L’Europa fatica a tenere il passo degli Stati Uniti


Diverse variabili hanno supportato le azioni europee favorendo una rotazione tra asset statunitensi ed europei.
 
Rimaniamo tuttavia cauti sui mercati azionari Europei per diverse ragioni, tra le quali la frammentarietà politica e la minore produttività delle aziende.
 
Da quello che vediamo, siamo ottimisti sul destino dell’Europa ma anche scettici.

Seconda lettura dell’inflazione della Germania YoY di marzo in uscita oggi alle 8:00, che non dovrebbe riservare sorprese rispetto al +2.2% (+2.3% a febbraio). Così come senza sorprese dovrebbe essere l’inflazione della Spagna YoY di marzo (+2.3% contro +3% di febbraio).
 
Prezzi alla produzione USA YoY di marzo alle 14:30 (stima +3.3% contro +3.2% di febbraio) e fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan di aprile (stima 54 punti contro 57 di marzo).
 
Cala a marzo al +2.4% (dal +2.8%), l’inflazione YoY di marzo degli Stati Uniti YoY e risulta più bassa delle attese del +2.5%. Aumentano le richieste di sussidi settimanali alla disoccupazione (223k contro 219k della scorsa settimana). Crediamo che i dati, che non includono gli effetti dei dazi aggiuntivi della nuova amministrazione, vadano nella direzione auspicata dalla Fed: ripresa della disinflazione e sostanziale tenuta del mercato del lavoro.
 
In forte calo la produzione industriale dell’Italia YoY di febbraio (-2.7% contro -1.9% atteso e -0.8% di gennaio).
 
I dazi del 20% sulle importazioni negli Stati Uniti di beni dell’Unione Europea (UE) ha un po’ ridotto il fascino delle azioni europee. Non vale ovviamene la moratoria di 90 giorni, a meno che i dazi non vengano sospesi del tutto. Nei due giorni successivi alla pubblicazione della lista dei dazi statunitensi, il tedesco è sceso del 6,8%, il CAC francese del 6,4%, il del 7,0% e lo Stoxx 600 del 6,5%. Tuttavia, su base annua, la maggior parte degli indici europei è ancora in positivo rispetto agli Stati Uniti, che sono in rosso. Al netto della crescita di ieri, l’ e il avevano registrato perdite rispettivamente del 15% e del 20% circa, in contrasto con i guadagni del 4% circa dello Stoxx 600, del 10% circa del DAX tedesco, del 5% circa del CAC francese e del 2% circa del FTSE 100 (tutti in dollari).
 
Diverse variabili hanno supportato le azioni europee quest’anno, tra cui l’attivismo fiscale tedesco, il riarmo europeo, valutazioni relativamente attraenti, una ripresa ciclica della crescita e degli utili e i tagli dei tassi da parte della Banca centrale europea. Inoltre, preoccupazioni politiche crescenti negli Stati Uniti hanno suscitato timori per un rallentamento della crescita americana nel breve termine, favorendo una rotazione transatlantica tra asset statunitensi ed europei. Questi fattori hanno dato spinta agli asset europei rispetto a quelli statunitensi.
 
Detto questo, le prospettive per l’Europa rimangono comunque incerte, con la locomotiva Germania di fatto ferma. L’UE avrà quindi ora 90 giorni per negoziare con l’amministrazione americana, ovvero l’Europa sta momentaneamente trattenendo il colpo. Tuttavia, anche prima della recente pubblicazione dei dazi statunitensi, rimanevamo cauti sulle prospettive per l’Europa per le seguenti ragioni:
 
Nonostante l’entusiasmo degli investitori per l’attivismo fiscale europeo di quest’anno, le barriere strutturali di lungo termine alla crescita in Europa e quindi il suo continuo sottoperformare rispetto agli Stati Uniti, non svaniranno improvvisamente. A pesare sulle prospettive di lungo termine dell’Europa c’è uno stato burocratico e pesante che da tempo soffoca innovazione, produttività e il DNA imprenditoriale del continente. A tal proposito, l’FMI stima che le barriere interne dell’Europa siano equivalenti ad un dazio del 45% per il settore manifatturiero e del 110% per i servizi. Altri due ostacoli strutturali sono una forza lavoro in invecchiamento e un’infrastruttura energetica dipendente da forniture estere;
 
