Emilia Romagna. Calano imprenditrici e lavoratrici autonome

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In Emilia Romagna calano le imprenditrici e lavoratrici autonome, circa 3.000 unità in meno (-2,2%), e aumentano le dipendenti, in crescita del +1,3% su base annua. Il dato emerge da un focus del Centro studi di Confartigianato Emilia Romagna che è stato al centro di una tavola rotonda sul tema “8 marzo: l’attualità dell’Imprenditoria femminile in Emilia-Romagna”. Circa un impresa su 5 in Regione è gestita da donne, il 21,4%. A Ferrara il dato è invece leggermente superiore e si attesta sul 23,5%, il più alto tra le province dell’Emilia Romagna. Lo stesso si può dire delle imprese artigiane, 1680 a Ferrara, il 20,4% del totale. Anche in questo caso la provincia estense è quella con la percentuale più alta in Regione in cui le imprese artigiane femminili solo il 17,3%.

L’iniziativa si è svolta nella sede bolognese della Federazione, con la presenza di Davide Servadei, presidente Confartigianato Emilia-Romagna, Cinzia Ligabue, presidente Gruppo Donne Impresa Confartigianato Emilia-Romagna, Elisabetta Pistocchi, direttrice di FormArt, Emanuela Bacchilega, presidente Confartigianato Ravenna, Fulvia Fabbri, componente del Gruppo di Presidenza di Confartigianato Cesena. L’evento, svolto nell’ambito delle iniziative per la “Giornata internazionale delle donne”, è stato coordinato dal giornalista Valerio Zanotti.

“Fare l’imprenditrice oggi non è certamente una passeggiata, tuttavia credo che il calo registrato nell’imprenditoria femminile sia fisiologico – afferma Emanuela Bacchilega -. Rimangono comunque elementi di difficoltà nell’avviare un’attività: l’appesantimento della burocrazia, il far convivere l’attività imprenditoriale con quella privata e familiare. In generale esiste poi un problema di ricambio generazionale, che si è accentuato negli anni post covid con un cambiamento delle prospettive e delle priorità delle persone, specialmente tra i giovani. Sempre meno sono disposti a dedicarsi completamente al lavoro sacrificando il loro tempo libero e la propria vita. Sul rapporto uomo donna posso dire che c’è molto più equilibrio, rispetto dei ruoli e quando c’è la competenza uomo o donna non fanno differenza”.

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“C’è un leggero calo dell’imprenditoria al femminile, ma l’Emilia-Romagna in questo ambito resta comunque all’avanguardia in Europa – sottolinea Cinzia Ligabue -. La nostra regione ha fatto moltissimo per raggiungere questo obiettivo, ora però le cose stanno cambiando velocemente e non dobbiamo rischiare di restare indietro, servono politiche attive per il lavoro, formazione di alto livello, nuovi rapporti con le banche per facilitare l’accesso al credito. Politiche e regionali ma anche nazionali per supportare le imprese nelle difficoltà”.

“L’aumento del lavoro dipendente va incontro all’esigenza crescente di un’occupazione che dia garanzie di sicurezza e stabilità, favorito anche dalla possibilità di conciliare meglio il lavoro con la famiglia. Senza dimenticare l’aspetto economico che, in momenti di instabilità come questi, pesa per tutti e avere un’entrata certa non è secondario – aggiunge Fulvia Fabbri -. In generale tra le donne noto comunque una gran voglia di mettersi in gioco, soprattutto nelle fasce tra o 40 e i 50 anni, dove, forse, giocano una maggiore consapevolezza, una sicurezza raggiunta a livello personale e un po’ più di chiarezza su quello che significa fare impresa”.

