Le imprese sarde in difficoltà nel trovare 7500 lavoratori


Artigiano

L’analisi di Confartigianato Imprese Sardegna. Meloni: «Siamo al paradosso: il lavoro c’è, mancano i lavoratori». Un quarto dei ragazzi tra i 25 e i 34 anni non lavora né studia.

CAGLIARI | 16 marzo 2025. Il lavoro in Sardegna c’è ma mancano gli addetti specializzati. Dal dossier realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, sui dati Excelsior 2023-2024, emerge infatti che nel 2024 gli artigiani sardi hanno programmato l’assunzione di 16.230 addetti ma ne hanno trovati solo 8.720, con una difficoltà di reperimento che è arrivata al 53,7%, ovvero il 3% in più rispetto al 2023 anno in cui si arrivò al 50,7%. Gli ingressi al lavoro offerti dalle imprese artigiane sarde rappresentano il 10,2% di tutte le assunzioni previste nell’Isola.

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La difficoltà di trovare lavoratori si ferma al 45,8% se si analizza l’intero panorama delle imprese isolane e al 46,4% se si prendono in considerazione tutte le micro e piccole imprese (MPI); per questo la difficoltà che hanno le imprese artigiane a trovare addetti è maggiore del 7,9% rispetto alla totalità delle attività produttive sarde, ed è maggiore del 7,3% rispetto a tutte le MPI.

GIACOMO MELONI PRESIDENTE CONFARTIGIANATO SARDEGNAGIACOMO MELONI PRESIDENTE CONFARTIGIANATO SARDEGNA

«Siamo al paradosso: il lavoro c’è, mancano i lavoratori», afferma Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Sardegna. E intanto il 21,4% dei giovani tra i 15 e 29 anni che non cerca lavoro, non studia e non si forma. Questo è «un assurdo “spreco”, una vera e propria emergenza da affrontare rapidamente. Di questo passo, ci giochiamo il futuro del Made in Sardegna e Made in Italy. Bisogna insegnare ai giovani che nell’impresa ci sono opportunità, adeguatamente retribuite per realizzare il proprio talento, le proprie ambizioni, per costruirsi il futuro».

Per gli Artigiani occorre un’operazione di politica economica e culturale che avvicini la scuola al mondo del lavoro, per formare i giovani con una riforma del sistema di orientamento scolastico che rilanci gli Istituti Professionali e gli Istituti Tecnici, investa sulle competenze a cominciare da quelle digitali e punti sull’alternanza scuola lavoro e sull’apprendistato duale e professionalizzante.

«Va colmata la distanza tra scuola e mercato del lavoro – aggiunge Meloni – sono indispensabili efficaci politiche attive, a partire da una riforma del sistema di orientamento scolastico e professionale, che rilanci gli istituti professionali e tecnici, investa sulle competenze e punti sull’apprendistato».

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Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato, sono numerosi i fattori che contribuiscono al disequilibrio tra domanda e offerta di lavoro. In particolare, la crisi demografica dovuta a denatalità e invecchiamento della popolazione, che restringe la forza lavoro disponibile; l’elevato numero di giovani inattivi: circa un quarto dei ragazzi tra i 25 e i 34 anni non lavora né studia; il disallineamento tra formazione e competenze richieste dal mercato; la fuga di giovani talenti all’estero, che riduce ulteriormente il bacino di lavoratori qualificati; l’evoluzione delle aspettative dei giovani, sempre più orientati verso il lavoro autonomo, alla ricerca di maggiore indipendenza e tempo libero; i flussi migratori non sufficienti a compensare la carenza di manodopera qualificata.

Per contrastare questa criticità, le imprese stanno adottando diverse strategie, tra cui tra le quali investimenti in welfare aziendale e contrattazione collettiva di qualità, per fidelizzare i lavoratori e migliorare le condizioni di lavoro, miglioramento delle retribuzioni e delle prospettive di carriera, politiche di formazione e aggiornamento professionale, per adeguare le competenze alle esigenze del mercato, maggiore flessibilità contrattuale, per attrarre giovani lavoratori con soluzioni più in linea con le loro aspettative.

Confartigianato Sardegna sottolinea anche l’importanza di politiche attive del lavoro mirate, che favoriscano l’incontro tra domanda e offerta e incentivino la formazione di competenze specifiche per il mondo produttivo.

«Con la persistenza di questi problemi – conclude Meloni – la crescita dell’occupazione nell’Isola rischia di essere frenata dalla mancanza di lavoratori qualificati, con conseguenze negative sullo sviluppo delle micro e piccole imprese, che rappresentano l’ossatura del sistema economico regionale».

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