Quattromila imprese in meno ma oltre 37mila occupati in più: i dati del Padovano


Come si è trasformata l’economia padovana nell’arco temporale di un decennio, quello che va dal 2014 al 2024? È cambiata molto e soprattutto si è concentrata: meno imprese ma più occupati, «il che – commenta Patrizio Bertin, presidente di Ascom Confcommercio Padova – potrebbe essere al tempo stesso un vantaggio e uno svantaggio».

Microcredito

per le aziende

 

Da dove nasce questo ragionamento? Nei giorni scorsi il Sole 24 Ore, riportando l’analisi condotta da Infocamere su dati del Registro delle Imprese e dell’Inps, ha scattato una fotografia di come si sta muovendo il lavoro, con lo spaccato delle imprese attive nei vari comparti economici e dei relativi addetti nel 2024 a confronto con il 2014. A livello nazionale è emerso che i servizi producono numeri importanti in termini di occupazione, e lo stesso vale per le utility, per la ristorazione, per le attività di supporto alle imprese, per il commercio. «Sono i dieci anni nel mezzo dei quali abbiamo subito lo choc della pandemia – continua Bertin – che ha determinato uno stop significativo che però oggi sembra superato se non altro a livello occupazionale visto il dato dell’Istat di gennaio che ha fissato a 24,2 milioni gli occupati totali, un valore assoluto».

Rispetto al 2014, in Italia, le imprese sono diminuite di 128.626 unità, mentre il saldo dei lavoratori è positivo per 2,6 milioni. A Padova e provincia il trend è analogo: -4.162 imprese (-6,4%) e +37.533 addetti (+12,4%). Vale a dire che l’uscita dal mercato di alcune imprese non si traduce ipso facto in una diminuzione di occupazione, ma che, probabilmente, o i lavoratori sono stati assorbiti da imprese di maggiori dimensioni o è avvenuta una concentrazione. È quello che è successo al commercio (ingrosso, dettaglio e riparazione di autoveicoli), dove le aziende italiane del comparto risultano essere 157mila in meno nel decennio, ma gli occupati sono saliti di 188mila. Un dato confermato anche su scala padovana dove (dati sempre di Infocamere da Registro Imprese e Inps), a fronte di 2.729 imprese in meno (-14%) gli occupati risultano essere 7.350 in più (+11%). «È un dato “bifronte” che da un lato allarma – prosegue il presidente di Confcommercio Ascom Padova – ma dall’altro tranquillizza. Allarma perchè in quelle 2.700 e passa imprese ci sono sicuramente tante piccole realtà di vicinato che, magari, hanno subito dapprima lo sviluppo della grande distribuzione, poi la diffusione dell’e-commerce e ancora le difficoltà di operare nei centri storici dove gli affitti sono aumentati a dismisura. Dall’altro però tranquillizza perchè, evidentemente, le professionalità in essere si sono semplicemente spostate in realtà più grandi e a molte altre persone, soprattutto donne, è stata offerta l’opportunità di un posto di lavoro».

Il dato è ancora più eclatante nei servizi di alloggio e ristorazione dove a fronte di 238 attività in meno a Padova e provincia nel 2024 rispetto al 2014 (-5,8%), abbiamo 6.393 occupati in più (+28,1%). Ad aumentare lavoratori, sia in Italia che nel Padovano, sono le imprese attive nella sanità e nell’assistenza sociale (+272mila nel Paese e +3.575 in provincia di Padova con un aumento di 135 attività) ma anche le attività artistiche, sportive e di intrattenimento che aumentano, nel Padovano, di 165 unità (+43,1%) per 1.000 lavoratori tondi tondi (+63,7%). La manifattura, in Italia, guadagna 233mila addetti e a Padova registra un +12.435 lavoratori (+13,2%) contro una diminuzione di ben 1.265 imprese (-13,4%). Cedono invece nell’uno e nell’altro fronte le costruzioni che perdono 1.425 imprese (13,1%) e anche 335 lavoratori (-1,2%). Sicuramente è avvenuta una concentrazione nell’agricoltura perchè rispetto al -495 imprese (-10,9%) si registrano +239 addetti, vale a dire un +2,5%. Migliorano parimenti in numero di imprese e di addetti sia le attività professionali e scientifiche (+739 imprese pari al +31,8% e +3.871 addetti pari al 54%) che noleggio, agenzie di viaggio e attività di supporto alle imprese (+587 imprese e +4.583 addetti che significano, rispettivamente, +33,7% e +34,8%), mentre perdono pesantemente lavoratori (-3.968 pari al -46,8%) le attività finanziarie e assicurative pur in presenza di un aumento delle attività di 247 unità, ovvero +14,5%.  Diverso il discorso per le attività immobiliari che crescono di 177 unità (+9,5%) ma lasciano sul campo 626 addetti pari al -16,9%.

«Secondo gli analisti de Il Sole 24 Ore – riporta Bertin – la contrazione del numero di occupati in queste attività non ha, come conseguenza, la riduzione dell’attività del comparto bancario o immobiliare, ma un’evoluzione dell’occupazione che richiede figure professionali con competenze nuove. La verità è che crescono le assunzioni di lavoratori con elevati livelli di istruzione come dimostra la quota di laureati sugli occupati che è passata dal 23% del 2018 al 25% del 2023. Green e digitale sembrano offrire straordinarie occasione di crescita e, dunque, di nuovi posti di lavoro. Ma, per quanto ci riguarda, questa fase va sostenuta, limitando i rischi per le fasce più deboli della popolazione, come i lavoratori più anziani e quelli meno qualificati e, al tempo stesso, non privando la popolazione residente di quei negozi di prossimità che magari non hanno sviluppi occupazionali straordinari ma significano qualità della vita, sicurezza, contrasto al degrado. Non vi è dubbio che la carenza di professionalità più qualificate penalizzi soprattutto le piccole imprese che trovano più arduo attirare i neolaureati anche per un’oggettiva difficoltà a stare al passo coi progressi tecnologici che richiedono investimenti crescenti e difficilmente sostenibili per le piccole imprese che non fanno “rete”. Quella “rete” che Ascom Confcommercio è in grado di garantire supportando le imprese nei bandi, nell’accesso al credito, nelle consulenze specialistiche, nella promozione».

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