anche a ridefinire il suo ruolo nell’Europa e nel mondo. La domanda non è più solo se Merz riuscirà a rilanciare l’economia tedesca, ma se l’intera Unione Europea sarà in grado di adattarsi alla sua trasformazione. Il successo o il fallimento del nuovo governo tedesco avranno ripercussioni profonde per l’intera Unione Europea, che, come sempre, dipende dalla stabilità e dalla forza economica della sua principale potenza.

Se la Germania riuscirà a superare le sue sfide interne e a mantenere il suo ruolo centrale in Europa, potrà essere il fattore che determina l’equilibrio dell’Unione Europea negli anni a venire e continuare a svolgere un ruolo cardine all’interno dell’Unione. Ma se fallirà, non solo il paese ne risentirà, ma l’intero progetto europeo potrebbe essere messo in discussione.



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