(Foto: il presidente nazionale CNA, Dario Costantini)
La piccola manifattura italiana, cuore pulsante del made in Italy, si trova oggi di fronte a una delle sfide più complesse della sua storia: l’integrazione dell’Intelligenza Artificiale (AI) nei processi produttivi. Secondo un recente position paper dell’Area Studi e Ricerche della CNA, intitolato ”La piccola manifattura di fronte alla sfida dell’Intelligenza Artificiale”, il futuro della manifattura italiana dipenderà dalla capacità delle piccole imprese di adattarsi a questa nuova rivoluzione tecnologica. Ma come possono queste realtà, spesso composte da meno di 10 dipendenti e con risorse limitate, competere con le grandi corporation globali già avviate verso la “fabbrica intelligente”?
Un modello unico al mondo, ma a rischio
La manifattura italiana è un caso unico nel panorama globale: il 97,1% delle imprese manifatturiere ha meno di 50 addetti, e l’81% ne ha meno di 10. Queste piccole realtà, spesso a conduzione familiare, hanno sempre fatto dell’innovazione “per linee interne” il loro punto di forza. Come sottolinea l’Area Studi e Ricerche della CNA, queste imprese hanno saputo adattarsi rapidamente ai cambiamenti tecnologici, sfruttando reti di relazioni con fornitori, clienti e consulenti per innovare prodotti e processi. Tuttavia, l’avvento dell’AI rappresenta una sfida di portata epocale, paragonabile all’introduzione dell’elettricità all’inizio del ‘900 o alla diffusione di internet negli anni ‘90.
I rischi della transizione digitale
Le piccole imprese manifatturiere partono svantaggiate rispetto alle grandi aziende. Innanzitutto, mancano di una “cultura del dato”, essenziale per applicare con successo i modelli di AI. Inoltre, gli investimenti necessari per hardware, software, formazione e manutenzione sono spesso proibitivi per realtà con risorse limitate. A ciò si aggiungono difficoltà tecniche, come l’integrazione dell’AI nei processi esistenti, la gestione della sicurezza dei dati e la conformità normativa (ad esempio, il GDPR). Infine, c’è l’incertezza sui benefici a lungo termine: come misurare il ritorno sull’investimento (ROI) in un contesto così complesso?
Nonostante queste criticità, l’Area Studi e Ricerche della CNA evidenzia che l’adesione al nuovo paradigma della “fabbrica intelligente” non è un’opzione, ma una necessità. La manifattura italiana, settima al mondo e seconda in Europa, non può permettersi di restare indietro. La competitività del made in Italy dipende dalla capacità delle piccole imprese di innovare e mantenere il loro potenziale produttivo.
Un esercito manifatturiero pronto a mettersi in marcia
Secondo i dati raccolti dall’indagine CNA, il 53,6% dei titolari di piccole imprese manifatturiere si dichiara molto propenso a integrare soluzioni di AI nei propri processi produttivi. Si stima che circa 35mila piccole imprese abbiano già adottato algoritmi di intelligenza artificiale, mentre altre 172mila sono intenzionate a farlo a breve. Questo “esercito manifatturiero” è pronto a mettersi in marcia, ma ha bisogno di supporto.
La domanda di orientamento e formazione
Uno dei punti chiave emersi dall’indagine è la richiesta di orientamento da parte delle imprese. Prima ancora di formazione specifica, le piccole realtà hanno bisogno di un assessment che le aiuti a capire quali soluzioni di AI siano adatte alle loro esigenze, quali costi comportino e come integrarle nei processi esistenti. In questo contesto, l’Area Studi e Ricerche della CNA propone un modello innovativo: i TAIM (Temporary Artificial Intelligence Manager), figure professionali esterne che accompagnino le imprese nella transizione, simili ai Temporary Export Manager già utilizzati per l’internazionalizzazione.
Il ruolo cruciale del sostegno pubblico
Perché questa transizione abbia successo, è fondamentale un sostegno pubblico mirato. Le piccole imprese chiedono crediti agevolati e incentivi fiscali per affrontare i costi dell’innovazione. Inoltre, sarà cruciale investire nella formazione del personale già presente in azienda, poiché il reclutamento di nuovi talenti specializzati in AI è spesso fuori dalla portata delle micro e piccole imprese.
Non lasciare indietro nessuno
C’è però un 35,5% di imprenditori che si dichiara poco interessato all’AI. Per molti, si tratta di un sentimento di inadeguatezza verso qualcosa di nuovo e complesso. È compito delle istituzioni e delle associazioni di categoria, come la CNA, rassicurare queste imprese, mostrando che l’AI non è un privilegio per pochi, ma uno strumento alla portata di tutti, con diversi livelli di utilizzo.
Una sfida nazionale
La sfida dell’Intelligenza Artificiale per la piccola manifattura italiana non è solo una questione economica, ma di interesse nazionale. Come sottolinea l’Area Studi e Ricerche della CNA, il modello di sviluppo italiano, basato su un tessuto imprenditoriale “soggettuale e molecolare”, è unico al mondo. Preservarlo e innovarlo è essenziale per garantire la crescita economica, l’occupazione e la stabilità sociale del Paese.
Il futuro è già qui: cosa fare ora?
La strada è tracciata: ora serve un impegno collettivo per accompagnare le piccole imprese verso il futuro, senza lasciare indietro nessuno. L’AI non è solo una minaccia, ma un’opportunità per rilanciare il made in Italy nel mondo. Le piccole imprese manifatturiere italiane hanno dimostrato di saper innovare in passato, e oggi hanno l’occasione di farlo ancora, trasformando la sfida dell’AI in un trampolino di lancio verso un futuro più competitivo e sostenibile.
Un appello alle istituzioni e alle imprese
È tempo di agire. Le istituzioni devono mettere in campo politiche di sostegno mirate, mentre le imprese devono cogliere l’opportunità di innovare, senza paura del cambiamento. Come conclude l’Area Studi e Ricerche della CNA, il futuro della manifattura italiana dipende dalla capacità di tutti gli attori coinvolti di lavorare insieme per un obiettivo comune: mantenere viva la fiamma del made in Italy anche nell’era dell’Intelligenza Artificiale.
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