Lo “scherzetto” di Trump all’agroalimentare italiano: perdite per 1,5 miliardi

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È un piacere ritrovarvi su AgriNext, l’informazione sull’agricoltura in transizione che da Bruxelles arriva sulle nostre tavole. La newsletter è a cura di Alessia Capasso, Food & Agri reporter per Europa.Today.it (per commenti, suggerimenti ed eventuali correzioni scrivete ad alessiacapasso@yahoo.it). L’ultima puntata del nostro podcast è dedicata al benessere animale. Potete ascoltarla sul nostro sito o su Spotify.

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La settimana agroalimentare nell’Unione europea

Plenaria – La “Visione per l’agricoltura e l’alimentazione”, presentata nelle scorse settimane dal commissario Christophe Hansen, approda il 13 marzo all’Eurocamera a Strasburgo nel corso della Plenaria. Gli eurodeputati ne approfitteranno per interrogare la Commissione sull’attuazione della tabella di marcia e su quante risorse Bruxelles intende destinare all’agricoltura nel prossimo bilancio dell’Unione europea.



Il 5 marzo l’ong ambientalista Fern ha commentato ampiamente il piano, accusandolo di ignorare del tutto il tema del consumo e della sostenibilità delle diete, concentrandosi unicamente sulla produttività. Un errore strategico, sottolineano gli esperti dell’organizzazione, che critica in particolare i passi indietro sul tema dell’alimentazione animale, ricordando che il bestiame è responsabile dell’81-86% delle emissioni di gas serra agricole e che il consumo di carne in Europa continua ad alimentare la deforestazione in Sud America. Preoccupazioni che sembrano ormai distanti dalle priorità del Berlaymont.

Resilienza idrica – Il 6 marzo a Bruxelles si è tenuto un incontro di alto livello sulla strategia Ue per la resilienza idrica. La Commissione, attraverso il Commissario Jessika Roswall, ha ribadito la necessità di tutelare le risorse idriche e migliorare la competitività dell’industria legata alla gestione dell’acqua. I rapporti pubblicati a febbraio evidenziano che i progressi degli Stati membri in questo settore sono ancora troppo lenti. Più che dichiarazioni d’intenti, servirebbero misure concrete per evitare che la crisi idrica diventi un problema ancora più ingombrante per l’agricoltura europea.

Cosa bolle in pentola

Zero-alcool – Secondo le indiscrezione raccolte dai colleghi di Euractiv, Bruxelles sta lavorando a un regolamento che stabilirà nuove definizioni per i vini a basso contenuto alcolico e privi di alcol. Secondo una bozza di regolamento in discussione, verranno introdotti termini più chiari come “zero alcol”, “senza alcol” e “basso alcol”, con limiti specifici di gradazione. Il settore vitivinicolo, che sta affrontando cambiamenti nei consumi e sfide legate all’eccesso di offerta e al cambiamento climatico, guarda con attenzione a queste modifiche. L’espansione dei vini a basso contenuto alcolico potrebbe attrarre nuovi segmenti di consumatori, in particolare tra le giovani generazioni e i mercati asiatici, sempre più orientati a prodotti salutistici. 

L’industria spinge per un quadro normativo che consenta maggiore flessibilità nella produzione, inclusa la possibilità di sviluppare nuove categorie di vini aromatizzati a basso tenore alcolico e varianti de-alcolizzate del rosé e dello spumante. Non tutti nel settore vitivinicolo mostrano però entusiasmo. C’è chi teme che queste nuove categorie possano confondere i consumatori o persino minare il prestigio del vino europeo. I produttori tradizionali temono soprattutto l’avanzata di nuovi attori, in grado di inserirsi repentinamente in un mercato in crescita.

Ruminanti – L’Ungheria ha rilevato un focolaio di afta epizootica in un allevamento di 1.400 capi al confine con la Slovacchia, segnando il primo caso nel Paese da mezzo secolo. Il governo ha imposto misure restrittive severe per contenere il contagio, inclusi divieti di movimentazione degli animali e dei loro prodotti. La malattia viene considerata altamente contagiosa. Anche se raramente uccide il bestiame, provoca febbre, perdita di appetito e vesciche negli zoccoli e nella bocca, che richiedono l’abbattimento dell’intera mandria. L’Ue teme ripercussioni sul commercio agroalimentare, soprattutto dopo l’epidemia che ha colpito la Germania a gennaio, causando danni economici significativi. Il Regno Unito  si è già mosso in tal senso, vietando le importazioni di carne e latticini dall’Ungheria e dalla Slovacchia.

