“I giovani hanno voglia di fare, una preparazione – in molti casi – anche superiore a quella delle generazioni precedenti, ma con condizioni di contesto peggiori. Per questo è indispensabile creare un ecosistema europeo con regole comuni che consenta alle startup e alle pmi di muoversi liberamente. Una norma che sta per diventare realtà e che potrebbe fare la differenza. Tanto più che con i dazi di Trump unire le forze sembra essere a dir poco indispensabile per i 27”. Così Maria Anghileri, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria,
intervistata dal quotidiano Avvenire.
Occasione per ricordare le tre parole chiave “persone,
imprese, Europa” su cui ha incentrato il mandato: “Credo sia necessario un nuovo “Umanesimo industriale” – ha affermato-, dove imprese e persone, soprattutto quelle giovani, siano davvero al centro. Un esempio è la rivoluzione dell’intelligenza artificiale. L’Ia generativa di massa impone oggi un profondo ripensamento del nostro sistema formativo. Confindustria sta studiando dei casi concreti di applicazione e li diffonderà presso i suoi associati. Persone e imprese saranno protagoniste al nostro convegno del 13 e 14 giugno a Rapallo. La voglia di fare impresa c’è, ma il sistema ci deve credere e investire sulle imprese giovani. Negli Usa le tre principali aziende innovative, vent’anni fa, erano nell’automotive e oggi sono nel tech. In Europa invece siamo in ritardo”.
Alla domanda sulla difficoltà dell’Europa alle prese con i rischi legati ai dazi, la presidente Anghileri ha detto: “La mia è la generazione Erasmus, crediamo nel libero scambio e per questo non ci riconosciamo in questo mondo di barriere e
protezionismo. I dazi sono negativi, solo annunciarli è controproducente perché incertezza e paura bloccano gli investimenti. L’Europa ha 450 milioni di abitanti, il nostro mercato è paragonabile a quello americano, non ci dobbiamo dividere ma dobbiamo affrontare il nuovo equilibrio mondiale compatti. Invece il mercato unico oggi è frammentato, basti pensare che per fondare una startup ci sono 27 regole diverse. Ci vorrebbe, come aspettiamo da 11 anni e speriamo diventi presto realtà, un 28esimo “stato” che consenta di fondare una startup e di operare in tutti i paesi con le stesse regole di ingaggio. Altrimenti le imprese migliori vengono acquistate da fondi americani e il tessuto imprenditoriale europeo si indebolisce”.
Inoltre, Anghileri ha sottolineato le difficoltà che incontrano le imprese giovani: “Il problema principale è che non riescono a fiorire: in 10 anni abbiamo perso 153mila imprese guidate da under35. La difficoltà maggiore è
l’accesso al credito, perché le imprese giovani – soprattutto quelle innovative – sono per loro natura rischiose. Poi c’è la questione del mismatch fra domanda e offerta di lavoro, tanto che il 34% delle aziende tende a trattenere i propri collaboratori anche in presenza di un calo della produzione”.
“Veniamo da 24 mesi di rallentamento della produzione industriale”, ha affermato Anghileri sulla congiuntura economica. “Ci sono molti elementi che spiegano questa frenata, ad esempio il caro-energia. Come possiamo competere se la paghiamo l’87% in più della Francia, il 72% della Spagna e il 38% della Germania? Chiediamo di lavorare sul mix energetico, sul disaccoppiamento tra il prezzo del gas e quello dell’energia elettrica, e di puntare anche sul nucleare di nuova generazione”.
Sui giovani che lasciano il paese Anghileri ha sottolineato: “Fare esperienze all’estero, di studio e lavoro, è positivo, l’importante è che i giovani trovino le condizioni giuste per ritornare. Come Giovani Imprenditori ci poniamo l’obiettivo di cambiare la narrativa per cui i
migliori vanno via e i mediocri restano”. E sui salari, “certamente il problema
delle retribuzioni è reale ma è legato alla produttività che, in alcuni settori, è stagnante da vent’anni. Mentre nell’industria, salari e produttività sono cresciuti parallelamente. C’è poi un tema strutturale del costo del lavoro e della pressione fiscale che è tra le più alte nei paesi Ue secondo i dati Ocse. Parliamo del 42,8%. I primi segnali per alleggerire la pressione fiscale sul lavoro ci sono stati da parte del governo, bisogna proseguire in questa direzione e renderli strutturali”.
Infine, secondo Anghileri l’industria del futuro deve guardare all’ “applicazione dell’Intelligenza artificiale. Il treno non è
passato, sicuramente produrla è più difficile ma applicarla nelle nostre
imprese è la nostra grande opportunità. È la sfida che sta abbracciando Confindustria per rendere competitive e innovative le imprese. L’Italia è forte non solo nel Made in Italy più visibile e noto ma anche nella produzione manifatturiera di settori come macchinari, tessile, chimico e farmaceutico, tutti ambiti dove l’applicazione dell’Ia è già realtà e diventerà sempre più essenziale. È su questo che dobbiamo puntare”.
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