“Dal nostro osservatorio possiamo dire che le tematiche dell’innovazione digitale, del green e della sostenibilità ambientali sono fortemente cresciute, ma non è un fenomeno recente. Noi lo registriamo già da diversi anni e i nostri percorsi formativi da tempo si sono adeguati a queste nuove esigenze, che, d’altra parte, hanno sempre trovato terreno fertile nell’universo femminile – spiega Elisabetta Pistocchi -. Qualche numero: solo nel 2024 abbiamo formato circa 10.000 donne con un incremento complessivo rispetto all’anno precedente di circa il 20%, anche grazie alla messa a disposizione di finanziamenti che si sono concentrati nel supporto alle competenze digitali femminili. Ultima considerazione: i livelli di istruzione delle donne che accedono alla formazione sono molto più alti di quelli degli uomini, nel 2024 circa il 13% di donne che hanno avviato percorsi formativi avevano una laurea. Le donne sono pronte a cogliere la sfida del digitale e della sostenibilità e sono pronte a investire su se stesse”.

“Il calo dell’imprenditoria femminile si inserisce in un quadro di leggero calo complessivo, anzi le imprese rosa calano meno di quelle maschili. Non mi focalizzerei su questi aspetti, anche perché, per quel che riguarda la nostra Federazione regionale, abbiamo un gruppo imprenditoriale femminile molto attivo, che tiene costantemente accese le luci sulle problematiche delle imprese, stimolando la partecipazione a qualsiasi livello, e che sempre di più è un riferimento importante per tutte le donne che vogliono avviare un’attività. Sul fronte politico c’è molta sensibilità da parte della Regione per lo sviluppo e la tutela, in questo momento di difficoltà, dell’imprenditoria femminile, non a caso l’Emilia Romagna è al vertice in Europa. Sul tema dei possibili dazi c’è attenzione, tante nostre imprese esportano, ma non mi fascerei la testa prima del tempo. E sono convinto che dal punto di vista imprenditoriale le donne per prime hanno la capacità di intuire cosa succederà e, di conseguenza, anticipare i colpi”, conclude Davide Servadei.

Alcuni dei dati più significativi elaborati dal Centro studi mostrano che in Emilia Romagna, al terzo trimestre 2024 (media ultimi quattro trimestri), l’occupazione indipendente per le donne registra una diminuzione del 2,2% su base annua (+1,3% in Italia), pari a oltre 3 mila unità in meno.

Il calo dell’occupazione femminile osservato per la componente indipendente è più che compensato dalla crescita dell’occupazione dipendente. L’occupazione femminile complessiva in Emilia-Romagna è infatti sostenuta dall’aumento delle lavoratrici dipendenti, in crescita del +1,3% su base annua e del +0,9% rispetto al 2019.

La posizione di leadership dell’Italia nel ‘fare impresa’ al femminile si conferma anche per il nostro territorio. Tra 233 regioni europee (Nuts 2) tra le prime dieci regioni per numero di occupate indipendenti, tre sono italiane, tra cui figura l’Emilia-Romagna in decima posizione con 124 mila donne imprenditrici e lavoratrici autonome.

Un’impresa su cinque (il 21,4%) che opera nella nostra regione, è gestita da donne e più di una impresa femminile su cinque è artigiana.

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L’imprenditoria femminile artigiana traina la crescente importanza dell’artigianato di servizio rispetto ai due settori tradizionali del comparto quali quello manifatturiero e delle costruzioni.

L’incremento della domanda di tecnologie digitali si riverbera in modo positivo sulle imprese femminili artigiane e inoltre cresce la domanda di donne con elevate competenze digitali (IA, analisi dei big data, …). Nel 2024 le imprese emiliano-romagnole che cercano nuove entrate con elevate competenze digitali tra le sole figure femminili vedono un incremento del 18,3% rispetto all’anno precedente.

Permangono ostacoli significativi all’avvio di una nuova attività, primo fra tutti la burocrazia (procedure amministrative e conoscenze normative necessarie), così come la difficoltà di accesso al credito.

L’analisi di confronto uomo-donna per gli indicatori associati alla tematica lavoro e conciliazione tempi di vita risultano tutti a sfavore del genere femminile.



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