Corea del Sud, il presidente Yoon rilasciato esce tra due ali di folla

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Completo blu scuro, mano alzata in segno di saluto e di vittoria. Passo lento, a osservare e ringraziare le circa 600 persone radunatesi ai due lati della strada per celebrarlo. Sembra la descrizione della celebrazione di un vittorioso generale. E invece il protagonista è Yoon Suk-yeol, il presidente sospeso della Corea del sud, accusato di insurrezione per aver tentato un golpe militare imponendo un abnorme legge marziale.

Sono trascorsi poco più di tre mesi da quella notte di paura, che ha riaperto antiche ferite a Seul e dintorni. E sono passati 52 giorni da quando Yoon era stato portato in carcere dopo una drammatica operazione di arresto nella residenza presidenziale, per settimane trasformata in un fortino sotto assedio.

L’8 marzo, poco dopo le 18, Yoon è stato rilasciato ed è tornato in quella residenza, cenando con la first lady Kim Keon-hee, a sua volta implicata in una serie di inchieste giudiziarie. Risultato della decisione di venerdì del tribunale di Seul, che ha ordinato di rimettere in libertà il leader conservatore, in attesa del giudizio nel processo penale a suo carico. L’accusa ha valutato il da farsi, ma dopo 27 ore ha deciso di rinunciare all’appello e di consegnare Yoon alla folla.

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“Chino la testa in segno di gratitudine verso il popolo di questa nazione”, ha detto Yoon in una dichiarazione rilasciata tramite i suoi avvocati, che hanno descritto il rilascio come “l’inizio di un difficile percorso per ripristinare lo stato di diritto”.

Il Partito del Potere Popolare al governo ha accolto la decisione come “tardiva ma saggia” e ha invitato la Corte costituzionale a riconsiderare le sue deliberazioni di impeachment “da capo”.

Al contrario, il Partito Democratico all’opposizione ha condannato la decisione dell’accusa definendola una “resa ingiustificabile” e accusandola di “aver giurato fedeltà al leader di un’insurrezione piuttosto che al popolo”.

Viene da chiedersi come sia possibile che possa essere celebrato il rilascio dal carcere dell’uomo che ha inviato l’esercito in parlamento e puntava a prendere il controllo totale dei media, impedendo ogni forma di protesta o assembramento pubblico.

La risposta si intreccia a un clima avvelenato, con l’aggressivo bipolarismo degli ultimi anni che si è estremizzato portandosi su posizioni ancora più radicali. Soprattutto lo hanno fatto i sostenitori di Yoon, che hanno assunto una serie di slogan trumpiani e prendono esempio dall’inquietante assedio a Capitol Hill.

Proprio a quell’episodio sembra richiamarsi Kim Yong-hyun, ex ministro della Difesa e grande architetto della legge marziale, che dal carcere ha inviato una lettera aperta ai sostenitori di Yoon chiedendo di “eliminare” i giudici di orientamento democratico della Corte costituzionale.

Già, perché nei prossimi giorni è attesa la sentenza sull’impeachment di Yoon. La Corte costituzionale ha due opzioni: annullarlo, facendo dunque clamorosamente tornare il presidente sospeso al suo posto, oppure confermarlo, destituendolo in via definitiva e convocando elezioni anticipate entro due mesi.

La tensione è altissima e c’è il timore di scontri, anche perché Yoon non ha mai ammesso le sue responsabilità e non sembra intenzionato a farsi da parte facilmente, visto che continua a chiedere ai sostenitori di “combattere fino all’ultimo”.

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Ieri, come ormai ininterrottamente da mesi, si sono svolte maxi manifestazioni contrapposte, pro o anti impeachment, con la partecipazione di decine di migliaia di persone. Già nei giorni scorsi, una manifestazione di studentesse a favore dell’impeachment all’interno di un campus universitario è stata interrotta a causa della violenta aggressione da parte di un gruppo di giovani di estrema destra.

Da settimane, è peraltro entrato in scena un gruppo che si fa chiamare Baekgoldan, letteralmente “squadra del teschio bianco”. Un nome che evoca gli squadroni istituiti negli anni Ottanta dalla dittatura militare, celebri per le violenze contro chi protestava.

La notte del 3 dicembre scorso, la società civile sudcoreana ha dato una grande dimostrazione, bloccando di fatto l’implementazione della legge marziale. Tre mesi dopo, quella società civile si è rivelata profondamente spaccata, col timore di pericolose derive. Nel giorno del verdetto sull’impeachment, le autorità sono intenzionate a chiudere le scuole vicine alla Corte costituzionale, mentre gruppi pro Yoon sui social parlano di “dare fuoco al parlamento” in caso di destituzione.

No, la crisi politico-istituzionale in cui è piombata la Corea del sud al tramonto del 2024 non è ancora finita. Anzi, c’è chi teme che possa essere solo all’inizio.



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