Report, il parroco don Patriciello di Caivano attacca il servizio sul Parco Verde: «Il solito taglia-incolla»

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Secondo don Maurizio Patriciello non è stato tenuto conto correttamente del suo punto di vista. La replica di Ranucci: «È come se noi avessimo la presunzione di spiegarti come si fa messa, ma se abbiamo sbagliato correggeremo»

È ancora polemica contro Report, ma questa volta a lamentarsi delle inchieste del team guidato da Sigfrido Ranucci non è la politica né l’imprenditoria ma don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano. Alla rinascita dell’area degradata in provincia di Napoli, balzata amaramente agli onori delle cronache per lo stupro di gruppo perpetrato ai danni di due bambine nel centro sportivo abbandonato del Parco Verde nel 2023, Report ha dedicato un servizio la scorsa domenica. Un servizio che, secondo il parroco che lo commenta sui social, utilizzando il metodo del «taglia-incolla» delle interviste, non darebbe conto correttamente del suo punto di vista.
 
La tesi riportata da Report è che lo sgombero delle 36 famiglie che occupavano abusivamente gli appartamenti (quelle che hanno avuto maggiori problemi con la giustizia per condanne superiori ai sette anni o per associazione mafiosa) si sarebbe risolto in un nulla di fatto, perché i boss veri sarebbero stati spostati in altri appartamenti in zona. Ma c’è anche un’altra vicenda che Luca Chianca, autore del servizio, indaga, e riguarda il nuovo centro sportivo, fiore all’occhiello dell’intervento governativo di risanamento dell’area. «Il governo – afferma Chianca – ha riaperto tutto in meno di un anno ristrutturando la vecchia piscina, la palestra, campi di calcetto, tennis e padel, un playground per il basket e uno skatepark» con un progetto da 13 milioni di euro. Ma l’inchiesta rivela che ci sarebbe un’anomalia: «Le associazioni del territorio di Caivano che svolgono già un’attività non hanno accesso a quelle strutture». Sul punto vengono interpellate le associazioni sportive locali ma anche don Patriciello che, visibilmente contrariato, ribatte: «Mi è stato detto, mi è stato promesso, e io penso che chi mi ha fatto la promessa come ha mantenuto altre promesse manterrà anche questa, che per i bambini di Parco Verde ci sarà un corridoio privilegiato».
 
Ma su come è stato tagliato il servizio, dove don Patriciello appare già non essere d’accordo con la chiave di lettura dell’inchiestista, ora il parroco ha da ridire: «Caro Sigfrido Ranucci – scrive – permettimi di rivolgerti una domanda: (…) a una persona – in questo caso il sottoscritto, ma potrebbe essere chiunque – viene chiesto di rilasciare un’intervista su una questione delicatissima. Costui – prosegue – accetta per rendere un servizio. Cerca di essere esaustivo. Risponde a mille domande. Viene tenuto impegnato per più di un’ora. Poi con il solito meccanismo del taglia-incolla, ai telespettatori vengono offerti al massimo due minuti. Ecco – attacca – ti sembra giusto? Non credi che chiunque potrebbe con questo sistema – e avendo a disposizione tanto materiale – fare dire a chiunque tutto e il contrario di tutto?». E conclude: «Un grande abbraccio a te e al caro Luca. Il tempo però è prezioso per tutti. Anche per me. Dio ti benedica».
 
La replica non tarda a arrivare: «Caro Don Maurizio – scrive Ranucci – (…), mi dispiace leggere le tue critiche per come è impostato un programma televisivo, è un po’ come se avessimo noi di Report la presunzione di spiegarti come si fa messa». E prosegue: «Mi spiace anche che tu sia stato costretto a mettere la faccia su domande alle quali avrebbe potuto rispondere il Commissario di Governo». Quanto al merito, Ranucci osserva che «un’intervista lunga serve a chi non conosce un contesto a farsi un’idea, poi a verificare e dare conto infine al pubblico delle criticità e delle risposte alle criticità». E ancora: «Chi invece preferisce non parlare non è perché, l’esperienza trentennale ci insegna, ha paura dei tagli, ma perché ha paura delle domande. So che Luca ti ha anche chiesto di dirci dove abbiamo detto il falso o dove sarebbe stato manipolato il tuo pensiero. Ma a questa domanda non c’è stata risposta. Del resto una persona più alta di noi come Giovanni Paolo II disse “se sbaglio mi corrigerete”. Noi se abbiamo sbagliato siamo pronti ad accogliere le tue correzioni. Con grande e immutata stima e che, come usava dire mia madre prima che uscissi di casa, “che il Signore ci accompagni”».

15 gennaio 2025 ( modifica il 15 gennaio 2025 | 14:21)

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