Pur essendo unita contro gli Stati Uniti, l’Europa resta ampiamente divisa e frammentata al suo interno. Di fatto, un continente fratturato e improduttivo sotto molti aspetti. Per esempio, nonostante siano passati tre decenni, il cosiddetto Mercato Unico Europeo è ancora in fase di costruzione. Nel frattempo, l’Europa ha una moneta unica ma non possiede né un mercato dei capitali paneuropeo né un’unione fiscale necessaria per mettere in comune i risparmi della regione, facilitando così la nascita di startup e la crescita delle imprese. I finanziamenti congiunti dell’UE per gli investimenti sono insufficienti, mentre non mancano barriere regolamentari, restrizioni del mercato del lavoro e ostacoli stringenti e duplicativi per le imprese;
 
L’Europa rimane una delle regioni più dipendenti dal commercio al mondo in un momento in cui il mercantilismo si è riaffacciato negli Stati Uniti, in Cina e in altre parti del mondo. L’Europa è particolarmente vulnerabile in un contesto in cui le barriere commerciali stanno aumentando (come negli Stati Uniti) e in cui la Cina continua a sovra produrre massicciamente per l’esportazione, minando la base manifatturiera europea sia a livello domestico sia internazionale, mentre i fornitori cinesi sottraggono quote di mercato alle aziende europee;
 
Il divario di produttività tra Stati Uniti ed Europa ha continuato ad ampliarsi in questo decennio, con i colossi tecnologici statunitensi che si pongono nettamente in vantaggio rispetto all’Europa nei campi d’avanguardia come l’intelligenza artificiale (IA) e le attività correlate. Anche ben prima della rinascita dell’IA, il divario digitale transatlantico si stava ampliando, in parte a causa delle aziende più grandi, più innovative e disposte ad assumersi rischi negli Stati Uniti rispetto al settore tecnologico europeo, che è più piccolo, meno sviluppato e meno dinamico. A contribuire a questo divario digitale, i dati di dealroom.com mostrano che l’Europa ha rappresentato appena il 16% del capitale di venture capital raccolto a livello globale lo scorso anno, rispetto al 57% degli Stati Uniti e al 23% dell’Asia;
 
Gli investitori affascinati dalle azioni europee non dovrebbero ignorare il fatto che la maggior parte dei leader azionari europei a grande capitalizzazione sono più indebitati ed esposti a un’economia statunitense che sta rallentando, rispetto a un’economia europea che è in ripresa. Secondo i dati di FactSet, ad esempio, circa un quarto dei ricavi del DAX tedesco deriva dagli Stati Uniti. Gli Stati Uniti rappresentano inoltre un quinto dei ricavi dello Stoxx 600, un terzo del Swiss Index e il 22% del CAC. Aggiungiamo uno scenario in cui l’euro si rafforza mentre il dollaro statunitense si indebolisce e la combinazione di una bassa crescita statunitense e di un dollaro debole potrebbe provocare sorprese negative sugli utili europei nei prossimi mesi;
 
Facciamo il punto. Negli Stati Uniti si è discusso molto dei guadagni/rendimenti del mercato dovuti a un ristretto numero di aziende, la stessa dinamica, se non di più, è in atto in Europa. I rendimenti di mercato di molti indici europei si basano sulle spalle di pochissime aziende, creando rischi in termini di ampiezza del mercato, dipendenza da settori specifici e situazioni legate a singole aziende.
 
Sì, l’Europa ha un impulso vitale. La regione è stata spinta all’azione a causa delle pressioni geopolitiche provenienti da Russia, Cina e, in particolare, dagli Stati Uniti. La determinazione del continente a tracciare il proprio futuro non è mai stata così forte, rafforzando il sentimento del mercato a favore degli asset europei rispetto a quelli statunitensi.
 
Parlare è facile, mettere d’accordo tutti i paesi un po’ meno. L’UE, un’entità sovranazionale che cerca di bilanciare gli interessi di 27 stati membri, può semplificare la sua complessità burocratica, armonizzare la sua montagna di regole e regolamenti, ridurre le disparità economiche tra gli stati membri, aumentare la produttività, garantire il proprio futuro energetico e incubare i leader tecnologici del domani, supportando così la sovraperformance dell’Europa rispetto agli Stati Uniti?
 
Da quello che stiamo vedendo, siamo ottimisti, ma anche scettici.
 

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