Effettua la tua ricerca
More results...
Ma quali sono le parole chiave per il futuro del vino? Il Salone del Vino, che ha esordito quest’anno a Identità Milano, si è dimostrato come occasione di incontro, di scambio, di confronto. Non una semplice fiera del vino, ma un momento in cui i produttori di vino avevano la possibilità di incontrare i diversi esperti del settore, dalla ristorazione alla comunicazione, per poter guardare insieme al futuro.
Così, seguendo il tema di Identità Future, ci siamo chiesti: quali sono le parole chiave del vino del futuro? Anzi, lo abbiamo chiesto direttamente ai produttori presenti nelle tre giornate di Identità Milano. Alla fine, facendo una sintesi, le parole che si rincorrono maggiormente sono sostenibilità, identità-autenticità, innovazione, qualità intesa soprattutto come eleganza.
Umberto Cosmo (Bellenda): Diversità, Accessibilità, Sostenibilità
«I consumatori, specialmente i più giovani, sono sempre più aperti a sperimentare vini meno conosciuti, allontanandosi dalle etichette famose che hanno raggiunto vette di prezzo non sempre giustificate. Questo cambiamento nelle abitudini di consumo richiede una revisione del modello di proposta al pubblico». Così inizia il suo interessante intervento Umberto Cosmo, titolare di Bellenda, una delle aziende di riferimento del Conegliano Valdobbiadene.
«La diversità sarà fondamentale per attrarre l’interesse dei consumatori curiosi e desiderosi di novità. Tuttavia, non si tratta semplicemente di moltiplicare le referenze, ma di osare, cercando approcci non convenzionali. Riscoprire il nostro patrimonio vinicolo del passato da sempre è stato per Bellenda una fonte di ispirazione per riproporre la nostra storia enologica interpretata con le conoscenze di oggi. Per proporre vini diversi e accattivanti, i produttori devono studiare il loro passato e produrre vini contemporanei che possano coniugarsi con la nostra tradizione, creando esperienze uniche che catturino l’immaginazione dei consumatori».
Umberto Cosmo allo stand del Salone del Vino
«L’accessibilità, in termini di prezzo e disponibilità, sarà cruciale per coinvolgere un pubblico più ampio. I consumatori sono sempre più informati e attenti al rapporto qualità-prezzo, quindi i produttori di vino dovranno adattarsi per offrire prodotti accessibili senza compromettere la qualità. Accessibilità è anche saper proporre i vini con alcolicità più bassa, cosa questa oggi particolarmente apprezzata dal mercato e Conegliano Valdobbiadene è una denominazione all’avanguardia in questo, avendo nel suo DNA proprio questa leggerezza intrinseca».
«Infine, la sostenibilità è già una priorità assoluta. I consumatori sono sempre più consapevoli delle questioni ambientali e premiano le aziende che adottano pratiche eco-friendly. L’industria del vino dovrà considerare metodi di produzione sempre più sostenibili per soddisfare questa crescente domanda: agricoltura integrata all’ambiente, magari puntando all’agro-forestazione (un mio vecchio pallino!), il risparmio idrico e l’uso di imballaggi da economia circolare. Questo approccio responsabile attirerà consumatori attenti all’impatto ambientale. Per garantire il futuro del vino sarà quindi inderogabile, per noi produttori, abbracciare la diversità, l’accessibilità e la sostenibilità per rimanere al passo con le tendenze dei consumatori e offrire un’esperienza di degustazione più ricca e responsabile, in risposta alle mutevoli abitudini di consumo e alle nuove tendenze emergenti».
I vini di Caccia al Piano
Paolo Ziliani (Caccia al Piano – Berlucchi): Qualità, Unicità, Esperienza
Al Salone del Vino e delle Bollicine Berlucchi è stata presente con Caccia al Piano, la tenuta nell’affascinante territorio di Bolgheri che accanto alle storiche Doc ha portato anche un primo Metodo classico.
Guardando al futuro del vino, Paolo Ziliani sceglie innanzitutto il termine qualità: «Per me è la prima parola, parto da qui. Può sembrare quasi scontata, ma non lo è affatto. Anche se la capacità oggi è sempre più diffusa, come la determinazione delle aziende: per raggiungere una certa qualità devi investire».
Ma esiste un’altra parola che si affaccia immediatamente: «Unicità: un’azienda deve sempre cercare di distinguersi. Qualcuno per fare un complimento beve un nostro Nature e ci dice: che buono, sembra quasi uno Champagne… ma la forza della Franciacorta è quella di essere riuscita a diventare unica ed è la forza di chiunque produca vino: dare una propria unicità, carattere, personalità».
Infine, esperienza: «Ma non quella del produttore, di chi lo consuma. Che significa stare insieme. È vero che nel vino c’è tanta cultura, però nel novanta per cento delle persone che consumano vino la cosa più bella è esperienza, socializzazione, condivisione di momenti allegri. È giusto bere un calice con attenzione, ma non sempre: bisogna anche essere spensierati… Anzi affianchiamo un’altra parola: spensieratezza, che il vino può aiutare a dare, insieme a serenità e felicità. Perché ti deve regalare momenti piacevoli».
Enrica Cotarella ha partecipato anche a due Salotti del Vino
Enrica Cotarella (Famiglia Cotarella): Verticale, Low Alcol, Identità
Il primo Salone del Vino e delle Bollicine è un momento importante per Enrica Cotarella. Che precisa: «Siamo all’interno del progetto di Identità Golose da alcuni anni, sia come Famiglia Cotarella che come Fondazione Cotarella. Del resto, siamo un’azienda di vino ma per noi il vino è diventato anche uno strumento per altro, tra cui la formazione e il sociale. Già l’anno scorso eravamo presenti con i nostri vini, il fatto che, quest’anno, si sia deciso di dedicare uno spazio solo al vino non può che rappresentare un salto di livello, un modo per valorizzare un patrimonio italiano». Questo perché «il vino è parte della nostra identità, della nostra tradizione, della nostra cultura, è espressione del territorio; non a caso l’Italia è il Paese in cui l’enogastronomia è trainante per il turismo».
