Le imprese ortofrutticole si confrontano con le istituzioni circa il futuro dell’agricoltura, in attesa della ricerca genetica avanzata


In quella che è stata la loro assemblea annuale più politica di sempre, con ben il 60% degli interventi – sponsor esclusi – da parte di rappresentanti delle principali istituzioni nazionali ed europee, il settore delle aziende ortofrutticole aderenti a Fruitimprese ha manifestato, per voce del suo presidente Marco Salvi, tutte le criticità vecchie e nuove che si trova a fronteggiare. Non solo le tensioni geopolitiche, la carenza idrica, la crisi della manodopera e i consumi in calo (seppur sostanzialmente stabili nel 2024, non riescono a recuperare i 15 punti percentuali perduti negli ultimi 5 anni), ma anche e soprattutto le normative restrittive europee su agrofarmaci e packaging plastici (regolamento PPWR).

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Anche quest’anno, l’assemblea si è svolta a Palazzo Montemartini, Roma.

Nella sua relazione introduttiva, il presidente Marco Salvi (in foto qui sotto) ha ammonito circa gli esiti potenzialmente catastrofici derivanti dalla progressiva riduzione delle sostanze a disposizione per contrastare i danni provocati dal cambiamento climatico e dall’attacco dei parassiti.

Per quanto riguarda la politica europea, Salvi, riprendendo due frasi dalla “Vision”, il documento che rappresenta il punto di vista della Commissione UE per il settore agricolo e alimentare (“La Commissione valuterà con attenzione ogni ulteriore divieto di pesticidi se non saranno disponibili alternative in tempi e costi ragionevoli”; ai pesticidi dannosi vietati nella UE non dovrebbe essere consentito di rientrarvi con le importazioni”), sottolinea che “queste sono le prime frasi di buon senso e a favore dell’agricoltura europea che abbiamo sentito da un po’ di tempo”.

Inoltre, Salvi ha detto: “Dobbiamo evitare una delocalizzazione della nostra produzione ortofrutticola, verso paesi come la Grecia, dove gli italiani stanno già investendo nella coltivazione del kiwi con l’acquisto di aziende agricole o joint venture con imprese locali e dove la manodopera costa una frazione di quanto viene pagata in Italia, per non parlare del Nord-Africa, con gli agrumi, i pomodori e le fragole marocchine che si presentano sul mercato nel bel mezzo delle nostre campagne”.

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Servirebbe inoltre, secondo il presidente Fruitimprese, qualche campagna istituzionale che riporti frutta e verdura sulle tavole delle famiglie, perché, ricorda Salvi, ogni euro speso in cibo spazzatura, ne costa due per il sistema sanitario nazionale.

La platea.

Quale futuro, dunque, attende il settore? La carrellata di rappresentanti istituzionali invitati all’evento ha contribuito ad approfondire l’analisi della situazione, in particolare per quanto concerne il capitolo agrofarmaci, ma non solo. In primis il Ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, seguito subito dopo da un videointervento di Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, hanno mostrato il loro libro dei sogni alla platea.

Francesco Lollobrigida durante il suo intervento. “Tutti siamo propensi a ridurre gli agrofarmaci, ma non siamo d’accordo a ridurre la ricchezza degli italiani. Non capiamo perciò perché ci siano deroghe all’uso di principi attivi non armonizzate nella UE. Dobbiamo recuperare la voglia di riportare in Italia produzioni agricole oggi delocalizzate. Io sogno un mondo in cui aumentano tanto la produzione interna, quanto il suo valore aggiunto”.

Tuttavia, le risorse sono limitate e quelle disponibili sono state fin qui impiegate su alcune iniziative mirate. Tra le azioni menzionate nell’occasione dell’assemblea figurano: l’iniziativa per il sostegno del consumo della frutta a guscio organizzata da ISMEA assieme alla nazionale di rugby, l’evento “Agricoltura È”, il ridisegno del programma Frutta nelle Scuole, i ristori agli actinidicoltori della regione Lazio che hanno sofferto la moria (8 mln di euro tra fondi nazionali e regionali).

In foto: l’assessore all’agricoltura della Regione Lazio, Giancarlo Righini, ha illustrato le misure a sostegno del comparto del kiwi e l’esigenza di interloquire con gli ATO regionali per ridisegnare la gestione delle risorse idriche.

Notevoli gli investimenti destinati al CREA – nell’occasione rappresentata dalla sua direttrice generale Maria Chiara Zaganelli – per condurre la ricerca in campo sulle TEA, cioè sulla nuova frontiera genetica che promette di sviluppare piante più resistenti a caldo, agenti patogeni, siccità, offrendo anche un potenziamento delle caratteristiche nutrizionali degli alimenti. Dopo i test su riso e uva, la sperimentazione interesserà anche il pomodoro.

In filigrana si intravede – e ce lo ricorda l’intervento dell’europarlamentare Salvatore De Meo – che agroalimentare e risorse idriche saranno capitoli strategici per una Unione Europea che comincia a ragionare in termini di una possibile “economia di guerra”: vi sono, in questo senso, alcuni segnali chiari. Il momentaneo ritiro del piano di riduzione drastica dei principi attivi – fin qui attuato senza molti scrupoli – è uno di questi, insieme alla deroga alla regola del 4% di terreni incolti, per esempio. Passi indietro sul Green Deal certamente motivati dalla forte opposizione da parte del settore agricolo, ma anche perché oggettivamente forse questo non è il momento storico più propizio per mettere a rischio l’approvvigionamento di cibo.

