Siria è di nuovo caos, mille morti tra la minoranza alawita, uccisi anche donne e bambini

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Cadaveri per le strade ed esecuzioni sommarie. La Siria piomba di nuovo nel terrore della guerra civile. Sono almeno mille i morti nelle regioni costiere di Tartus e Latakia dove secondo fonti locali l’esercito di Damasco ha ucciso masse di civili compresi donne e bambini. 

Non succedeva dal rovesciamento del regime di Bashar al Assad di rivedere scene di scontri così sanguinosi, questa volta seguiti a una serie di attacchi cominciati giovedì scorso nelle regioni del nord ovest roccaforti della minoranza religiosa alawita filo-sciita sostenitrice dell’ex presidente deposto e fuggito a Mosca a dicembre scorso. La rappresaglia da parte delle forze dell’ Hayat Tahrir al-Sham (Hts), è stata però feroce.

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione con sede in Gran Bretagna e fonti in Siria sono 830 i civili alawiti uccisi “a sangue freddo” in “massacri settari” nella regione di Latakia. E 1.311 le vittime complessive, tra cui 481 membri delle forze di sicurezza e lealisti fedeli al vecchio regime. Sui social sono decine i video e le testimonianze di rastrellamenti di massa,  esecuzioni sommarie su civili disarmati e di saccheggi. Scontri anche a Hama e Homs, in cui insieme all’esercito del nuovo governo sono intervenute anche milizie straniere, di provenienza cinese. Ma il numero delle vittime potrebbe essere molto più alto..

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Per ora le forze governative hanno riferito di avere ripreso il controllo di gran parte delle zone ribelli, ma resta in vigore il coprifuoco.

Il presidente siriano ad interim, Ahmed al Sharaa, l’uomo forte della nuova Siria dalla moschea degli Omayydi di Damasco stamane ha ostentato però calma, invitando alla concordia. “State tranquilli, quello che sta accadendo nel paese sono sfide prevedibili. Dobbiamo proteggere l’unità nazionale e la pace civile”, ha detto prima di istituire un comitato indipendente per indagare sulle violenze.

Quando in pochi giorni prese il Paese assicurò subito che “tutti i siriani potevano vivere insieme”, nonostante le molte etnie religiose che vi abitano e che il regime precedente cercava – non senza difficoltà – di tenere a bada. La maggior parte dei musulmani siriani è di fede sunnita (73% circa) poi ci sono i musulmani alawiti (11%), c’è la folta comunità di cristiani (10% circa), poi i drusi, gli yazidi, i curdi, gli ismailiti e i duodecimani (6%).

La notizia degli eccidi, che gli analisti non hanno esitato a definire veri e propri pogrom, ha destato subito forte preoccupazione all’interno della comunità internazionale e anche in quelle cancellerie che avevano sostenuto sin da subito le nuove autorità siriane

Domani ad Amman si riuniranno i ministri degli esteri di Turchia, Giordania, Siria e Iraq per discutere della nuova pericolosa crisi che rende la Siria incandescente.

Sia l’Unione europea sia la Lega araba hanno stigmatizzato le azioni dei miliziani alawiti contro le forze governative. L’Ue “condanna fermamente i recenti attacchi” che sarebbero stati compiuti “da elementi pro-Assad contro le forze del governo provvisorio nelle zone costiere della Siria e ogni violenza contro i civili”, si legge in una nota del portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Kaja Kallas. 

Solo venerdì, la Siria era stata riammessa nell’Organizzazione per la cooperazione islamica da cui era stata sospesa 13 anni fa. I nuovi leader hanno chiesto a gran voce all’Occidente di allentare le sanzioni imposte al vecchio regime e il mese scorso l’Unione Europea le ha allentate nei settori energetico, dei trasporti e bancario nel tentativo di aiutare la ricostruzione del Paese distrutto da anni di guerre. 

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Mentre di tono opposto l’accorato appello dei patriarchi delle Chiese cristiane con sede a Damasco, che hanno condannato “con forza” l’escalation di violenza sui civili chiedendo “la fine immediata di azioni orribili che contraddicono tutti i valori umani e morali”, ha scritto in un comunicato congiunto, il patriarca greco-ortodosso John X, quello siriaco ortodosso Mor Ignatius Aphrem II e il patriarca melchita cattolico Youssef Absi.

Forze siriane che presidiano un posto di blocco a Latakia, Siria, 9 marzo 2025 (Afp)

“Ho appreso con preoccupazione della ripresa di violenze in alcune zone della Siria: auspico che cessino definitivamente, nel pieno rispetto di tutte le componenti etniche e religiose della società, specialmente dei civili”, ha detto Papa Francesco dall’Angelus scritto dal Gemelli.

La condanna dei massacri sulle minoranze inermi è arrivata anche dagli Stati Uniti e da Israele.  Le autorità provvisorie guidate da Ahmad Sharaa(al-Jolani) chiedano conto dei responsabili, ha detto il segretario di Stato Usa Marc Rubio. Il nuovo presidente al Jolani ha cambiato la sua tunica, ma ora ha tolto la maschera mostrando il suo vero volto: è un terrorista jihadista della scuola di al Qaida ” hanno detto il ministri della Difesa e degli Esteri israeliani Katz e Sa’ar. “L’Europa non deve fallire nel leggere la realtà. Deve svegliarsi”. Dopo la caduta di Assad, Israele ha schierato truppe in una zona cuscinetto pattugliata dalle Nazioni Unite che ha separato le forze israeliane e siriane sulle strategiche alture del Golan dal 1974.  

Notizie “estremamente inquietanti”  di “intere famiglie” massacrate per cui si chiede l’immediata cessazione delle violenze ha detto il responsabile delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk.

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Forze siriane che presidiano un posto di blocco a Latakia, Siria, 9 marzo 2025

Forze siriane che presidiano un posto di blocco a Latakia, Siria, 9 marzo 2025 (Afp)



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