le semplificazioni fiscali approvate dal CdM


Il Consiglio dei Ministri, su iniziativa del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato in via preliminare un decreto legislativo che introduce correttivi e integrazioni in ambito fiscale.


Il decreto legislativo ora passa all’esame delle commissioni parlamentari per i pareri di competenza, rappresentando un ulteriore passo nella riforma del sistema fiscale italiano.

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Il provvedimento riguarda nello specifico semplificazioni negli adempimenti tributari, modifiche al concordato preventivo biennale (CPB), interventi sulla giustizia tributaria e un riassetto del sistema sanzionatorio.

Semplificazioni fiscali e proroga per il CPB

Tra le principali novità, il decreto introduce misure per agevolare il rispetto degli obblighi fiscali, semplificando le procedure di versamento e riducendo gli oneri amministrativi a carico dei contribuenti. Le modifiche mirano a rendere più efficiente la gestione delle scadenze fiscali, migliorando la prevedibilità e la trasparenza del sistema tributario.

Per quanto riguarda il concordato preventivo biennale, viene prorogato il termine per l’adesione, spostandolo dal 31 luglio al 30 settembre. Questa estensione concede più tempo ai contribuenti per valutare l’opportunità di accedere allo strumento, che consente di concordare con l’Agenzia delle Entrate il reddito imponibile per un biennio. Tuttavia, dato il carattere sperimentale del CPB, viene esclusa la possibilità di accesso per i soggetti che operano con il regime forfettario. Tale esclusione si giustifica con la specificità del regime forfettario, che prevede una determinazione agevolata del reddito imponibile, rendendo incompatibile la sua integrazione con il concordato.

Nuove regole per il contenzioso tributario

In ambito giudiziario, il decreto amplia le possibilità di ricorrere alla conciliazione giudiziale nei ricorsi pendenti presso la Corte di Cassazione. In precedenza, questa opportunità era riservata ai ricorsi depositati dopo il 5 gennaio 2024; con la nuova norma, invece, la conciliazione viene estesa a tutte le cause in corso. L’obiettivo di questa misura è ridurre il numero di contenziosi fiscali ancora in attesa di giudizio, favorendo soluzioni stragiudiziali e alleggerendo il carico di lavoro della magistratura tributaria. Questo intervento potrebbe accelerare la definizione delle controversie, garantendo maggiore certezza ai contribuenti e riducendo il rischio di lunghi procedimenti giudiziari.

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Riforma delle sanzioni doganali

Il decreto interviene anche nel settore doganale, introducendo un riordino del sistema sanzionatorio sui diritti di confine diversi dal dazio. La modifica mira ad allineare tali sanzioni a quelle già previste per i tributi interni, rispondendo alle richieste delle associazioni di categoria, che da tempo sollecitavano una maggiore coerenza normativa. L’adeguamento consente di evitare disparità di trattamento tra i diversi ambiti della fiscalità, migliorando l’equità del sistema sanzionatorio.

Impatto sulle società e sulle associazioni professionali

Il decreto prevede nuove disposizioni per l’accesso al CPB da parte dei lavoratori autonomi che operano attraverso associazioni professionali, società tra professionisti (Stp) o società tra avvocati. Secondo le nuove regole, tali soggetti potranno aderire al regime solo se tutti i membri dell’ente accettano di partecipare al concordato per gli stessi periodi d’imposta. Qualora anche solo uno dei soci o associati rinunci, l’intera struttura perderà il diritto a usufruire del regime agevolato. Questa misura punta a evitare che all’interno di una stessa organizzazione vi siano trattamenti fiscali differenziati, riducendo il rischio di distorsioni nell’applicazione del CPB.

Un ulteriore intervento riguarda le cause di cessazione del concordato. Nel caso in cui un socio o associato esca dal CPB per una delle cause previste, l’intera società o associazione perderà automaticamente il diritto a determinare il reddito con lo stesso meccanismo. Viceversa, se l’ente perde i requisiti per il concordato, anche i singoli membri dovranno uscire dal regime.

Incremento dell’imposta sostitutiva

Un’altra novità riguarda l’aumento dell’imposta sostitutiva per i soggetti aderenti al CPB che registrano una differenza superiore a 85.000 euro tra il reddito concordato e quello effettivo del periodo d’imposta precedente. Questa misura è volta a rafforzare il principio di equità fiscale, disincentivando eventuali discrepanze significative tra il reddito dichiarato in fase di adesione e quello effettivamente prodotto. L’obiettivo è garantire un allineamento più rigoroso tra la base imponibile concordata e la realtà economica dell’impresa o del professionista, evitando possibili elusioni fiscali e rendendo il sistema più trasparente e sostenibile.



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