Rendiconto finanziario: uno strumento chiave per l’analisi e la gestione aziendale
Nonostante la sua rilevanza, il rendiconto finanziario continua a ricevere meno attenzione rispetto agli altri documenti di bilancio, come lo stato patrimoniale e il conto economico. Una disattenzione che si riflette nei frequenti errori riscontrati nella sua redazione, come emerso da una recente ricerca universitaria condotta insieme all’OIC (cfr. «Il Sole 24 Ore» del 4 aprile 2025).
La quasi totalità delle imprese analizzate redige il rendiconto con il metodo indiretto, che consente di suddividere i flussi di cassa in tre aree fondamentali: operativa, di investimento e di finanziamento. Questa segmentazione aiuta a individuare l’origine e l’impiego della liquidità, evidenziando eventuali punti di forza o criticità nella gestione finanziaria.
In generale, è auspicabile che la gestione operativa generi cassa, risultato non solo di una performance economica positiva (differenza tra ricavi e costi), ma anche di una gestione efficiente del circolante. Incrementare il fatturato non è sufficiente: è essenziale trasformare i crediti in liquidità.
La redazione del rendiconto finanziario si inserisce, quindi, in un contesto più ampio di gestione finanziaria. In particolare, tre aspetti ne sottolineano la centralità.
1. Visione prospettica della finanza aziendale
Per costruire un rapporto solido e trasparente con gli istituti di credito, le imprese devono saper anticipare le proprie esigenze finanziarie. Da qui nasce la necessità di affiancare al rendiconto consuntivo un documento prospettico, che consenta ai finanziatori di comprendere con chiarezza quando e in che misura si presenteranno i fabbisogni di cassa.
Un’impresa dotata di strumenti di controllo di gestione e pianificazione finanziaria sarà considerata più affidabile rispetto a un’azienda che ne è priva. Inoltre, il metodo di valutazione aziendale DCF (Discounted Cash Flow) si basa proprio sulla proiezione dei flussi di cassa futuri, solitamente su un orizzonte temporale di tre o cinque anni, richiedendo quindi un’accurata capacità previsionale.
2. L’importanza del DSCR
Il rendiconto è anche strettamente legato a un indicatore oggi fondamentale: il DSCR (Debt Service Coverage Ratio). Pur essendo centrale nelle situazioni di crisi d’impresa, questo parametro risulta essenziale anche in condizioni di normale operatività, perché utilizzato da banche e investitori, come i fondi di private equity, per valutare la sostenibilità del debito.
Il DSCR misura la capacità dell’azienda di coprire il servizio del debito (interessi e rimborso del capitale) attraverso il flusso di cassa operativo al netto delle imposte. Il valore deve essere superiore a 1, e idealmente compreso tra 1,20 e 1,30, affinché l’impresa possa accedere al credito.
3. La cash conversion dell’EBITDA
Infine, il rendiconto consente di valutare la cash conversion dell’EBITDA, ovvero quanto dell’EBITDA effettivamente si traduce in cassa. Questo dipende dalla gestione del circolante – che non dovrebbe assorbire liquidità in modo eccessivo o prolungato – e dagli investimenti (Capex), che incidono significativamente sulla generazione di cassa.
È frequente che un EBITDA positivo non si traduca in un equivalente flusso di cassa, a causa dell’assorbimento di risorse da parte del capitale circolante o degli investimenti. Questo aspetto è particolarmente monitorato dai fondi di private equity, che analizzano la capacità dell’impresa di trasformare la performance economica in liquidità disponibile.
Conclusioni
Il rendiconto finanziario, quindi, va oltre il suo ruolo contabile: è un documento strategico per valutare la solidità e l’affidabilità di un’impresa. Banche, fondi di investimento e altri finanziatori lo considerano uno strumento essenziale per analizzare la sostenibilità finanziaria dell’azienda e prendere decisioni consapevoli su eventuali interventi nel capitale o nel debito.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link