Quando il piccolo Monza fece arrabbiare il grande Meazza

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di Fiorenzo Dosso

A giudizio degli esperti il più grande calciatore italiano all time è stato Giuseppe Meazza.

Ribadisco la mia avversione per giochetti di questo tipo. Che lasciano il tempo che trovano.

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Troppe variabili in ballo: tecniche, tattiche, regolamentari, evolutive.

Eppure c’è uno stralcio di Gianni Brera (lui sì – per distacco – il più grande giornalista sportivo di tutti i tempi) che suona come investitura ufficiale. Anche perché l’inarrivabile Giuan ha avuto modo di raccontare calcio fino al 1992. E, quindi, di vedere all’opera campioni assoluti – trasversali a diverse epoche – del calibro di Valentino Mazzola, Rivera, Riva, Baggio.

Queste le parole di Brera su Meazza: “Grandi giocatori sono esistiti al mondo, magari più tosti e continui di lui. Però non pareva a noi che si potesse andare oltre le sue invenzioni improvvise, gli scatti geniali, i dribbling perentori e tuttavia mai irridenti, le fughe solitarie verso la sua smarrita vittima di sempre, il portiere avversario”. Ubi maior…

La carriera di Peppìn (nomignolo affettuoso mutuato dal dialetto milanese) è stata semplicemente leggendaria. Lo dicono numeri impressionanti. Con la Nazionale: 2 Mondiali (’34 e ’38) e 2 Coppe Internazionali – Europeo ante litteram (’30 e ’35). Lo confermano numeri impressionanti. Con l’Inter: 3 scudetti (’30, ’38 e ’40) e una Coppa Italia (’39). Lo ribadiscono numeri impressionanti. A livello individuale: miglior giocatore del Mondiale 1934, 3 volte capocannoniere in A (1929-30; 1935-36; 1937-38) e secondo goleador azzurro di tutti i tempi con 33 reti alle spalle di Riva (35).

Dal 2 marzo 1980 (in occasione del derby di ritorno della stagione 1979-80) San Siro è intitolato al suo mitico nome. Una decisione presa dal Consiglio Comunale milanese (Sindaco Carlo Tognoli) e condivisa dalle due società meneghine: ovviamente dall’Inter (365 presenze e 242 gol per Peppìn nelle 13 stagioni in nerazzurro) ma pure dal Milan (Meazza giocò in rossonero i due campionati all’inizio della guerra: 1940-41 e 1941-42 con un totale di 37 presenze e 9 reti).

Perché le leggende non possono conoscere confini o differenze cromatiche di maglie.

Proprio nel ‘suo’ stadio, il piccolo Monza fece arrabbiare lo straordinario campione.

Un episodio curioso e bellissimo che raccontiamo pieni di orgoglio e che ci consente di rendere omaggio a un grande del giornalismo sportivo monzese: Giovanni Fossati.

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Giugno 1958. In Svezia sono in programma i Mondiali. Con una clamorosa assenza: quella dell’Italia. Per riempire (molto parzialmente) il vuoto, la Federazione decide di ‘riesumare’ – dopo ben quindici anni – la Coppa Italia. Fase iniziale a otto gironi, compilati con criteri di prossimità geografica per limitare al massimo le spese. Si qualifica ai quarti di finale la prima di ogni raggruppamento. Il Monza – in pieno connubio con Simmenthal e reduce da uno splendido quarto posto in Serie B – è inserito nel gruppo C con Inter, Milan e Como. Il calendario assegna ai biancorossi il vernissage a San Siro, ospiti dei nerazzurri. L’Inter è di Angelo Moratti da un paio d’anni e sta attraversando un periodo decisamente buio: deludente undicesimo posto in campionato a distanza siderale dalla Juventus tricolore e recente cambio della guida tecnica da Carver a Bigogno. Che punta alla Coppa Italia sia per ‘salvare’ la stagione in corso che per ‘lanciare’ la seguente. Indicata come quella del riscatto. Nonostante i suoi due giocatori migliori (l’argentino Angelillo e lo svedese Skoglund) siano ai mondiali, il pronostico è tutto ovviamente dalla parte dei ‘bauscia’.

E invece un Monza stratosferico firmerà una delle pagine più belle della sua storia. Tenuti in partita da un paio di miracoli di Breviglieri nel primo quarto d’ora, i biancorossi passano con una folgorante voleé di Italo Carminati su assist al bacio dell’incontenibile Fraschini. Nella ripresa ci si aspetta la reazione nerazzurra ma una azione corale degli ospiti consente a Borghi di realizzare il raddoppio. I bagaj sono gasati e vanno sul velluto. Così, poco dopo, Italo Carminati beffa con dribbling e tunnel ‘Kamikaze’ Ghezzi – mitico portiere interista – e deposita dolcemente in fondo al sacco il più incredibile degli 0-3. Ed è a questo punto che si verifica il curioso episodio splendidamente raccontato da Giovanni Fossati su Il Cittadino del 12 giugno 1958 : “Meazza (all’epoca 47enne) se ne stava in tribuna alle nostre spalle… Nel corso del primo tempo aveva già arricciato il naso più volte… Sopportò fino al terzo goal poi, non potendo più assistere allo strazio della ‘sua’ squadra, si alzò di scatto e sdegnatissimo invitò a lasciare lo stadio anche gli amici che erano con lui. ‘Andem… Andem… disse in buon meneghino e si allontanò insalutato ospite”. Per la cronaca: Peppin non vide il poker dello straripante Monza (terzo personale di un favoloso Italo Carminati) e l’inutile gol della bandiera di ‘Veleno’ Lorenzi.

Una storia d’altri tempi. Che, a nostro avviso, meritava di essere raccontata.

Una storia d’altri tempi. Suggestiva ed emozionante.

Una storia d’altri tempi. Pura adrenalina per il nostro orgoglio biancorosso.

Una storia d’altri tempi. Quando il piccolo Monza fece arrabbiare il più grande calciatore italiano.

Milano, Stadio San Siro. Sabato 7 giugno 1958.

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Saldo e stralcio

 

INTER-SIMMENTHAL MONZA 1-4 (0-1)

MARCATORI: Carminati II° (M) al 28’ pt; Borghi (M) al 12’ st; Carminati II° (M) al 20’ st ed al 41’ st; Lorenzi (I) al 43’ st

INTER: Ghezzi, Vincenzi, Valadè, Invernizzi, Bernardin, Venturi, Lorenzi, Dorigo, Massei, Tinazzi (1’ st Barbolini), Savioni. Allenatore: Bigogno.

SIMMENTHAL MONZA: Breviglieri, Copreni, Grassi, Magni, Carminati I°, Dalio, Borghi, Danova, Carminati II°, Fraschini, Motta (18’ pt Gratton). Allenatore: Arcari

ARBITRO: Ubezio di Novara



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