AGI – Nel governo da settimane sotto traccia è in corso un confronto tra chi, come il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per avere maggiori spazi punta a superare la ‘deadline’ del 2026 per l’attuazione del Pnrr – il titolare di via XX settembre lo ha detto pubblicamente in più circostanze -, e chi ritiene che una richiesta simile difficilmente possa essere accolta da Bruxelles, perché in Europa servirebbe la maggioranza assoluta dei voti e non sarebbe affatto facile arrivare a dama.
Timori sull’attuazione del Pnrr
Mentre il dibattito è focalizzato soprattutto sui temi di politica estera, l’esecutivo lavora per mandare avanti la macchina del piano impostato durante il governo Draghi, ma aumenta sempre di più il timore che non si riescano a spendere tutti i fondi previsti per l’Italia. Insomma, la data del 30 giugno dell’anno prossimo si avvicina e il rischio è che non si raggiungano gli obiettivi prefissati.
Cabina di regia e relazione
Giovedì si terrà una nuova cabina di regia che approverà la relazione sul secondo semestre 2024, un via libera che arriverà con tre mesi di ritardo, con un confronto costante anche con la Ragioneria e con un rallentamento della spesa legato pure alle difficoltà nella rendicontazione attraverso il sistema ReGis. Poi la relazione, entro qualche giorno, sarà inviata in Parlamento.
Accelerazione del dossier
Tommaso Foti a inizio dicembre del 2024 ha preso in mano il dossier che era stato portato avanti dall’attuale vicepresidente esecutivo della commissione europea Raffaele Fitto e ha cercato di dare un’accelerazione avviando un dialogo con tutti i ministri e con gli enti locali che si ritrovano a dover mettere a terra più di 270mila progetti. Entro il 30 giugno si dovranno spendere circa 120 miliardi con una spesa media di 10 miliardi al mese, quando – riflette un esponente della maggioranza parlando con l’Agi – di solito si riescono a ‘mettere a terra’ lavori per 9 miliardi di appalti in un anno.
Revisione del piano
Tanto che c’è chi ragiona che occorrerebbe, oltre alla revisione del piano che si sta portando avanti, concentrarsi sugli obiettivi raggiungibili che potrebbero essere il 70% di quelli totali. Con l’eventualità di rinunciare ad una parte dei fondi.
Difficoltà nell’attuazione
Il governo nelle scorse settimane ha già cercato di dare una scossa ai vari ministeri, alle Regioni, ai comuni, a tutti gli attori protagonisti del piano. Ma restano sul campo difficoltà non facili da gestire – questo il ‘refrain’ – nel processo di attuazione. Difficoltà non solo legate alla burocrazia, all’operatività delle imprese, ma anche alla mancanza di manodopera specializzata.
Successi e rallentamenti
“L’Italia in Europa è prima per rate, è prima per importi ed è prima per numero di obiettivi” conseguiti, ha detto la settimana scorsa il ministro degli Affari europei con delega al Pnrr, aggiungendo che “vi sono dei settori in cui la spesa funziona molto bene ed altri in cui è rallentata”. Da qui il tentativo di accelerare, se si vuole far sì che tutti i soldi vengano spesi, il lavoro di messa a punto.
Responsabilità nel processo
“Ognuno si prenda oneri e onori e alcuni oneri non competono al governo”, ha spiegato. “L’Italia è chiamata a spendere molto più di quanto facesse in passato”, ha sottolineato. Per di più l’esecutivo sta conducendo in Europa una battaglia sui temi legati alla competitività e alla semplificazione, lo scopo è far sì che le istituzioni europee mettano sul tavolo un programma concreto per non rischiare di perdere altre quote di mercato.
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