«147 morti negli scontri» tra i lealisti di Assad

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Sono ore di violenti scontri tra le forze del nuovo di governo di Damasco e gli uomini armati ancora fedeli al regime dell’ex presidente siriano Bashar al Assad (deposto lo scorso 8 dicembre). Nei combattimenti seguiti alle esecuzioni di massa contro decine di uomini, accusati di esser stati membri dei servizi del passato regime, si sono svolti nelle zone costiere dell’ovest della Siria, a Latakia e Tartus. Secondo l’ultimo bollettino dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), centro di monitoraggio con sede a Londra, il numero di morti sarebbe pari almeno a 147. Alcuni canali Telegram hanno diffuso cruente immagini e video che mostrano esecuzioni sommarie di uomini disarmati e vestiti con abiti civili. Per ora l’Osservatorio siriano per i diritti umani, parla di un numero di esecuzioni di civili pari a 90.

 

Perché questi scontri?

La regione di Latakia ospita la minoranza alawita, la stessa confessione dell’ex dittatore Al Assad. Secondo alcune fonti, le forze di sicurezza siriane avrebbero giustiziato 69 membri della minoranza religiosa in alcune cittadine nella campagna di Latakia, nell’ambito degli scontri cominciati lo scorso 6 marz. L’escalation è cominciata dopo che il 4 marzo il Dipartimento di sicurezza interna della Siria ha lanciato una campagna di sicurezza su larga scala in diversi quartieri di Latakia, il porto più importante del Paese, per arrestare elementi fedeli al regime accusati di aver ucciso due membri del ministero della Difesa in un’imboscata armata.

Negli ultimi due mesi, gruppi dell’ex regime hanno condotto quattro operazioni nel nord-ovest del Paese, che hanno causato la morte e il ferimento di alcuni membri del Dipartimento delle operazioni militari.

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Le forze della sicurezza siriana hanno inoltre lanciato un’operazione nella città natale del deposto presidente Bashar al Assad, Qardaha. Lo ha affermato una fonte del ministero della Difesa di Damasco citata dall’agenzia di stampa Sana dopo i sanguinosi scontri nella provincia di Latakia. «Le nostre forze stanno per lanciare operazioni mirate e precise, in coordinamento con le forze di sicurezza generali, contro i lealisti del precedente regime che hanno tradito le nostre forze e i nostri compatrioti, nella città di Qardaha», ha affermato la fonte del ministero della Difesa.

Sostenitori di Assad e gruppi accusati di crimini di guerra equipaggiati dalla Russia

Nel corso di queste operazioni, le autorità siriane hanno arrestato alcuni sostenitori del regime di Assad, tra cui un alto ufficiale militare Ibrahim Houayja, accusato di aver ucciso diversi oppositori dell’ex dittaore. Secondo alcune fonti i gruppi armati coinvolti negli scontri con le forze governative erano affiliati a vecchi gruppi accusati crimini di guerra e massacri durante la guerra civile siriana, scatenata dalle proteste del 2011. Alcune di queste divisioni militari, come la Tiger Forces, erano addestrate ed equipaggiate dalla Russia.

Siria, Ong: «147 morti negli scontri nella regione di Latakia»

Il coprifuoco e le uscite consentite solo in alcune ore per il Ramadan

Intanto le forze governative stanno continuando le operazioni di rastrellamento nelle aree urbane, nei villaggi e nelle zone montuose circostanti, invitando i civili a restare nelle loro case e a segnalare qualsiasi attività sospetta. Inoltre, il coprifuoco è stato esteso fino a domani mattina a Latakia, dove sarà in vigore fino alle 9 ora locale (7 in Italia), mentre a Tartus durerà fino alle 10 ora locale (8 in Italia). L’uscita è consentita solo per le preghiere del venerdì, fino a un’ora prima dell’iftar durante il Ramadan, e fino al termine delle preghiere straordinarie. Nel frattempo, diverse province siriane, tra cui Homs, Hama, Aleppo, Damasco, Daraa e Quneitra, hanno visto manifestazioni di sostegno al governo, con i partecipanti che hanno espresso il loro supporto agli sforzi per rafforzare l’autorità dello Stato su tutto il territorio.

La posizione dell’Onu

Oltre 300.000 rifugiati sono tornati in Siria dopo la caduta del presidente Bashar al-Assad. Lo affermano le Nazioni Unite. «Dall’8 dicembre… abbiamo ormai superato i 300.000 ritorni», ha detto ai giornalisti a Ginevra, tramite collegamento video da Damasco, Celine Schmitt dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati Unhcr. I suoi commenti sono arrivati dopo che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato ieri che oltre 133.000 siriani che vivevano in Turchia sono tornati nel loro Paese dopo la caduta di Assad. La Turchia ospita quasi tre milioni di rifugiati fuggiti dalla Siria dopo l’inizio della guerra civile nel 2011 e spinge per il loro rientro in patria. Più di mezzo milione di persone sono rimaste uccise durante la guerra che ha spinto milioni di persone alla fuga. Rimane «la più grande crisi di sfollati del mondo», ha detto Schmitt. 

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