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La valutazione aziendale è sempre più legata anche ai fattori ESG e pertanto alle performance di sostenibilità delle imprese a seguito delle pratiche adottate nei loro settori di business di riferimento.
Un cambio di paradigma che sta interessando sempre più settori e imprese, sotto la spinta congiunta delle recenti normative in materia (ad esempio la CSRD – Corporate sustainability reporting directive) e della ricerca, da parte del mondo finanziario, di rendimenti maggiormente remunerativi come quelli che possono essere generati dagli investimenti green.
Per questi motivi diviene sempre maggiore la convergenza tra il mondo profit e il mondo del Terzo Settore, risultando così proficua l’interazione tra le imprese e gli Enti che operano nel settore sportivo. Questo avviene perché la sostenibilità non è solamente ambiente, ma anche sociale ed in questo, lo sport è una componente essenziale della vita umana, capace di impattare sotto molti aspetti come quello del lavoro, della salute e della sanità pubblica, oltre ovviamente al suo aspetto ludico. Lo sport come legame tra le imprese e gli enti del Terzo Settore, intendendo tutte quelle organizzazioni non profit, associazioni e cooperative.
Il legame tra le imprese e il Terzo Settore avverrebbe attraverso collaborazioni e progetti il cui fine ultimo sarebbe quello di promuovere iniziative sportive utili ad incoraggiare stili di vita sani e sostenibili, attraverso:
- la costruzione di infrastrutture eco – sostenibili (ad esempio, campi sportivi la cui fonte di energia proviene dalle rinnovabili, anche costituendo una CER sotto forma di ETS),
- l’organizzazione di eventi sportivi rispettosi dell’ambiente (ad esempio facilmente raggiungibili attraverso mezzi di trasporto pubblico), oppure
- la sponsorizzazione di eventi sportivi green che minimizzano l’uso di materiali monouso e/o promuovendo le attività di riciclo, aumentando in tal modo la consapevolezza ambientale tra i partecipanti e gli spettatori.
Lo sport non ha però impatti solamente sull’ambiente: la collaborazione tra imprese e imprese sportive potrebbe avere anche ricadute in ambito sociale, attraverso, ad esempio, progetti il cui scopo è rendere accessibile lo sport a chiunque, indipendentemente dal contesto socio – economico in cui si ritrova ad operare. Sotto questo aspetto, le iniziative includono programmi sportivi per giovani a rischio, l’inclusione di persone con disabilità e la promozione dello sport femminile.
Ambiente, sociale e infine, stimoli per l’innovazione e la crescita economica, in quanto l’investimento nello sviluppo di tecnologie sostenibili per lo sport (ad esempio materiali biodegradabili per attrezzature sportive) potrebbe avere come diretta conseguenza la creazione di nuove opportunità di mercato e posti di lavoro.
Lo sport nella rendicontazione di sostenibilità
Secondo la nuova direttiva europea CSRD, recepita nel nostro Paese tramite il decreto legislativo 125/2024, questi progetti sono meritevoli di essere riportati nei bilanci delle Società che, a partire dal 2024, dovranno essere redatti secondo le nuove regole e i nuovi principi di rendicontazione ESRS:
- ESRS E1 – Cambiamenti climatici: iniziative che possono ridurre le emissioni di carbonio o migliorare l’efficienza energetica;
- ESRS E2 – Inquinamento: progetti che hanno l’obiettivo di ridurre l’inquinamento ambientale, come gli eventi che prevedono l’arrivo attraverso mezzi di trasporto a basso impatto ambientale;
- ESRS E3 – Risorse idriche e marine: iniziative sportive con una gestione sostenibile delle risorse idriche;
- ESRS E4 – Biodiversità ed ecosistemi: progetti che promuovono la conservazione e protezione della biodiversità;
- ESRS S1 – Forza lavoro propria: iniziative con una gestione sostenibile del personale e delle condizioni di lavoro;
- ESRS S2 – Lavoratori nella catena del valore: similmente al precedente, la rendicontazione dei progetti che coinvolgono la catena del valore;
- ESRS S3 – Comunità interessate: particolare rilevante per i progetti sociali in quanto il progetto potrebbe avere un impatto significativo sulle comunità locali;
- ESRS S4 – Consumatori e utenti finali: importante rendicontare gli impatti dei progetti che influenzano direttamente i consumatori e gli utenti finali e quindi andranno rendicontati i benefici per questi gruppi;
- ESRS G1 – Condotta aziendale: importante garantire che il progetto sia condotto in modo etico e trasparente, rispettando i principi di governance aziendale.
