Le case automobilistiche europee sono particolarmente vulnerabili a causa della tariffa del 25% sulle importazioni di auto e degli investimenti passati in capacità produttive in Canada e Messico per rifornire gli Stati Uniti, il secondo mercato auto più grande del mondo dopo la Cina.
Stellantis subisce l’impatto maggiore a causa della sua elevata esposizione al mercato statunitense, che contava oltre il 40% delle vendite nel 2024, e della sua sostanziale dipendenza dalla produzione in Canada e Messico. Stellantis dipende dal Messico per la produzione del suo marchio RAM (un terzo del fatturato di nel 2024) e dal Canada per Chrysler (10%) e Jeep (45%).
Ferrari SpA ha dichiarato che aumenterà i prezzi a causa delle nuove tariffe sulle sue auto sportive prodotte in Italia, prodotti di fascia alta per i quali la domanda si rivelerà probabilmente anelastica.
L’aumento dei dazi statunitensi avrà conseguenze negative per le aziende lungo la supply chain, in particolare per le PMI, anche se non sono direttamente esposte alle esportazioni verso il mercato statunitense. La concorrenza all’interno dell’Europa aumenterà probabilmente quando le imprese non europee riorienteranno le esportazioni verso l’Europa.
Le società più esposte agli Stati Uniti sono quelle posizionate nei quadranti in alto a sinistra e in particolare in quello in alto a destra di, con l’importante avvertenza che la vulnerabilità di ciascuna società ai dazi dipende in larga misura dai beni, piuttosto che dai servizi, che produce e dalla geografia della sua catena di approvvigionamento.
Diverse società presenti nei principali indici borsistici europei sembrano relativamente resistenti all’aumento dei dazi statunitensi. Ne sono un esempio: Qiagen AG, Deutsche Telekom (DAX40); Dassault Systems SA, Sanofi SA (CAC40);
ACS SA, Iberdrola SA (IBEX), Buzzi Unichem SpA, Prysmian SpA (FTSE MIB); AstraZeneca PLC, Novo Nordisk
(OMX Nordic 40); Ahold Delhaize, Wolters Kluwer (AEX).
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