Il ritorno stabile del lupo nel Parco Regionale della Maremma rappresenta un evento di rilievo per le dinamiche ecologiche di quest’area protetta, magnifico scrigno di biodiversità nel sud della Toscana. Grazie agli studi condotti dal nostro gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Siena, guidato dal Prof. Francesco Ferretti, e in collaborazione con l’Ente Parco, abbiamo indagato le interazioni tra il lupo, le sue prede principali e altre specie della comunità faunistica in questo contesto mediterraneo.
Dinamiche preda-predatore
Il ritorno spontaneo dei grandi carnivori in paesaggi antropizzati, come quelli che caratterizzano la maggior parte degli ecosistemi europei, non solo ha posto importanti sfide gestionali per la necessità di risolvere i conflitti che possono generarsi tra questi animali e le attività antropiche, ma ha anche offerto l’opportunità di studiare dinamiche ecologiche complesse e delicate. Infatti, il ritorno di un predatore al vertice della piramide alimentare, come il lupo, può influire sulle comunità biologiche determinando variazioni nell’abbondanza delle prede (in particolare gli ungulati) e delle specie di carnivori più piccoli (come la volpe), oppure nel loro comportamento. Fino a pochi anni fa, le conoscenze sulle interazioni tra prede e predatori si basavano prevalentemente su studi nordamericani, i cui risultati erano difficilmente generalizzabili ai contesti europei. Questo perché i due ambienti presentano differenze sostanziali, in gran parte determinate dall’impatto antropico, che può modificare e alterare le dinamiche ecologiche tra le specie selvatiche.
Nel Parco della Maremma, il lupo ha inizialmente basato la sua alimentazione prima di tutto sul daino e secondariamente sul cinghiale. Pertanto, in quest’area il lupo ha fin da subito svolto effettivamente il suo ruolo di predatore di ungulati selvatici. La pressione predatoria ha innescato una risposta comportamentale immediata nel daino. Come testimoniato dal fototrappolaggio, questo cervide ha infatti progressivamente modificato i propri orari di attività nel corso degli anni: tra il 2017 e il 2023, esso ha infatti gradualmente aumentato l’attività diurna, evitando sempre di più gli orari notturni, riducendo così il rischio di incontri con il lupo. Invece, quest’ultimo è rimasto prevalentemente notturno e ha indirizzato la propria predazione soprattutto sul cinghiale, che nel frattempo è diventato la sua preda preferenziale. Tale cambiamento nella dieta principale, da daino a cinghiale, non è stato determinato da variazioni significative nella disponibilità numerica delle prede: anzi, in quegli stessi anni i cinghiali hanno mostrato una flessione, mentre l’abbondanza del daino è rimasta piuttosto costante. Verosimilmente la maggiore attività diurna ha comportato una minore contattabilità dei daini. Dal canto suo, il cinghiale ha reagito alla pressione predatoria aumentando la dimensione dei gruppi: questi suidi sono provvisti di armi difensive importanti (le zanne), oltre a una taglia corporea significativa, e possono pertanto trarre vantaggio dalla difesa di gruppo.
Il capriolo e la nutria invece, pur rappresentando meno del 10% della dieta del lupo, svolgono comunque un ruolo significativo come prede alternative per questo predatore nel Parco.
Facilitazione per le volpi
Un aspetto particolarmente interessante riguarda l’effetto del lupo sulla volpe. Gli avanzi delle carcasse delle sue prede rappresentano una risorsa fondamentale per altri carnivori e possono essere sfruttati da opportunisti come la volpe. I nostri dati mostrano un incremento significativo nel consumo di ungulati da parte della volpe rispetto a quanto rilevato da Sandro Lovari e collaboratori negli anni in cui il lupo era assente nel Parco. Inoltre, il fototrappolaggio ha documentato una sorprendente sincronizzazione spaziale e temporale tra i due canidi. Numerosi filmati riprendono volpi che seguono i lupi a breve distanza, suggerendo una certa tolleranza da parte di questi ultimi. Questo fenomeno, curioso e al tempo stesso affascinante, arricchisce ulteriormente la comprensione delle complesse interazioni all’interno della comunità faunistica.
Messaggio da portare a casa
Nel Parco della Maremma, il lupo si nutre quasi esclusivamente di prede selvatiche, a conferma del fatto che in questo ecosistema esso svolge il suo ruolo ecologico naturale. Questo è un primo risultato fondamentale, soprattutto nel contesto attuale europeo. I cambiamenti osservati nel comportamento delle prede e nelle interazioni con le volpi evidenziano l’importanza del lupo nell’influenzare aspetti considerevoli dell’ecologia delle comunità biologiche. I risultati finora conseguiti aprono la strada a ulteriori domande e temi in corso di studio da parte del nostro gruppo di ricerca, come per esempio la variazione di queste interazioni comportamentali nel medio-lungo termine in relazione a cambiamenti nell’abbondanza dei lupi e delle prede stesse.
Oltre a rappresentare una interessante scoperta scientifica in contesto mediterraneo, queste trasformazioni hanno implicazioni rilevanti per la gestione della fauna del Parco e per la comprensione delle interazioni tra specie in aree ricolonizzate dal lupo. Studiare e comprendere queste dinamiche può fornire indicazioni preziose per una gestione più consapevole, sostenibile e, in generale, per la conservazione della biodiversità.
Per approfondimenti:
Ferretti et al. 2019 https://doi.org/10.1016/j.mambio.2019.10.008.
Ferretti et al. 2021 https://doi.org/10.1093/biolinnean/blaa139.
Rossa et al. 2021 https://doi.org/10.1007/s00265-020-02956-4.
Esattore et al. 2023 https://doi.org/10.1093/cz/zoac083.
Ferretti et al. 2023 https://doi.org/10.1186/s12983-023-00489-w.
Belardi et al. 2024 https://doi.org/10.1111/jzo.13205.
Lazzeri et al. 2024a https://doi.org/10.1038/s41598-023-50447-z.
Lazzeri et al. 2024b https://doi.org/10.1016/j.gecco.2024.e03069.
Lazzeri et al. 2024c https://doi.org/10.1111/acv.12973.
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