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Fa appello al governo italiano la famiglia di Alberto Trentini, cooperante del Lido di Venezia di cui non si hanno più notizie da quando è stato fermato, il 15 novembre 2024, dalle autorità del Venezuela. La famiglia, in una nota diffusa tramite l’avvocato Alessandra Ballerini, chiede di «porre in essere tutti gli sforzi diplomatici possibili e necessari, aprendo un dialogo costruttivo con le istituzioni venezuelane, per riportare a casa Alberto e garantirne l’incolumità».
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Trentini, che ha 45 anni, si trovava in Venezuela in missione con la Ong “Humanity & Inclusion” per portare aiuti umanitari alle persone con disabilità. Era arrivato il 17 ottobre 2024 ed il 15 novembre, mentre si recava da Caracas a Guasdalito, sarebbe stato fermato ad un posto di blocco, insieme all’autista della Ong. Sembra che pochi giorni dopo il fermo Alberto sia stato trasferito a Caracas e, ad oggi, risulta «prigioniero in una struttura di detenzione, senza che gli sia mai stata contestata formalmente nessuna imputazione».
Nella nota si spiega che «nessuna notizia ufficiale è mai stata comunicata da nessuna autorità venezuelana né italiana e di fatto, da quasi due mesi, nulla sappiamo sulle sorti di Alberto, tenuto anche conto che soffre di problemi di salute e non ha con sé le medicine né alcun genere di prima necessità. Dal suo arresto ad oggi, a quanto sappiamo, nessuno è riuscito a vederlo, né a parlargli. Neppure il nostro ambasciatore». Per la famiglia, «è inaccettabile che cittadini italiani che si trovano a lavorare o visitare altri Paesi con l’unica finalità di contribuire a migliorare le condizioni di vita dei loro abitanti, si trovino privati delle libertà e dei diritti fondamentali senza poter ricevere nessuna tutela».
L’intervento della Farnesina
L’ambasciata d’Italia e il consolato generale a Caracas, in raccordo con la Farnesina, stanno seguendo la vicenda dell’arresto con attenzione, fin dalla prima segnalazione. Sono in corso i contatti con le autorità venezuelane per richiedere di garantire l’esercizio dell’assistenza consolare nei confronti del connazionale. Il ministro degli affari esteri, Antonio Tajani, la mattina del 15 gennaio ha comunicato di aver fatto convocare l’incaricato d’affari del Venezuela «per protestare con forza per la mancanza di informazioni sulla detenzione del cittadino italiano Alberto Trentini e per contestare l’espulsione di 3 nostri diplomatici da Caracas. L’Italia – aggiunge il ministro – continuerà a chiedere al Venezuela di rispettare leggi internazionali e volontà democratica del suo popolo».
Sulla questione è intervenuta anche la Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh), che ha sollecitato le autorità venezuelane a proteggere Trentini «poiché i suoi diritti alla vita e all’integrità personale rischiano di subire danni irreparabili». In un comunicato stampa, l’organo sottolinea come le autorità abbiano negato l’Habeas corpus al prigioniero – il principio del diritto anglosassone con il quale si impedisce la detenzione arbitraria e illegale dei cittadini – così come di fornire informazioni sul luogo in cui si trova incarcerato. Da qui, la richiesta di chiarire se si trovi sotto custodia dello Stato, quali siano le circostanze della sua detenzione e «garantire che le condizioni di detenzione siano compatibili con gli standard internazionali».
Trentini risulta laureato in storia moderna e contemporanea all’università Ca’ Foscari. Prima di collaborare con Humanity & Inclusion, ha lavorato nel campo della cooperazione internazionale in tutto il mondo: fra il 2023 e il 2024, con il Consiglio danese per i rifugiati, a Barbacoas, località della Colombia. Negli ultimi 4 mesi del 2022 invece, sempre in Colombia, è stato field coordinator, per l’Ong francese Solidarités International; stessa mansione che ha ricoperto per Première Urgence Internationale.
Esprime vicinanza alla famiglia di Trentini il Partito democratico di Venezia: «Chiediamo da parte del governo il massimo sforzo diplomatico e alle forze politiche la più completa collaborazione per fare in modo che Alberto possa tornare quanto prima libero», scrivono la segretaria comunale Monica Sambo e il segretario del circolo Lido-Pellestrina, Alessandro Strozzi. Alla Camera, ricordano, «i nostri parlamentari hanno presentato un’interrogazione al ministro degli esteri per conoscere quali sforzi sono stati fatti fino a ora per la risoluzione di questa situazione».
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