Addio a Bruno Pizzul, icona del giornalismo sportivo. Il cordoglio dell’Italia

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Addio a Bruno Pizzul, icona del giornalismo sportivo, voce e volto storico della Rai. E’ morto all’ospedale di Gorizia dove era ricoverato da qualche giorno. Era nato a Udine l’8 marzo 1938. Fra tre giorni avrebbe compiuto 87 anni. I funerali si terranno venerdì alle 14.30 a Cormons dove viveva con la famiglia.

E’ stata la voce storica del calcio e della Nazionale italiana per la Rai.

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Bruno Pizzul  ci lascia a pochi giorni dal suo 87esimo compleanno dopo che nel fine settimana era stato ricoverato all’ospedale di Gorizia. Uomo semplice ma di grande cultura Pizzul rimarrà per tutti i tifosi italiani un gentiluomo delle telecronache del pallone azzurro. 

 

 

Edy Reya è stato uno dei primi amici ad accorrere nella sua abitazione di Cormons per porgere le condoglianze alla famiglia.

Chi lo ricorda come un amico con la schiena dritta è Dino Zoff nato nella vicina Mariano del Friuli.

Il funerale verrà celebrato venerdì alle 14.30 nel duomo di Cormons, una terra che Pizzul ha amato fino all’ultimo giorno della sua vita.

Nel servizio di Andrea Rinaldi le voci di Edy Reja, Dino Zoff e del sindaco di Cormons Roberto Felcaro

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Nel servizio di Andrea Rinaldi le voci di Edy Reja, Dino Zoff, Fabio Pizzul

La sua ultima telecronaca, Bruno Pizzul l’aveva condivisa con gli abitanti della sua Cormons – dove con la moglie era tornato a vivere negli ultimi anni – l’11 luglio 2021, raccontando in piazza la finale dei campionati europei tra Italia e Inghilterra. E commentando così in diretta un trionfo degli azzurri, come mai gli era riuscito – ed era un suo rimpianto – nei quasi vent’anni in cui dalle frequenze della Rai era stato la voce della Nazionale: una voce calda e garbata, entrata nelle case di tutti gli italiani con espressioni memorabili.

Cresciuto a Cormons, una carriera da calciatore interrotta molto presto per un infortunio al ginocchio, Pizzul era entrato alla Rai per concorso nel 1969. Già l’anno dopo aveva commentato la sua prima partita, un Juventus- Bologna di Coppa Italia. Dal 1986 l’incarico di raccontare i match dell’Italia, che mantenne fino al pensionamento: l’ultima cronaca diretta, Italia-Slovenia allo stadio Rocco di Trieste, il 21 agosto 2002. 

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E poi gli altri sport, la conduzione della Domenica sportiva, il racconto dei trionfi delle squadre italiane nelle coppe, e quello della tragedia dell’Heysel, dove prima della finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool sugli spalti morirono schiacciate 39 persone. Così, in occasione dei suoi 80 anni, Pizzul raccontava il suo lavoro.

Moltissimi i messaggi di cordoglio, non solo dal mondo del calcio: dall’affettuoso abbraccio alla famiglia dell’associazione nazionale alpini, corpo in cui Pizzul prestò il servizio militare, al ricordo del patron dell’Udinese Pozzo, che lo ha definito “un’icona del Friuli che ha portato in alto in nome della nostra terra da vero gigante del giornalismo”. Icona che era capace di raccontare il calcio, anche in friulano. 

Nel servizio di Daniele Lettig la ricerca immagini è di Manuel Bussani e Cristina Polselli

Montaggio di Viola Romanese e Carmine Moscarelli
 

La nota della Rai sulla scomparsa di Pizzul: 

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“Addio a volto e voce dello sport del servizio pubblico”. “Grazie per la passione e l’eleganza del suo racconto del calcio”
Con la scomparsa di Bruno Pizzul – si legge nel comunicato dell’azienda – la Rai perde un volto e una voce che sono rimasti nell’immaginario collettivo degli italiani anche dopo il suo ritiro dalla rai, alla quale ha lasciato l’indimenticabile esempio di passione, competenza, eleganza con le quali – non senza ironia e leggerezza – ha raccontato lo sport e il calcio in particolare. Un ‘maestro’ al quale va il nostro ringraziamento per quanto ha dato alla Rai nella sua lunghissima carriera e per l’affetto sincero con il quale ha continuato a seguire la ‘sua’ azienda. Nello stringerci affettuosamente ai suoi cari – conclude la nota – ci impegniamo a mantenerne vivi il ricordo e l’esempio di uomo che ha incarnato profondamente i valori di una Rai al servizio di tutti”. 
 