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“La normativa sul taglio lineare degli agrofarmaci non è stata bocciata, ma solo ritirata”, ricorda Salvatore De Meo nel suo intervento, nel manifestare le sue perplessità sul piano UE per la cosiddetta “autonomia strategica”, in cui il binomio agricoltura/difesa non può che essere di capitale rilievo.

Gli interventi successivi da parte di Ugo Della Marta (Direttore Generale della Direzione per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione (DGISAN) del Ministero della Salute) e del presidente di Agrofarma Federchimica, Paolo Tassani, hanno contriibuito a chiarire il quadro sulla questione dei fitofarmaci. Ne è emerso infatti che l’Italia ha una bassa percentuale (30%) di campioni di ortofrutta analizzati che risultano con residui superiori ai limiti di legge e che, essendo stata antesignana nella Produzione Integrata, si trova in una condizione virtuosa. Tuttavia, la realtà dei fatti, come ricordato da Della Marta, è che fino a 4 anni fa erano autorizzate 1.200 sostanze, mentre oggi si sono ridotte a 400 e altre 28 sostanze potrebbero essere eliminate nel prossimo biennio. L’auspicio è che le autorizzazioni di emergenza possano trovare una applicazione armonizzata perlomeno tra i paesi dell’area mediterranea.

Un momento dell’intervento di Ugo Della Marta: “È necessario accelerare sulle TEA”, ha detto.

A sua volta, Paolo Tassani ha illustrato la posizione delle imprese aderenti ad Agrofarma, sottolineando come a mancare non siano certamente gli investimenti del settore in innovazione, bensì la certezza nelle tempistiche dei costosi adempimenti per l’autorizzazione di nuove sostanze. Il quadro dipinto da Tassani mostra una costante riduzione, in Italia, delle vendite di agrofarmaci tradizionali come fungicidi ed erbicidi, contro una crescita a due cifre (+94% nel confronto tra triennio 2011-2013 e 2020-2022) per i prodotti cosiddetti di origine biologica e utilizzabili anche nell’agricoltura bio.

“I prodotti fitosanitari devono rispondere a criteri di “Risk Assesment”; ben l’83% degli agrofarmaci in circolazione è stato approvato dopo il 2011, cioè a “tagliando rifatto”, per così dire”, ha ricordato Paolo Tassani, presidente di Agrofarma Federchimica, per sottolineare gli elevati standard di sicurezza cui sono sottoposti i principi attivi da utilizzare in agricoltura.

Come emerso dalla successiva tavola rotonda coordinata dalla giornalista Silvia Marzialetti (Radiocor – Il Sole 24 Ore), purtroppo nella comunicazione generalista passa sempre il messaggio che l’ortofrutta sia un cibo a rischio di contaminazione (come sottolineato da Giuseppe Blasi del Masaf). Le stesse tecniche genetiche innovative delle TEA sono misconosciute ai più – come sottolineato dalla direttrice del CREA – e meriterebbero una maggiore e migliore divulgazione. Che vi sia un qualche problema di comunicazione anche sul fronte della politica, lo ha ricordato l’accorato intervento di Davide Vernocchi (Resp. Ortofrutta Fedagri-Confcooperative): “Quando ci è giunta la comunicazione relativa al divieto di utilizzare un fitoregolatore che si usava per interrompere la dormienza delle piante a causa dei potenziali effetti nocivi sulla salute degli operatori – ha detto Vernocchi – non riuscivamo a crederci! Forse nei palazzi si ritiene che noi andiamo ancora spargendo le sostanze con la pompa a spalla!”

I partecipanti alla tavola rotonda. Da sinistra a destra: Giuseppe Blasi (Masaf), Carlo Bevini (International Paper), la direttrice generale del CREA, Chiara Zaganelli, Paolo De Castro (Presidente Filiera Italia), il quale ha tenuto a ribadire che “L’agricoltura è parte della soluzione, non del pronlema” e Davide Vernocchi, il quale ha sottolineato accoratamente: “Gli agricoltori non hanno più tempo! Abbiamo bisogno di risposte, non di buoni propositi!”.

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L’unico in verità a parlare di cambiamento climatico e dei suoi effetti – tema che affiancava quello del Green Deal nel titolo dell’incontro – è stato Angelo Benedetti, in veste di presidente UNITEC nonché uno degli sponsor della 76esima assemblea di Fruitimprese.

Angelo Benedetti durante il suo intervento, a conclusione dei lavori. UNITEC sta anche testando i primi prototipi di raccolta robotizzata in campo, in grado non solo di staccare un frutto da un albero, ma anche di farlo al giusto grado di maturazione!

Oltre ad aver patito in prima persona i danni delle recenti alluvioni nella sua regione, UNITEC è consapevole che la tecnologia, seppure non possa certamente migliorare la qualità dei frutti, può contribuire grandemente a ridurre i costi derivanti dalla necessità (crescente) della cernita tra frutti colpiti da eventi meteo avversi e merce sana.

Su questo fronte, le tecnologie UNITEC sono in grado già da tempo di evidenziare il 100% dei potenziali difetti, tanto quelli esterni quanto quelli – più perniciosi poiché invisibili a occhio nudo – interni, con il risultato di velocizzare processi difficili da effettuare manualmente e accrescere l’affidabilità dei marchi ortofrutticoli.

“Noi vi aiutiamo a mantenere le promesse che fate ai consumatori”, ha ricordato il manager, portando un case history di rilievo all’attenzione degli imprenditori presenti.

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