Avellino, sversamenti e fiumi inquinati: tre indagati

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Sversamenti dai depuratori industriali, le aziende dell’eccellenza irpina a rischio. Chiuse le indagini sull’inquinamento causato dagli sversamenti dei depuratori industriali a Lacedonia, Luogosano, Prata Principato Ultra e Nusco. Tutti impianti che raccoglievano liquami dalle aree industriali che ospitano importanti aziende: dalla Stellantis alla Zuegg, alla Omi (che hanno fatto fronte con propri impianti e non sono coinvolte nell’inchiesta).

Per l’inquinamento ambientale da piombo, idrocarburi pesanti e zinco nei terreni adiacenti all’Asidep di Calitri. I pubblici ministeri Teresa Venezia e Paola Galdo hanno chiuso le indagini su diverse violazioni del codice ambientale. Ora gli indagati, Giuseppe Dino Covino in qualità di liquidatore Asidep, Giovanni Maria Chieffo in qualità di presidente del Consiglio di amministrazione e poi in veste di liquidatore, Ivano Spiniello in qualità di direttore tecnico dell’Asidep, rischiano il processo.

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Per i tre raggiunti dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari sottoscritto dai due pubblici ministeri – potrebbe essere chiesto il giudizio. Stando alla pubblica accusa – i tre nelle rispettive funzioni – non avrebbero osservato le prescrizioni imposte dal decreto dirigenziale di Autorizzazione Integrata Ambientale in quanto non avrebbero effettuato l’autocontrollo dei rifiuti e sulle sostanze chimiche pericolose, sui fanghi prodotti da altri trattamenti di acque reflue industriali e non avrebbero avviato i rifiuti prodotti alle operazioni di smaltimento nei limiti temporali imposti.

Dunque avrebbero tenuto i rifiuti in deposito oltre il limite massimo di un anno dalla loro produzione. Violazioni codice dell’ambiente poste in essere dal dicembre 2023 al luglio 2024. Ma in seguito ai controlli effettuati presso la sede di Calitri, in contrada Isca, sarebbero emerse altre condotte illecite contestate dalla procura ai vertici dell’Asidep, oggi fallita e in liquidazione giudiziale. In particolare i carabinieri del Noe avrebbero accertato l’omissione consapevole delle prescrizioni imposte dalle leggi in materia ambientale. Riscontrata una gestione poco attenta tesa a non effettuare la manutenzione dell’impianto di trattamento di rifiuti liquidi- depurazione effettuando lo scarico di acque reflue industriali direttamente al suolo. L’inquinamento sarebbe avvenuto nella fase più acuta della vertenza quando i dipendenti che non erano pagati non lavoravano agli impianti.

Per effetto di questo scarico illegale stando a quanto accertato dagli inquirenti nel terreno sarebbero stati riscontrati valori superiori alla concentrazione soglia di cadmio, piombo, zinco e idrocarburi pesanti per i siti ad uso verde pubblico, residenziale, e per il solo parametro del piombo ad uso commerciale. In tal caso gli inquirenti contestano agli indagati anche il reato di getto pericoloso di cose. Ed ancora presso l’impianto di Calitri, a causa della rottura di una conduttura, gli effluenti prodotti dall’impianto anziché essere convogliati nel fiume Calore, venivano sversati direttamente nei terreni vicini. Situazione che in seguito ad un campionamento effettuato dall’Arpac di Avellino ha portato alla luce un’alta concentrazione di fosforo totale e di idrocarburi.

Condotte che vengono contestate nel dicembre del 2023. Ma quello di Calitri non sarebbe l’unico sito inquinato. Infatti condotte analoghe vengono contestate agli indagati anche per i siti Asidep di Lacedonia, Luogosano, Nusco e Prata Principato Ultra. In particolare in quest’ultimo sito – è emerso la mancata manutenzione agli impianti generando un suo cattivo funzionamento di quelli di sollevamento. Situazione che ha provocato ben due eventi critici contestati agli indagati nell’avviso di conclusione indagini. Stando alle indagini il 27 novembre e il 28 novembre 2023 le acque reflue di produzione industriale dal pozzetto sono finite direttamente nel fiume Sabato e nei terreni prospicienti all’impianto di trattamento e depurazione. Solo il 25 febbraio scorso si è chiusa, con l’epilogo peggiore, la vertenza relativa alle difficoltà della società deputata alla depurazione industriale, legata al destino dei circa 30 lavoratori.

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Una vicenda travagliata, quella vissuta nell’ultimo periodo dall’Asidep. Ed infatti, lo scorso 7 ottobre alcuni dipendenti del consorzio, avevano chiesto l’apertura della procedura di liquidazione giudiziale presso il Tribunale di Avellino. Tema di discordia era la procedura di licenziamento collettivo. La società inizialmente aveva concordato con le principali sigle sindacali una serie di impegni e di garanzie, finalizzate alla gestione degli esuberi, previo accesso alla Cassa integrazione straordinaria e al pagamento degli emolumenti arretrati. Tuttavia, a tutto ciò non è stato mai dato seguito, così l’Asidep è rimasta debitrice di ingenti somme di denaro.





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