Moltissimi i messaggi di cordoglio

“Oggi abbiamo perso un uomo perbene, ci mancherà”, così il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. “Bruno Pizzul è stato un grande uomo e l’incarnazione del giornalismo sportivo”, le parole del presidente della regione Fedriga. “A nome della Regione – ha detto – voglio quindi esprimere il più profondo cordoglio alla sua famiglia e ai suoi cari in questo momento di profonda sofferenza”.

Messaggi di cordoglio ai familiari sono arrivati, tra gli altri, dal presidente del Consiglio regionale, Mauro Bordin e dal vicegovernatore con delega allo Sport del Friuli Venezia Giulia Mario Anzil.

Anche l’Udinese e la famiglia Pozzo “piangono la scomparsa della leggenda del giornalismo sportivo italiano Bruno Pizzul. Voce storica del nostro calcio e della Nazionale Italiana, Pizzul ha dato lustro al Friuli su scala internazionale”, si legge in una nota del club bianconero.
 

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Fu assunto in Rai nel 1969 e l’anno seguente commentò la sua prima partita (Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia). Dalla Coppa del Mondo del 1986 è diventato la voce delle partite della Nazionale ed è stato il telecronista delle gare degli Azzurri in occasione di cinque Campionati del Mondo e quattro Campionati Europei, congedandosi nell’agosto 2002 (Italia-Slovenia 0-1).

Alle telecronache ha affiancato anche la conduzione di Domenica Sprint e poi della Domenica Sportiva. 

Il servizio di Stefano Bizzotto

In una recente intervista aveva detto: “I telecronisti di oggi sono bravi, ma parlano troppo”. Pizzul non amava i toni concitati sia nelle cronache – anche a due voci, di cui è stato pioniere – sia nelle analisi.

Amava il calcio e lo aveva anche praticato con discreti risultati, prima nella squadra parrocchiale di Cormons, la Cormonese, poi nella Pro Gorizia, alternando studio e attività sportiva. Divenuto calciatore professionista, fu ingaggiato dal Catania nel 1958. Giocò anche nell’Ischia, Udinese e Sassari Torres, ma la sua carriera sportiva finì presto a causa di un infortunio al ginocchio.

Laureato in giurisprudenza, insegnò materie letterarie nelle scuole medie prima dell’assunzione in Rai per concorso.

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L’8 aprile 1970 commentò la sua prima partita (Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia disputatasi sul campo neutro di Como): iniziò a partire dal 16º minuto perché era arrivato in ritardo. La prima finale di una competizione internazionale che fu raccontata dalla sua voce fu quella del campionato europeo del 1972 a Bruxelles, con la vittoria della Germania Ovest sull’URSS per 3-0.

La prima vittoria da lui annunciata in diretta ai telespettatori di una squadra italiana in una finale di coppa europea fu, invece, quella del Milan in Coppa delle Coppe ai danni del Leeds Utd, a Salonicco il 16 maggio 1973, mentre la finale della stessa competizione del 1999 tra Lazio e Maiorca al Villa Park di Birmingham e quella di Coppa UEFA dello stesso anno tra Parma e Olympique Marsiglia giocata allo Stadio Lužniki di Mosca furono le ultime vittorie di squadre italiane nelle competizioni europee da lui raccontate. 

Il 29 maggio 1985 era il commentatore TV della finale della Coppa dei Campioni quando ci fu la strage dell’Heysel. Disse: “È stata la telecronaca che non avrei mai voluto fare. Non tanto per un discorso di difficoltà di comunicazione giornalistica, ma perché ho dovuto raccontare delle cose che non sono accettabili proprio a livello umano”.

I funerali si terranno venerdì nel duomo di Cormons alle 14.30.



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