Zona industriale di Siracusa: l’impatto della visita del ministro



La visita del ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso, alla zona industriale di Siracusa ha acceso il dibattito sul futuro del polo produttivo e sulle misure di sostegno per la riconversione e la decarbonizzazione. Se da un lato Confindustria Siracusa e alcuni rappresentanti delle aziende si mostrano fiduciosi sulle prospettive di rilancio, dall’altro il Movimento 5 Stelle solleva dubbi sulla concretezza delle risposte fornite dal governo.

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Il presidente di Confindustria Siracusa, Gian Piero Reale, ha sottolineato la necessità di azioni economiche rapide per sostenere le imprese locali. “Attendiamo che possano essere identificate misure economiche che diano da subito respiro alle aziende del nostro territorio“, ha dichiarato Reale, facendo riferimento in particolare al fondo per i costi indiretti della CO2, recentemente aumentato da 150 a 600 milioni di euro nel decreto bollette. Tuttavia, ha evidenziato come tale misura escluda buona parte del settore chimico e quello del cemento, limitandosi a incidere solo sulla raffinazione, coprendo circa il 3-4% dei costi della CO2 che, solo per il polo di Siracusa, superano i 250 milioni di euro l’anno.

Un’altra criticità segnalata riguarda i fondi Step, che pur essendo pari a 650 milioni di euro in Regione, non sarebbero accessibili alle aziende siracusane.

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Reale ha poi messo in evidenza gli investimenti già avviati per la manutenzione degli impianti: “Sonatrach ha stanziato 160 milioni di euro per la manutenzione in corso e sta investendo in efficienza per la decarbonizzazione, oltre che in miglioramenti continui per l’ambiente e la sicurezza“.

Ottimismo è stato espresso anche da Giovanni Musso, amministratore delegato di Irem, che ha giudicato positivamente la presenza del ministro Urso. “Il problema è attenzionato a livello governativo e credo che questa visita sia positiva sia per la soluzione del polo industriale, sia per la questione della decarbonizzazione che bisogna raggiungere, non trascurando il rendimento delle aziende e l’occupazione“, ha affermato.

Musso ha proposto di estendere a tutto il polo industriale il “modello Versalis”, sottolineando l’importanza di un coinvolgimento attivo del governo per sostenere la transizione ecologica. “È necessario che da una parte le aziende investano sul territorio, dall’altra il governo dovrebbe aiutarle con contributi per abbattere gli oneri di emissione di CO2, così da raggiungere con una certa facilità una riconversione sostenibile che possa garantire futuro e occupazione a tutto il polo industriale“.

Il deputato nazionale di Fratelli d’Italia, Luca Cannata, ha evidenziato il lavoro in corso a livello nazionale ed europeo per tutelare il polo industriale siracusano. “Come ha spiegato il ministro, siamo in campo anche a livello europeo. Oggi, con la sua presenza, ha dimostrato che si sta lavorando a 360 gradi, da Eni Versalis a tutto l’indotto, fornendo risposte anche su Sasol e su tutte le altre vicende“. Cannata ha sottolineato l’impegno del governo non solo per il breve e medio termine, ma anche con una visione di lungo periodo per garantire stabilità e sviluppo alla zona industriale.

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Più critico il deputato nazionale del Movimento 5 Stelle, Filippo Scerra, che ha giudicato insufficienti le risposte del ministro Urso. “Il discorso del ministro è stato generico, non è entrato nel merito su quello che è il futuro percorso delle aziende del polo industriale“, ha dichiarato Scerra, sottolineando la mancanza di un piano chiaro per affrontare le problematiche strutturali delle imprese.

Scerra ha poi evidenziato come, a suo avviso, il governo non abbia ancora preso una posizione netta sul ruolo di Priolo nel panorama industriale nazionale: “Speravo che il ministro dicesse che Priolo è centrale per lo sviluppo nazionale e si battesse in Europa per ottenere fondi a sostegno del polo industriale“.

La visita del ministro Urso ha messo in luce prospettive e criticità del polo industriale di Siracusa. Se da un lato le aziende e il governo vedono opportunità per investimenti e riconversione, dall’altro resta l’incognita su tempi e strumenti concreti per garantire la sostenibilità economica e ambientale del comparto





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