Con 60.000 biglietti già venduti, apre oggi a Roma presso le Gallerie nazionali di arte antica «Caravaggio 2025», già identificata come «la mostra del Giubileo», forte di 24 capolavori più uno, curata da Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, realizzata in collaborazione con Galleria Borghese. Un progetto ambizioso che rimette al centro degli studi la figura di Michelangelo Merisi e le sue opere.
In esposizione dipinti concessi in prestito da prestigiosi musei nazionali e internazionali, da collezioni pubbliche e private, alcuni noti e altri visibili per la prima volta, che ripercorrono il periodo della vita dell’artista dall’arrivo a Roma intorno al 1595 fino alla morte a Porto Ercole nel 1610.
Un arco di tempo di 15 anni che hanno visto Caravaggio fermarsi e produrre grandi opere anche a Napoli, come «Il Martirio di Sant’Orsola», considerato l’ultimo suo dipinto, commissionato dal principe Marcantonio Doria: per questa occasione, il capolavoro delle collezioni di Intesa Sanpaolo è stato sottoposto ad una ripulitura realizzata dalle restauratrici Laura Cibrario e Fabiola Jatta presso la stesse Gallerie d’Italia di Napoli, che ha portato alla luce tre nuove figure che erano scomparse nel tempo. Sono emerse tre teste: a destra di Attila, il re unno rifiutato da Orsola, è comparsa la punta del naso di un soldato e il suo elmo, poi un pellegrino che indossa un cappello e, sopra la testa di Sant’Orsola, un elmo di un armigero con fessura per gli occhi.
In assenza del dipinto alle Gallerie d’Italia, i napoletani potranno ammirare la «Dama con liocorno» di Raffaello in prestito dalla Galleria Borghese.
Sempre da Napoli, stavolta da Capodimonte, arriva «La Flagellazione di Cristo». Anche qui il prestito è uno scambio: nel museo partenopeo arriverà dal’11 marzo «San Sebastiano curato dagli angeli» di Pieter Paul Rubens, uno dei capolavori custodito dalla Galleria Corsini, che dialogherà con alcune potenti raffigurazioni del martirio del Santo nelle collezioni di Capodimonte, come i dipinti del Passigliano, Bartolomeo Schedoni, Andrea Vaccaro, Mattia Preti. Mentre da Palazzo Barberini, altra sede delle Gallerie, arriverà «Amor sacro e Amor profano» di Giovanni Baglione che tornerà a Napoli esattamente dopo 40 anni dalla mostra epocale «Caravaggio e il suo tempo» di Raffaello Causa e Nicola Spinosa.
Non si sposteranno invece, ancora una volta, le «Sette opere di Misericordia», l’enorme tela realizzata da Caravaggio per l’altare maggiore della chiesa del Pio Monte della Misericordia. In esposizione anche l’«Ecce homo» dipinto a Napoli e riscoperto nel 2021 ad un’asta spagnola, rientrato in Italia per la prima volta dopo secoli, proveniente dal Prado di Madrid. E due versioni del ritratto di Maffeo Barberini, oltre alla «Conversione di Saulo», dipinta per la cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo a Roma: si tratta della prima versione realizzata su una tavola di cipresso, molto più preziosa di una tela, difficilmente visibile perché conservato in una dimora privata.
Tornano poi a casa i «Bari», i «Musici» e «Santa Caterina d’Alessandria» che Antonio Barberini acquistò nel 1628 dalla collezione del cardinale Del Monte, e per la prima volta si possono vedere affiancati i primi dipinti di nature morte della produzione caravaggesca, il «Bacchino malato» e il «Mondafrutto» in cui c’è il limoncello di Napoli, simbolo di purezza. Si possono vedere di nuovo insieme i tre dipinti commissionati dal banchiere Ottavio Costa, «Giuditta e Oloferne» di Palazzo Barberini, il «San Giovanni Battista» del Nelson-Atkins Museum di Kansas City e il «San Francesco in estasi» del Wadsworth Atheneum of Art di Hartford. E, ancora: «Marta e Maddalena» (da Detroit) per cui l’artista ha usato la stessa modella della Giuditta di «Giuditta e Oloferne» e di «Caterina d’Alessandria», esposti per la prima volta tutti uno accanto all’altro.
Il venticinquesimo capolavoro «nascosto» è «Giove, Nettuno, Plutone», l’unico dipinto murale eseguito da Caravaggio nel 1597 circa all’interno del Casino Boncompagni Ludovisi, altra rarità per la scarsa accessibilità. La mostra resterà aperta sino al 6 luglio.
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