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Leonardo, dalla Fiom porte in faccia agli arabi


«La Fiom Cgil non condividerà alcuna soluzione che possa escludere la Divisione Aerostrutture dal perimetro della One Company Leonardo e metterà in campo tutte le iniziative di mobilitazioni a tutela della salvaguardia del tessuto produttivo del nostro Paese». Sono Francesco Brigati, segretario generale Fiom Cgil Taranto, e Pasquale Caniglia, segretario Fiom Cgil Taranto, a chiedere l’intervento del Mimit, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, nella vertenza che coinvolge lo stabilimento di Grottaglie.

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La soluzione strutturale per il rilancio della Divisione, fanno presente i due sindacalisti, «va trovata in un equilibrio interno della One Company stessa, a partire dagli ottimi risultati conseguiti negli ultimi anni e dalle attività future che porteranno ulteriori investimenti in settori chiave in cui la stessa Leonardo agisce».

Brigati e Caniglia spiegano che «il tanto atteso piano industriale di Leonardo SpA è stato presentato agli azionisti ed agli investitori lo scorso 11 marzo e, oltre alle nuove alleanze commerciali realizzate con Baykar e Rheinmettal, sono stati annunciati i futuri passaggi che dovrebbero determinarsi, sempre secondo la presentazione dell’ad Roberto Cingolani per il piano di rilancio della Divisione Aerostrutture. Nello specifico – aggungono – l’ad ha confermato di aver avviato una due dilingence a settembre del 2024 e che seguirà un percorso a step, necessario quest’ultimo ad avviare una partnership con il fondo governativo saudita PIF, che dovrebbe consolidarsi entro la fine del 2025».

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Una scelta che i vertici della Fiom ionica non condividono e che bollano come «una chiara scelta di natura finanziaria che non ha nulla a che vedere con il rilancio della Divisione Aerostrutture che avrebbe invece bisogno di interventi strutturali, di un processo di diversificazione delle attività e del miglioramento dell’efficienza industriale del settore. Infatti – aggiungono Brigati e Caniglia – è del tutto evidente che la scelta da parte di Leonardo, di sanare i debiti della Divisione attraverso una partnership con un fondo governativo straniero, rappresenta una mera manovra finanziaria, con il conseguente rischio di cedere know how e tecnologie, rischiando di fatto di avviare un graduale processo di delocalizzazione, a partire dalle cosiddette attività a “basso valore aggiunto”».

Insomma, si tratterebbe – per la Fiom –  di scelte manageriali «miopi e di assenza di visione industriale» che avrebbero determinato l’attuale situazione finanziaria «e che denunciamo da ormai quasi 6 anni, e che non possono ricadere sul futuro di migliaia di lavoratrici e lavoratori diretti e dell’indotto oltre che di un sistema produttivo collocato nel mezzogiorno d’Italia». Si tratterebbe, dunque, di un processo simile a quello che ha riguardato il settore automotive «e, purtroppo – sottolineano ancora Brigati e Caniglia -, abbiamo visto come si è concluso e crediamo possa replicarsi con l’aeronautica civile con una ennesima cessione di un asset strategico per il Paese, ancora una volta a danno del mezzogiorno».

Ancora, Brigati e Caniglia contestano il fatto che l’amministratore delegato di un’azienda partecipata dallo Stato «non può pensare di gestirla come se si trattasse di un’azienda privata, avviando negoziati con fondi governativi esteri, escludendo di fatto un confronto di merito con le organizzazioni sindacali e con le istituzioni locali e regionali».

Ecco perché i due segretari Fiom chiedono l’intervento del Mimit in modo che il ministero attivi, sin da subito, «un piano nazionale di lavoro per l’aerospazio che possa indirizzare le politiche industriali di settore, così come d’altronde altri Paese europei hanno fatto in questi anni. Serve una programmazione e non una svendita». Per cui, concludono Brigati e Caniglia, il futuro della Divisione Aerostrutture «va affrontato in tutte le sedi e livelli Istituzionali comprese quelle ministeriali, al fine di aprire un tavolo di confronto sul futuro dell’aviazione civile nel Paese, che non può prescindere esclusivamente dal ruolo di Leonardo SpA».

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