Per la rendicontazione si rivelerà fondamentale la misurazione e l’utilizzo di KPI che possano fornire un risultato degli impatti del progetto attraverso la situazione ex ante ed ex post dello stesso. Per la misurazione si potrebbe far riferimento, ad esempio, ai dati su:
- Percentuali di assenteismo
- Desiderio di cambiare il lavoro
- Risentimento verso l’organizzazione
- Tempistiche nella performance
- Insofferenza nell’andare a lavoro
Rendicontare con un’attenzione particolare ad evitare il rischio greenwashing. È il caso di alcune squadre di calcio blasonate che, pur presentando sul proprio sito una sezione dedicata alla Corporate Social Responsability, optano poi per scelte incoerenti con quanto indicato come il percorrere meno di 200 km in aereo invece che utilizzando mezzi di trasporto più sostenibili come il treno.
Nel caso specifico è corretto parlare di sportwashing, cioè la strategia usata per sfruttare lo sport al fine di far passare come sostenibile la propria immagine quando non lo è. Tale pratica non è limitata alle imprese ma può riguardare anche enti sovranazionali o Stati come nel caso degli eventi sportivi calcistici in Paesi i cui diritti umani non sono pienamente rispettati.
I vantaggi per le imprese e dipendenti
I ritorni per le imprese si ritrovano nel poter ottenere una maggiore reputazione e un miglioramento dell’immagine aziendale, soprattutto considerando la maggiore propensione dei consumatori, e più in generale degli stakeholder, sempre più attenti alle pratiche sostenibili e socialmente responsabili del mondo profit.
I vantaggi possono essere riscontrati anche all’interno del perimetro aziendale in quanto, aprire la partecipazione agli eventi ai propri dipendenti, permette di godere dei benefici dello sport in termini di salute e coesione. Se in precedenza il concetto di benessere dei lavoratori era riferito quasi esclusivamente allo stato fisico, nel tempo il concetto si è spostato anche sul lato mentale. Sotto questo aspetto, nel contesto lavorativo, i dipendenti che praticano regolarmente attività sportiva tendono ad avere livelli di elevati di energia e resistenza, riduzione dei giorni di malattia, maggiore produttività e, in termini di coesione, si incentiva un ambiente di lavoro sano che incrementa la fidelizzazione dei dipendenti, rappresentando in tal modo un vantaggio competitivo e strategico. Inoltre, lo sport può sviluppare le cosiddette soft skill quali abilità che, seppur imparate in un contesto ludico, possono essere utili anche in un contesto lavorativo come:
- la gestione del tempo (nell’agonismo vi è un tempo massimo per completare la gara);
- la capacità di lavorare sotto pressione (l’allenamento è una cosa diversa dal contesto della gara);
- imparare fare del risk management nel momento in cui si partecipa nella consapevolezza tutti i possibili rischi (muscolari, idratazione ecc) e dovendo decidere la strategia (abbigliamento, alimentazione ecc);
- interazioni con altri atleti anche stranieri;
- imparare a riconoscere i propri limiti e, nel caso, il significato del fallimento inteso come opportunità per imparare.
In Italia molte imprese, anche PMI, stanno scoprendo sempre più il ricorso al wellness e welfare aziendale. Ad esempio, Ikea nel 2016 ha avviato un progetto che teneva conto dell’aumento dell’età media dei suoi dipendenti, stimolando uno stile di vita sano e incentrato anche sull’attività fisica. Ancora prima, in Ferrari si decise di mettere a disposizione dei dipendenti una flotta di biciclette per spostarsi all’interno del perimetro aziendale (con il duplice scopo di migliorare la salute fisica e riducendo il consumo di carburante).