Minacce – La multinazionale Bayer ha annunciato che potrebbe interrompere la vendita dell’erbicida Roundup negli Stati Uniti a causa delle crescenti cause legali legate al glifosato, accusato di causare il cancro. L’azienda ha già stanziato 5,9 miliardi di dollari per far fronte alle controversie, ma sta cercando una sponda da parte dei legislatori statunitensi per proteggersi da ulteriori azioni legali. L’azienda tedesca è diventata titolare della vendita di Roundup nell’ambito dell’acquisizione da 63 miliardi di dollari di Monsanto nel 2018. La società ha dichiarato: “Stiamo esplorando ogni possibilità di porre fine a questo contenzioso”. Il Roundup è uno dei diserbanti più utilizzati in agricoltura negli Stati Uniti. Sedondo gli ultimi dati diffusi da Bayer, solo questo prodotto ha generato 2,6 miliardi di euro di entrate lo scorso anno.

Fuori dal gregge – Rapporti e dati

Sponda atlantica – La Cia-Agricoltori Italiani ha fatto i conti su quanto peserebbero i nuovi dazi USA sul settore agroalimentare italiano. Con un export verso gli Stati Uniti che ha raggiunto i 7,8 miliardi di euro nel 2024 (+17%), l’introduzione di tariffe fino al 25% potrebbe far perdere fino a 1,5 miliardi l’anno. I prodotti più a rischio: vino, olio d’oliva e pasta, che rappresentano una fetta consistente del nostro commercio oltreoceano. Gli esportatori temono che le misure protezionistiche statunitensi spingano i buyer a rivolgersi ad altri mercati come Argentina, Australia e Cile, mettendo a rischio le relazioni commerciali costruite nel tempo.

No more brindisi – Lo scatenato Donald Trump rischia di interrompere quella che è diventata una vera e propria luna di miele tra consumatori statunitensi e cibo italiano. A farne le spese in particolare potrebbe essere il settore vitivinicolo. Al momento gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco italiano, con quasi 1,7 miliardi euro, che pesano sull’export tricolore oltreoceano per il 26%. Lo scorso anno a registrare un’impennata sono stati i vini spumanti (+19%). Da Bruxelles suggeriscono di puntare maggiormente sull’Asia, ma sarà difficile compensare nel breve termine le possibili perdite a stelle e strisce.

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Susina brasileira – Dopo oltre dieci anni di blocco, il Brasile ha riaperto il mercato alle susine italiane. La decisione è arrivata dopo un lungo lavoro diplomatico tra il Ministero dell’Agricoltura e le autorità brasiliane. La riapertura rappresenta un’opportunità significativa per il settore frutticolo italiano, che ha subito un calo delle superfici coltivate negli ultimi anni. Il blocco era stato imposto da Brasilia nel 2013 per paura della diffusione della Lobesia botrana. “Uno stop di natura preventiva più che legato ad una reale diffusione della malattia proveniente dalla pianta della vite”, ha precisato Confagricoltura in una nota. Nel 2024 l’Italia ha prodotto 1.720.448 quintali di susine, ma sono calate di circa il 6% le superfici destinate a questo frutto, coltivato principalmente in Emilia Romagna. Altre regioni dedite a questa coltura sono Piemonte, Campania, Lazio e Basilicata.

L’agenda agricola a Bruxelles e dintorni

10 – 13 Marzo – A Strasburgo gli eurodeputati saranno riuniti in Plenaria. Il 13 marzo alle ore 9 discuteranno la Visione per l’agricoltura e l’alimentazione, presentata dal commissario Christophe Hansen. 

12-13 marzo 2025 – A Roma si tiene la decima Conferenza economica di Cia-Agricoltori Italiani, che avrà un focus sui dazi USA e sul commercio estero agroalimentare. 


 



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