Andrea Cardinali (UNRAE) ha rilasciato un’intervista a Italia Informa

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Andrea Cardinali (Direttore Generale di UNRAE) ha rilasciato un’intervista a Italia Informa, a margine della conferenza stampa annuale tenuta da UNRAE a Roma il 16 dicembre scorso presso Villa Blanc della Luiss business school, dove è stata presentata anche la ricerca dell’Osservatorio Auto e Mobilità.

Cardinali (DG di UNRAE): “Futuro dell’Auto in Italia bloccato da incertezza e scelte incoerenti”

La crisi del mercato automobilistico italiano, aggravata da politiche incoerenti sugli incentivi, calo del potere d’acquisto e tassi di interesse elevati. La transizione elettrica frenata da costi dell’energia alti e infrastrutture inadeguate, con l’Italia in ritardo rispetto all’Europa. La proposta di un approccio strategico: incentivi stabili, investimenti nella rete di ricarica e il rilancio delle auto aziendali per innovare e rilanciare il settore. Solo con una visione chiara e a lungo termine sarà possibile superare l’attuale crisi.

Dottor Cardinali, dopo la conferenza stampa annuale di UNRAE, qual è la fotografia del mercato automobilistico italiano?

Noi rappresentiamo i marchi automobilistici esteri che operano nel mercato italiano, un settore vasto e articolato in diversi comparti. Il comparto vetture rimane centrale: si parla di un mercato che nel 2019 valeva circa due milioni di unità all’anno, ma negli ultimi tempi ci avviciniamo più al milione e mezzo. Dal Covid in poi, il mercato non si è mai realmente ripreso. Negli ultimi mesi abbiamo registrato una decrescita a doppia cifra. Questo è il riflesso di una crisi che dura da anni, e che presenta alcuni caratteri ormai strutturali.

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Quali sono le cause principali di questa crisi?

Ci sono diversi fattori. Innanzitutto, c’è stata una gestione confusa degli incentivi governativi. La piattaforma degli incentivi per le auto a basse, bassissime e zero emissioni, è stata aperta dopo sei mesi di attesa, paralizzando il mercato. Poi, i fondi destinati alle auto elettriche sono andati esauriti nel giro di nove ore, lasciando il mercato di nuovo fermo. Successivamente, il Ministro ha annunciato la “fine dell’era degli Ecobonus”, tagliando il fondo automotive dell’80% senza alcun confronto con gli stakeholder del settore. Questa discontinuità crea incertezza tra i consumatori, che ancora si chiedono se gli incentivi verranno ripristinati.

Le politiche locali complicano ulteriormente la situazione?

Sì, l’Italia è in procedura di infrazione per la qualità dell’aria nel bacino padano da oltre un decennio. Ci sono blocchi permanenti alla circolazione che vengono annunciati e poi revocati, come il caso di Torino. Risultato? Il cittadino è disorientato: non sa quali alimentazioni scegliere e, spesso, rinvia l’acquisto dell’auto.

Quanto pesa la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie?

Dal 2011 al 2023 il reddito reale è sceso del 3%, mentre i costi delle voci essenziali – affitti, utenze e alimentari – sono aumentati dal 35% al 63%. Anche le automobili oggi sono molto più costose, ma soprattutto perché offrono tecnologie avanzate e dotazioni obbligatorie, come i sistemi di assistenza alla guida, che pochi anni fa non esistevano. Una famiglia impoverita tende a posticiparne l’acquisto, causando l’invecchiamento del parco circolante: oggi l’età media delle auto in Italia è di 12,8 anni, un incremento del 60% in 15 anni. Siamo il fanalino di coda tra i grandi mercati europei.

L’aumento dei tassi di interesse ha aggravato la crisi?

Sì, ha reso più oneroso l’acquisto a rate, che è una formula molto diffusa, e le altre forme di finanziamento. Ma anche quando i tassi scendono, la riduzione si trasferisce ai consumatori con lentezza. Questo rallenta ulteriormente la ripresa.

La transizione elettrica sembra particolarmente complessa in Italia. Perché?

L’Italia è in ritardo rispetto alla media europea: solo

il 4% del mercato è rappresentato da vetture elettriche, contro una media UE del 15%. Paesi come Portogallo, Grecia e Spagna, con un reddito medio più basso, hanno una penetrazione superiore. Le cause sono molteplici: incentivi episodici e incoerenti, alti costi di ricarica (due o tre volte superiori a quelli di Francia e Spagna) e una rete di infrastrutture inadeguata. Inoltre, l’Italia è ultima in Europa per diffusione delle auto aziendali, che sono fondamentali per introdurre nuove tecnologie e alimentare un mercato dell’usato di qualità.

Come si può invertire la rotta?

È necessario un approccio strategico e di lungo periodo. Gli incentivi non devono limitarsi all’acquisto, ma coprire l’intera vita del veicolo. Bisogna investire nella rete di ricarica e ridurre i costi dell’energia per renderla competitiva. Inoltre, il mercato delle auto aziendali va incentivato: rappresenta il 40% del totale in Italia, contro il 67% in Germania. Questo gap deve essere colmato per rilanciare l’innovazione tecnologica.



In conclusione, che messaggio lancia ai consumatori e alle istituzioni?


Il mercato italiano ha bisogno di certezze e di una visione chiara per il futuro. Solo così sarà possibile uscire dalla crisi e riportare il settore automobilistico italiano al passo con il resto d’Europa.



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