con lui record di risarcimenti per gli innocenti detenuti ma è contro Nordio

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Chissà, forse è un po’ come il paradosso di Achille e della tartaruga, dell’uomo più veloce e dell’essere più lento del mondo che non viene mai raggiunto. Con Nicola Gratteri, super magistrato sempre alla ribalta mediatica, non si sa se corrono più veloci le interviste che concede continuamente o i risarcimenti per ingiusta detenzione che lo Stato è costretto a sborsare nei distretti dove ha operato.

Per capire il paradosso-Gratteri, infatti, dobbiamo partire da un dato riportato dal Foglio nei giorni scorsi: dal 2018 al 2024, per indennizzare i cittadini vittime della cattiva giustizia, lo Stato ha dovuto versare 220 milioni di euro. Di questi 220 milioni, ben 78, cioè il 35%, sono stati versati in Calabria su decisione delle Corti d’Appello di Catanzaro e Reggio Calabria, i due distretti dove ha operato da pubblico ministero Nicola Gratteri dal 2016 al 2023.

Come dire: i risarcimenti conseguenti a errori giudiziari, con Gratteri, vanno alla velocità di Achille. Tanto più se si pensa che la Calabria conta solo 1,8 milioni di abitanti. 

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Ma tant’è: altrettanto velocemente vanno, oltre i libri (dal 2007 ne ha scritti ben 23) anche le interviste del super Procuratore ora al lavoro a Napoli, sia in tv che sui giornali cartacei. L’ultima è di oggi sul Corriere della Sera per ribadire il suo no alla riforma della Giustizia del ministro Carlo Nordio.

Il paradosso di Gratteri: record di risarcimenti e no alla riforma Nordio

E comunque: il paradosso che si rinnova oggi del super pm Nicola Gratteri è che per giustificare il suo no alla separazione delle carriere come previsto dalla riforma Nordio sostiene quanto di seguito: 

Con le carriere separate, un pm lavorerebbe per condannare a tutti i costi

Beh: a sentire queste parole dalla sua bocca, da lui che, numeri alla mano, è abbastanza avvezzo a voler incarcerare le persone a costo di commettere una montagna di errori giudiziari, non si sa se rimanere più sbalorditi o preoccupati. 

Ad esempio, senza ricordare la sua maxi inchiesta con centinaia di arresti contro l’allora Governatore della Calabria Mario Oliverio, assolto per “evidente pregiudizio accusatorio” (così sentenziò il Gip), lo scorso autunno, fece scalpore anche il suo ultimo flop. 

Nel marzo 2021, la Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro lanciò l’indagine “Erebo Lacinio” accusando 8 persone di associazione a delinquere per traffico illecito di rifiuti. Al centro dell’inchiesta, l’impianto di biogas utilizzato dalla società Verdi Praterie del gruppo Marrelli di Crotone guidato da Antonella Stasi: 40 anni di storia e 400 dipendenti.

L’inchiesta di Gratteri portò al divieto di dimora nei confronti degli 8 indagati, l’interdizione per 12 mesi dall’attività professionale, al sequestro di oltre 14 milioni di euro e alla società sottoposta all’amministrazione giudiziaria.

Fatto sta che, dopo tre anni e mezzo di rito abbreviato, sono stati tutti prosciolti. Con il Gup che, a fronte della richiesta di 4 anni e mezzo di carcere, ha disposto anche la revoca del sequestro dei beni mobili e immobli.

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Peccato, però, che nel frattempo l’azienda sia stata restituita di fatto distrutta e piena di debiti, con il gruppo della Stasi che è stato costretto a dei licenziamenti. 

A tal proposito, l’avvocato del gruppo ha avuto modo di esternare questa considerazione:

virgolette

Nel nostro ordinamento, esiste una norma che permette la riparazione per ingiusta detenzione, ma non esiste uno strumento per ottenere la riparazione dei danni da ingiusto sequestro conseguente all’assoluzione

Beh, le cifre per porre rimedio agli errori giudiziari andrebbero, come si dice, a mille e una notte.

Cosa può fare la separazione delle carriere

E comunque: ancora oggi Gratteri sostiene che la separazione delle carriere non risolverebbe nessuno dei veri problemi della giustizia italiana. Del resto è un duro e puro su questa posizione, tanto che nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, evitò persino di recarsi alla celebrazione ufficiale alla quale presenziò il ministro Nordio.

Ma i numeri, alla fine, sono sempre più indicativi delle interviste, dei libri e degli atti simbolici. Negli ultimi cinque anni, sono state risarcite per ingiusta detenzione ben 4.368 persone in Italia: più del 70% di chi ne aveva fatto richiesta. 

Il sistema-giustizia oggi vigente, quindi, è evidentemente pieno di falle: la macchina va aggiustata.

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E una domanda sorge spontanea: se si commettono tanti errori, non sarà forse anche perché i magistrati che accusano e quelli che decidono, sono in realtà colleghi nella stessa carriera, militano nelle stesse correnti (ma questo non è il caso di Gratteri, che se ne è meritoriamente tenuto sempre ben lontano) e sono amministrati dallo stesso organo, il Consiglio Superiore della Magistratura?  

Ma tant’è: Gratteri, sempre nell’intervista al Corriere, oggi è arrivato a sostenere che “la degenerazione correntizia è un problema interno alla magistratura”. Allora, meglio non disturbarla?

 

 



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