I vantaggi per gli Enti Sportivi
Seppur la maggior parte degli Enti del Terzo Settore non rientrano nel perimetro di applicazione della nuova direttiva europea sulla sostenibilità, la rendicontazione potrebbe comportare comunque un vantaggio anche per queste forme aggregative. Ciò è dovuto alla maggiore interazione che si otterrebbe con gli stakeholder, permettendo a quest’ultimi di comprendere maggiormente il percorso sostenibile dell’organizzazione nei confronti di quei settori non propri dell’Ente (ad esempio l’attenzione verso l’ambiente da parte di un ente che opera nel sociale).
I vantaggi per la comunità
Attraverso la pratica sportiva è possibile mantenere e migliorare la salute fisica e mentale, contribuendo alla prevenzione di numerose malattie cardiovascolari, diabete, obesità e tumori. Inoltre, la popolazione attiva avrebbe miglioramenti alla circolazione sanguigna, alla resistenza cardiovascolare e alla forza muscolare, riducendo il rischio di fratture e osteoporosi.
Dal punto di vista della salute mentale, l’esercizio fisico aumenta la produzione di endorfine, riducendo i sintomi di depressione e ansia, oltre che migliorando il senso sociale inteso come appartenenza ad una comunità.
Per questi motivi l’attività fisica potrebbe diventare fiscalmente detraibile se verrà approvato il disegno di legge che vorrebbe, nelle intenzioni di chi l’ha proposto, considerare lo sport come un “medicinale” e pertanto prescrivibile dal medico di base all’interno di piano terapeutico. Un riconoscimento parzialmente avvenuto negli scorsi anni quando, per le persone affette da determinate patologie o disabilità, era stato previsto un credito d’imposta per le spese sostenute.
Tutti questi vantaggi sui singoli hanno ricadute anche per i bilanci degli enti pubblici in quanto una popolazione più sana comporta una riduzione del dei costi sanitari (i costi da sedentarietà sono stimate in circa 4 miliardi l’anno); in altri termini, si libererebbero risorse economiche utili per aumentare i servizi sociali o, in alternativa, per ridurre il carico fiscale. Giova ricordare che il World Economic Forum ha stimato che entro il 2030, si registrerà una perdita cumulata di PIL di 47 mila miliardi dollari a causa di “malattie croniche, connessa alla spesa per prestazioni sanitarie e previdenza sociale, ridotta produttività, assenze da lavoro, disabilità prolungata e riduzione dei redditi per i nuclei familiari interessati”.
Per comprendere quanto sia importante, per la comunità, l’interazione tra impresa e enti sportivi, è possibile considerare quanto pubblicato da Intesa Sanpaolo a dicembre 2024 circa gli “impatti sociali nei progetti degli Enti Terzo Settore finanziati dal Gruppo Intesa Sanpaolo” e dal quale emerge un indice SROI (benefici attesi per € finanziato) pari a 3.2, ovvero per ogni euro investito si generano 2.2 euro addizionali e proprio lo sport (insieme ai progetti sulla sanità) risultano essere i settori che generano un maggior benessere fisico.
Conclusioni
In conclusione, investire nello sport può essere un potente veicolo per incentivare la sostenibilità, comportando benefici ambientali, sociali ed economici significativi. Alle imprese, chiamate a prendere decisioni strategiche, serviranno strumenti di misurazione che ad oggi ancora non sono completamente disponibili essendo difficile misurare il lato sociale della sostenibilità.
Interessanti saranno gli sviluppi che si realizzeranno attraverso il pacchetto Omnibus, recentemente pubblicato dalla Commissione Europea e che verrà ora proposto al Parlamento Europeo e al Consiglio della UE, il cui obiettivo è quello di semplificare e ridurre il carico normativo per le imprese. Una revisione che si spera non faccia venir meno i propositi originari della CSRD considerando che la via verso un’economia più sostenibile sembra oramai essere intrapresa da imprese e consumatori.
Per approfondimenti, consultare i seguenti link e/o riferimenti:
Wellness at Work | PwC e Centro Studi ADAPT
Nota Stampa – Rapporto sulla rilevazione degli impatti sociali, Intesa Sanpaolo e Prometeia – (2024)
Ripulirsi la coscienza con un pallone: lo sportwashing degli stati del Golfo, Amnesty International – (2021)
La Supercoppa di calcio un caso di sportwashing, Avvenire (2025)
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