I vini di Famiglia Cotarella presentati a Milano
Ma quali sono le tre parole chiave sul futuro del vino? Enrica Cotarella inizia così: «Una parola che, a mio avviso, identificherà il vino nel futuro è “verticale”. Quando parlo di verticalità intendo la capacità di un vino di avere una grandissima godibilità fin da subito, ma, allo stesso tempo, di migliorare con l’invecchiamento». Prosegue quindi: «Un’altra parola chiave che è anche una tendenza del prossimo futuro è low alcol. C’è ancora bisogno di tanta sperimentazione e studio ma credo non si possa prescindere da ciò che il mercato chiede, sempre tenero conto che l’innovazione non può prescindere dalla tradizione».
Infine: «La terza parola non può, dunque, che essere identità: difendere l’identità di un prodotto significa difendere il suo valore. Dietro una bottiglia di vino c’è una storia, c’è il lavoro di tante persone, di famiglie, c’è un territorio. Dobbiamo rendere i consumatori, soprattutto i più giovani, sempre più consapevoli di questo valore anche per favorire un approccio più responsabile al vino».
Antonio Intiglietta (al centro) con la giornalista Leila Salimbeni e l’enologo Andrea Fattizzo
Antonio Intiglietta (Tenuta Liliana): Autenticità, Sostenibilità, Eleganza
«La prima parola che mi viene in mente è l’autenticità – esordisce Antonio Intiglietta, che ha avviato la sua avventura in Puglia con la moglie Liliana, proprio a Tenuta Liliana – perché il vino deve esprimere un suo carattere, una sua specificità che in qualche modo comunica la terra in cui viene coltivato. L’autenticità non significa stare per forza dentro la scelta di un vino autoctono o un vino internazionale, è un falso problema, anche perché i vitini sono cresciuti nella storia, perché si sono trasmessi da un punto ad un altro».
«Il secondo è la sostenibilità, il rispetto dell’ambiente. Noi dobbiamo ritornare a pensare che la terra è una cosa che c’è stata data, che non è della nostra proprietà, e che non è possibile mancare di rispetto a ciò che c’è stato dato. Per cui dobbiamo lavorare e produrre rispettando la natura e rispettando colui a cui poi viene donato il prodotto che realizziamo. E poi c’è il recupero di una natura ferita e ignobilmente lasciata ferire e continuamente lasciata ferire. Ed è una cosa veramente di una tristezza incredibile, pensare ad esempio a come è nata e come si sta diffondendo la Xilella. La scelta mia è quella di partire secondo un metodo benedettino: è meglio costruire che parlare. Però questo tema dell’ambiente della sostenibilità è sicuramente un altro elemento del futuro».
Antonio Intiglietta mostra agli ospiti i lavoro svolto per Tenuta Liliana
Infine la qualità: «Sì, l’eleganza, che richiede non un criterio di profitto a tutti i costi e di quantità a tutti i costi, ma del cercare di produrre il meglio possibile. La qualità e l’eleganza diventeranno un fattore di distinzione».
Comunque c’è un altro fattore da considerare: la comunicazione. Che è stata anche al centro di questo Salone del Vino. «Io mi sento in quella fase in cui ho preso della terra incolta e maltrattata, l’ho trasformata, gli abbiamo dato una sua originalità, una sua sostenibilità, una sua qualità, ma adesso c’è l’altra parte, l’altra metà del lavoro da fare, cioè comunicarlo e farlo conoscere. Altrimenti rimane un’opera incompiuta». Un pensiero di qualità che condivide insieme al suo enologo Andrea Fattizzo.
Diego Bosoni di Cantine Lunae
Diego Bosoni (Lunae): Eleganza, Coerenza, Identità
Cantine Lunae era presente al Salone del Vino di Identità Golose con una propria rappresentanza, ma Diego Bosoni purtroppo non è riuscito a parteciparvi personalmente. Ma comunque questo è il suo pensiero sulle “tre parole”.
«Eleganza, perché secondo me guardando anche al futuro, il vino deve andare verso quella direzione, chiaramente rapportandosi con il proprio territorio d’origine. Deve tendere verso l’eleganza, la finezza, la armonia, la bellezza: il vino deve essere questo e dobbiamo far percepire questo all’utente finale, cioè che bevendo vino ci avvicina a qualcosa di bello, di profondo. Come leggere un libro, o visitare una mostra: svincolarsi dal fatto del bere per l’alcol, ma avvicinarsi al fatto del bere perché c’è bellezza, perché c’è qualcosa da scoprire, perché ti elevi».
«La coerenza… Perché il vino deve essere corrispondente a quello che è la caratteristica del tuo territorio d’origine. Devi essere anche coerente con la tua idea di vino, come ti deve rappresentare. Nel bicchiere devi ritrovare l’identità del produttore e devi anche saperlo preservare nel tempo, con continuità. La coerenza dà anche autorevolezza a quello che è il percorso del produttore nel tempo».
E infine l’identità. «Ora come non mai considerando anche i cambiamenti che nel mondo del vino, dei consumi, è importantissimo avere un’identità che ti rappresenti, che ti distingua, che permetta anche all’utente finale di scegliere te anziché un altro vino. È quella la chiave di Volta. A parole sembra tutto semplicissimo, nel trasformarlo in qualcosa di concreto lo è meno».
(1 / continua)
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link