Unioncamere E-R: “Con i dazi Usa a rischio 10,5 mld di euro”



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Il presidente di Unioncamere Emilia-Romagna Valerio Veronesi, presentando lo studio “Dall’America all’officina. Quando il mercato statunitense fa la differenza”, ha fatto i conti di un’eventuale “guerra commerciale” tra Stati Uniti ed Europa.

I dati sono chiari: l’impatto dei dazi al 25% previsti dall’Unione Europea sulle merci Usa (e al momento sospesi per 90 giorni) per l’Emilia-Romagna varrebbero 500 milioni di euro che rientrano dagli Stati Uniti, ma a fronte di ben 10,5 miliardi di euro che le imprese emiliano-romagnole rischiano di perdere a causa dei dazi imposti in prima battuta dal presidente statunitense Donald Trump (anch’essi, al momento, sospesi per 90 giorni).

Uno squilibrio di uno a ventuno, dunque: per questo, numeri alla mano, secondo Veronesi “serve meno impulsività e più ragionamento, dobbiamo sederci a un tavolo e parlare. I dazi generano insicurezza? L’insicurezza è peggio di una brutta notizia, perché con una brutta notizia gli imprenditori si allacciano le scarpe e vanno avanti. Qualcosa succederà, non posso pensare, anche se voglio sperarlo, che non ci saranno i dazi. Bisogna capire come saremo in grado di reagire. In ogni caso è sempre meglio parlare che litigare, come insegniamo ai nostri bambini, e questo deve essere il nostro agire”.

Complessivamente, sono 5.788 le imprese che dall’Emilia-Romagna esportano verso gli Stati Uniti. Il 73% di queste (4.305) ha sede legale in regione e realizza l’84% del fatturato complessivo dell’export.

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Sono ben 1.256 le imprese esportatrici che risultano vulnerabili alle nuove barriere doganali annunciate dagli Stati Uniti. Per Guido Caselli, vicesegretario di Unioncamere Emilia-Romagna e curatore dello studio, le imprese più esposte ai dazi rappresentano “il 90% dell’export emiliano-romagnolo verso gli Stati Uniti, contribuiscono per la metà al totale delle esportazioni regionali nel mondo, danno lavoro a oltre 105.000 persone, realizzano 50 miliardi di euro di fatturato”.

A livello settoriale, sono le imprese delle filiere collegate alla meccanica a presentare i valori di vulnerabilità più elevati: dal 43% delle aziende delle macchine per l’agricoltura fino al 33% dell’automotive, ma l’impatto si sentirà forte anche nel settore farmaceutico e biomedicale, in parte nel settore agroalimentare e per alcune realtà della moda.

Le risposte alle mosse di Washington possono essere diverse. Per il presidente Veronesi, però, “l’unica possibile difesa è consentire alle imprese di aumentare la loro competitività internazionale: sono gli imprenditori che affrontano una situazione così incerta e complessa. Per questo riteniamo ineludibile rilanciare immediatamente le misure del ‘4.0’ per liberare gli investimenti in innovazione e contemporaneamente prevedere forme di garanzia statale per i finanziamenti bancari, come è stato fatto durante il periodo della pandemia; in parallelo, dobbiamo creare ogni azione possibile per attirare in Emilia-Romagna quei cervelli che in questi giorni vengono licenziati e privati dei finanziamenti necessari per loro ricerche”.






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