«La cosiddetta massa manovrabile della Finanziaria 2025 si aggiri attorno a 300 milioni di euro, nonostante il bilancio complessivo arrivi a 10 miliardi». È questo il primo numero del documento contabile regionale illustrato oggi a Radiolina da Giuseppe Meloni, l’assessore alla Programmazione nonché vice presidente della Giunta. L’esponente dem dell’Esecutivo era ospite di “A tu per tu”, dove ha parlato anche sanità, lavoro della maggioranza in questo primo anno di legislatura, tagli da Roma e la privatizzazione degli aeroporti. Qui l’intervista completa.
Quadro generale
I 300 milioni di “massa manovrabile” sono quel che resta di un bilancio ingessato intanto dalla sanità, i cui costi dal 2006 sono totalmente a carico della Sardegna, insieme ai trasporti (fu l’accordo Prodi-Soru contestuale all’apertura della Vertenza entrate). Si aggiunga la copertura degli stipendi e degli impegni di programmazione pluriennali. A conti fatti, i soldi effettivamente spendibili sono appena il 3% della manovra. Il solo diritto alla salute dei sardi “pesa” per quattro miliardi di euro, una cifra che continua a salire di anno in anno. E a domanda precisa sulla possibilità di una sforbiciata, l’assessore ha detto: «La sanità, che richiede risorse continue, rappresenta una sfida centrale nel bilancio regionale. Di certo, ci sono risorse toccabili, come il fondone per i livelli essenziali di assistenza. È necessario migliorare la qualità dei servizi piuttosto che ridurne i fondi. Le riforme nel comparto sanitario, sebbene non abbiano trasformato immediatamente le prestazioni, sono da considerare un primo passo per ricostruire un sistema più efficiente, soprattutto alla luce dei tagli imposti da Roma». Meloni, sempre sulla manovra all’esame del Consiglio regionale in questi giorni, ha ammesso: «Non è facile programmare 300 milioni per mettere in pratica il Piano regionale di sviluppo, ciò che rende indispensabili scelte oculate e da programmare nel tempo». Tra le priorità della maggioranza, «l’istruzione e il sostegno alle famiglie in difficoltà, anche attraverso l’aumento degli stanziamenti per il Reis, il reddito sardo di cittadinanza».
Le altre partite
Meloni poi spiegato che Roma ha iniziato a dare «i 100 milioni annui come compensazione del principio di insularità inserito in Costituzione, ma i gap infrastrutturali della nostra Isola sono infinitamente maggiori e renderebbero necessari il trasferimento di somme ben più elevate rispetto a quelle concordate con la Sardegna e la Sicilia». Quindi il passaggio sull’Accordo di sviluppo e coesione da 3,5 miliardi che la presidente Alessandra Todde ha firmato a Cagliari lo scorso novembre insieme alla premier Giorgia Meloni. «Si tratta di risorse fuori dal bilancio regionale. Sono legate a progetti già in corso, ma non ancora nella disponibilità della Regione perché manca ancora la deliberazione finale del Cipes (Comitato interministeriale per la politica economica estera). Tuttavia, l’intera somma non arriverà ex novo: i 3,5 miliardi includono precedenti avanzi amministrativi. Il nostro compito sarà quello di gestirli al meglio, in modo da integrare la programmazione del 2025».
La lettura
La Finanziaria sarà approvata con quattro mesi di ritardo, tempo in cui la Regione, per legge, è in esercizio provvisorio, con la spesa in dodicesimi. Il voto arriverà o prima di Pasqua o subito dopo. Tutto dipenderà dall’accordo con l’opposizione che Meloni preferisce chiamare «intesa». In ogni caso, l’approvazione della manovra è slittata ad aprile perché Todde ha imposto agli alleati un calendario diverso, dando la precedenza in estate alla legge sulle aree idonee e a inizio anno alla riforma della sanità. «Non direi che è stata cattiva gestione, quanto aver messo tanta carne al fuoco, perché numerose sono le emergenze della Sardegna. E la garanzia del diritto alla salute dei sardi quella più importante». Guardando al futuro, Meloni ha chiuso così: «Ci vorranno anni per vedere risultati concreti. Soprattutto su sanità e trasporti il percorso per migliorare i servizi è lungo e passa da una gestione puntuale dei tempi e del controllo della spesa. Noi vogliamo misurare il consenso a partire dalla qualità delle prestazioni che la Regione eroga. Solo con scelte coraggiose si riuscirà a costruire un futuro migliore alla Sardegna».
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